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18 lug 2014

Charlie Andreasson: “A Gaza violata la Convenzione di Ginevra”
di Giovanni Vigna

L’esercito israeliano bombarda gli ospedali a Gaza City. La situazione è precipitata in contemporanea all’inizio dell’invasione via terra

Mantova, 18 luglio 2014, Nena News

«L’ospedale El Wafa di Gaza City è stato parzialmente distrutto. Tutte le persone che si trovavano all’interno dell’edificio al momento del massiccio attacco israeliano, avvenuto giovedì 17 luglio intorno alle ore 21, sono state evacuate nella clinica Al Sabaha. Per fortuna, al momento, non ci sono morti». Sono le drammatiche parole del volontariato internazionale di origine svedese, Charlie Andreasson, fino a ieri impegnato insieme ad altri sei volontari provenienti da vari paesi del mondo nella protezione dell’ospedale, dei pazienti e dello staff medico.

Ieri pomeriggio, durante la cosiddetta “tregua umanitaria”, che ha comportato un brevissimo cessate il fuoco, abbiamo inviato a Charlie un’e-mail con una serie di domande alle quali Charlie ha risposto per testimoniare la tragica condizione di chi era ricoverato nell’ospedale El Wafa, già preso di mira dall’esercito israeliano nei giorni scorsi, quando l’edificio è stato danneggiato ma, per fortuna, i razzi sparati dai militari israeliani non hanno provocato feriti.

Ieri purtroppo la situazione è precipitata nel giro di poche ore quando il Governo di Tel Aviv ha ripreso le ostilità e ha deciso di iniziare l’invasione via terra nella Striscia di Gaza. Charlie e gli altri sei internazionali rischiano la propria vita fungendo da scudi umani per difendere i pazienti, i medici e il personale paramedico dell’ospedale. «Sulla base dei dati in mio possesso – ha affermato Andreasson – sono stati evacuati 17 pazienti e 17 membri dello staff, due volontari che fanno da scudi umani (uno di loro è spagnolo mentre l’altro è di origine mista, spagnola e venezuelana).

La clinica Al Sahaba, dove siamo stati portati dopo il bombardamento sull’ospedale El Wafa, dovrebbe trovarsi nella parte nord di Gaza City ma non ne sono sicuro. In questi frangenti regna la confusione. Mi è giunta notizia che l’esercito israeliano è penetrato all’interno della Striscia di Gaza da sei diverse posizioni lungo il confine». Secondo Charlie, l’esercito non è ancora arrivato all’interno di Gaza City. Gli hotel lungo la spiaggia sono stati evacuati e gli ospiti trasferiti all’hotel Al Deira. «Mi è stato riferito – sottolinea Andreasson – che sono in corso bombardamenti ad opera della marina israeliana. Il campo profughi Jabalya è attualmente sotto attacco da parte dell’esercito israeliano».

Al momento del bombardamento, nell’ospedale El Wafa è saltata l’elettricità. «I pazienti ricoverati in questo ospedale sono in condizioni critiche – spiga Charlie – molti sono in coma, uno respira attraverso un polmone artificiale, altri sono alimentati artificialmente. L’attacco che ha provocato la distruzione dell’ospedale El Wafa rappresenta una violazione dell’articolo 18 della Quarta Convenzione di Ginevra, in base al quale “gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti belligeranti”». Ma, com’è noto, Israele se ne infischia del diritto e delle norme internazionali.

Secondo una nota diffusa da ISM (International Solidarity Movement), intorno alle 20.40 di giovedì 17 luglio, un militare israeliano ha contattato telefonicamente l’ospedale El Wafa, chiedendo al receptionist: «Perché non vi preoccupate delle vostre famiglie? Perché non vi prendete cura dei vostri pazienti?». Il receptionist ha risposto: «Signore, non potete bombardare l’ospedale. Non possiamo spostare i pazienti». Diversi minuti dopo due missili sono stati sparati contro l’ospedale, e altri due razzi hanno colpito l’edificio subito dopo. Il quarto missile è penetrato attraverso i muri. Il bombardamento, si legge nel comunicato diramato da ISM, è proseguito con sempre maggiore intensità e ha interessato l’ospedale nel suo complesso, colpito da tutti i lati. Le infermiere sono scappate dalle sale operatorie urlando spaventate.

Il dottor Basman Alashi, direttore operativo dell’ospedale El Wafa, ha dichiarato ai volontari ISM: «Distruggeranno il nostro ospedale». Subito dopo è venuta a mancare la corrente elettrica. Alashi ha attaccato duramente il primo ministro israeliano Netanyahu: «Se questi pazienti moriranno, riterrò Netanyahu personalmente responsabile per le loro anime». Secondo ISM, sono stati evacuati tutti i pazienti tranne quattro. Due di loro, dipendenti da macchine che forniscono l’ossigeno, non potevano essere spostati immediatamente.

All’interno dell’istituto di riabilitazione El Wafa sono rimasti, secondo ISM, anche quattro membri dello staff e due internazionali spagnoli. Alle 21.45 l’esercito israeliano ha contattato la Croce Rossa per verificare quanto tempo occorresse ai medici per evacuare il resto dell’ospedale. Alashi ha risposto che servivano altre due ore per spostare i pazienti rimasti all’interno del nosocomio di Gaza City.

In base a quanto riferisce ISM, l’ultimo bombardamento è avvenuto alle 22. Gli ultimi pazienti sono stati evacuati tre quarti d’ora dopo e sono stati trasportati al centro medico Al Sahaba. Secondo il direttore dell’ospedale El Wafa, Alashi, «nessuno ha riportato ferite fisiche ma, dal punto di vista emotivo, è stata un’esperienza indescrivibile per lo staff e per i pazienti» Nena News

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