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https://www.middleeastmonitor.com
Saturday, 31 May 2014 11:25

Il maiale d'Egitto nella sacca di un'elezione
di Yvonne Ridley

L'idioma britannico scatola chiusa potrebbe giustamente essere usato per descrivere lo stato delle ultime elezioni egiziane. Proviene dal Medio Evo, quando i macellai di dubbia fama avrebbero cercato di smerciare carne di bassa qualità in un sacchetto per un consumatore ignaro che pensava che stava ottenendo una vera delizia fino a quando guardavano all'interno della borsa.

Gli egiziani stanchi riconoscono le elezioni presidenziali per quello che sono, una farsa totale. L’80 per cento che ha scelto di non votare hanno, in effetti, distrutto la legittimità morale di Abdel Fatah al Sisi che pretende di essere un leader democraticamente eletto.

Mi ritrasso e feco una smorfia mentre il regime egiziano vittima di bullismo corrotto, ha blandito e minacciato gli elettori del paese di andare alle urne per esprimere il proprio voto. C'erano anche minacce di multe che sarebbero state inflitte per coloro che sceglievano di rimanere a casa. Ancora una volta Sisi e i suoi scagnozzi hanno cercato di usare la forza e la chiamano democrazia. Quando il voto è stato esteso ad un terzo giorno Sisi ha cominciato ad assomigliare ad un uomo disperato, e così dovrebbe sentirsi con una partecipazione del solo 12 per cento.

Mi sentivo imbarazzata per Hamdeen Sabbahi, che era l'unico altro candidato in una corsa presidenziale in cui nessun altro voleva entrare. Una cosa è essere l’utile idiota di Sisi, ma anche Sabbahi non voleva diventare uno zimbello internazionale e ha minacciato di andarsene, quando i seggi sono rimasti aperti per il terzo giorno.

L'Unione europea ha inviato osservatori per monitorare le elezioni, ma sono rimasti in silenzio sull’affluenza alle urne scandalosamente bassa, stimato al di sotto del 12 per cento dall'Osservatorio arabo per i diritti e le libertà.

Allora, dove erano quelle decine di milioni di egiziani che, ci è stato assicurato lo scorso anno, che avrebbero vedere Mohamed Morsi cacciato fuori? Sappiamo che più di 40.000 sono stati arrestati dopo il golpe militare, ma anche che non si tiene conto della peggior affluenza alle urne del mondo.

Secondo l'ultimo sondaggio da parte dell’influente istituto di ricerca statunitense think tank Pew, quasi il 40 per cento degli egiziani attribuiscono ancora un valore alla Fratellanza Musulmana, anche se scherzosamente è stata bollata come organizzazione terroristica dall’ex Field Marshall ora seduto sulla poltrona del presidente.

L'esito delle elezioni era prevedibile su due livelli. Sisi avrebbe preso il potere su un filo di voti rispetto allo tsunami della protesta silenziosa dall'elettorato assente e il popolo egiziano avrebbe ottenuto un leader della maggioranza che non vuole  una scatola chiusa, se si vuole, e non importa quanto le labbra dipinte siano brillanti su questo particolare maiale, sarà sempre un maiale.

L'ironia è che queste elezioni farsa finiranno per aprire la strada ad una nuova rivoluzione e ad un'altra possibilità di democrazia per gli Egiziani meritevoli.


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Saturday, 31 May 2014 11:25

Egypt's pig in a poke of an election
By Yvonne Ridley

The British idiom "pig in a poke" could aptly be used to describe the state of the latest Egyptian election. It comes from the Middle Ages when dodgy butchers would try to palm-off low quality meat in a bag to an unsuspecting consumer who thought they were getting a real treat until they looked inside the poke, that is, the bag.

Weary Egyptians recognise the presidential election for what it was, a total sham. The 80 per cent plus who chose not to vote have, in effect, destroyed Abdel Fatah al-Sisi's moral legitimacy and claim to be a democratically elected leader.

I cringed and winced as the Egyptian regime bullied, bribed, cajoled and threatened the country's voters to get out to the polling stations to cast their vote. There were even threats of fines being imposed for those who chose to stay at home. Once again Sisi and his goons tried to use force and called it democracy. When voting was extended to a third day Sisi began to look like a desperate man, and so he should with only a 12 per cent turnout.

I felt embarrassed for Hamdeen Sabbahi, who was the only other candidate in a presidential race no one else wanted to enter. It's one thing being Sisi's useful idiot but even Sabbahi did not want to become an international laughing stock and threatened to walk away when the polling stations remained open for a third day.

The European Union sent observers to monitor the election but they remain silent over the shockingly low turnout, which was estimated at below 12 per cent by the Arab Observatory for Rights and Freedoms.

So where were those tens of millions of Egyptians who, we were assured last year, wanted to see Mohamed Morsi kicked out of office? We know that more than 40,000 have been arrested since the military coup but even that does not account for the world's worst election turnout.

According to the latest poll by the influential US-based research think tank Pew, nearly 40 per cent of Egyptians still value the Muslim Brotherhood even though it has laughingly being branded as a terrorist organisation by the ex-Field Marshall now sitting in the president's palace.

The outcome of the elections was predictable on two levels. Sisi would seize power on a trickle of votes compared to the tsunami of silent protest from the absent electorate, and the Egyptian people will have been short-changed by getting a leader the majority don't want; a pig in a poke, if you will, and it doesn't matter how much lip gloss is painted on this particular pig, it will always be a pig.

The irony is that this farcical election will eventually pave the way for another revolution and another chance at democracy for the deserving Egyptians.

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