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26 feb, 2014

Sorpresa in Egitto: il nuovo premier è un ex fedelissimo di Mubarak

A tre anni dalla deposizione di Mubarak l'Egitto continua il suo travagliato percorso verso la normalità attraverso avvenimenti a volte sorprendenti. Come quello di oggi che riporta al potere un pezzo dell'ex leader

Solo pochi giorni fa l’annuncio delle dimissioni del primo ministro egiziano Hazem Beblawi, sembrava il preludio necessario a favorire la candidatura del generale al Sisi alla carica di presidente per le elezioni della prossima primavera.

Oggi invece con una mossa che ha spiazzato molti osservatori e teorie il presidente egiziano ha comunicato che Ibrahim Mahleb, già ministro dello Sviluppo urbano sotto «il faraone» Mubarak, che fu costretto dalla piazza a lasciare il potere l’11 febbraio 2011, dovrà formare un nuovo esecutivo, operazione che Mahleb ha annunciato di voler fare in non più di tre-quattro giorni.

L’altra sorpresa è l’annuncio della candidatura di Sisi alla presidenza, che era stato dato per imminente, slitterà probabilmente fino a metà marzo. C’è un pò di delusione per i sostenitori di al Sisi, il regista della deposizione del primo presidente eletto nella storia del Paese, il fratello musulmano Mohamed Morsi.

Scrive Remigio Benni dell’Ansa, da Il Cairo

Manovre di palazzo? Cautela eccessiva dell’apparato militare, che non ha mai amato coinvolgersi nella vita politica? Pressioni, come quelle di alcuni ambienti stranieri (arabi, ma anche europei e forse statunitensi) desiderosi di evitare un nuovo regime militare come quelli che per 60 anni (dal 1952 al 2012) hanno «regnato» in Egitto? La risposta potrebbe comprendere tutti questi elementi, ma – secondo qualche giornale egiziano – deve tener conto di alcuni problemi reali. In primis la difficile situazione economica del paese, che dalla deposizione di Mubarak è andata precipitando sia per i mancati investimenti programmati dall’estero sia per l’enorme richiesta di aumenti salariali venuta da molte categorie. L’inflazione e la disoccupazione crescente, nonostante l’andamento favorevole della Borsa, accompagnate dal crollo degli introiti del turismo – l’ondata recente di attentati ha di fatto portato alla cancellazione della quasi totalità di prenotazioni dall’estero in alberghi e resort come Sharm el Sheikh e Marsa Alam – allontanano di molto la prospettiva di una ripresa agevole dell’economia egiziana. Sono queste sfide immediate per il governo che Ibrahim Mahleb dovrà affrontare. Ma che potrebbero aver raffreddato per ora la volontà di Sisi, obbligato in caso di candidatura a lasciare l’esercito e qualsiasi incarico di governo, di salire alla guida del paese. Soprattutto se i giovani che hanno mandato a casa Mubarak e Morsi con le loro manifestazioni non mostrano entusiasmo per un nuovo presidente ex-militare. Un’indicazione in questo senso lo stesso maresciallo l’avrebbe dedotta dalla ridotta affluenza dei giovani al voto sulla Costituzione. Non sarebbe, invece, un ostacolo reale alla presidenza di Sisi, pur se sottolineato sui giornali, la nascita dell’ultimo dei suoi figli all’estero, mentre l’alto ufficiale anni fa seguiva corsi di specializzazione militare. La Costituzione prevede che tutti i membri della famiglia di un candidato presidente siano rigorosamente nati in Egitto. Infine il comandante in capo dell’esercito di certo vorrebbe evitare di trovarsi nelle condizioni di essere rimosso a qualche mese dalla sua eventuale elezione, per mano di quell’esercito di cui ha fatto il riferimento assoluto della sua vita, come è avvenuto già per due rais nella recente storia del paese delle Piramidi.

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