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23/07/2014

Il dramma di Gaza visto con gli occhi del parroco di frontiera
di Andrea Avveduto

Padre Jorge Hernandez, parroco di Gaza City, scrive dal cuore della guerra. «L’intensificarsi delle operazioni è stato micidiale, senza precedenti. Il che significa più morti, più feriti, più terrore, più odio. Dio ci salvi»

«Fin dall'inizio di questa guerra, abbiamo detto che un’incursione terrestre da parte di Israele, sarebbe stato un bagno di sangue. E così è stato». Il parroco di Gaza padre Jorge Hernandez continua a scrivere da quella prigione a cielo aperto che è diventata la sua città.

Nella lettera che ha inviato questa mattina si leggono i drammatici aggiornamenti di una guerra senza fine, giunta ormai al quattordicesimo giorno di bombardamenti. E dai toni usati, la tregua non sembra né vicina né possibile.

«Da Domenica ad oggi, abbiamo vissuto i giorni più sanguinosi dall'inizio di questa guerra assurda. L’intensificarsi delle operazioni è stato micidiale, senza precedenti. Il che significa più morti, più feriti, più terrore, più odio. Assistiamo di continuo ad attacchi simultanei via terra, via aria e via mare». Padre Hernandez, dalla parrocchia della Sacra Famiglia e vicino ai cristiani rimasti nella Striscia, ha assistito in prima persona a episodi di violenza e disperazione di tanti suoi parrocchiani. «Abbiamo visto, con profondo rammarico, intere famiglie fuggire con niente in mano, alla disperata ricerca di un riparo. Si parla di più di 160.000 persone rimaste senza una casa, alla mercè degli eventi».

E poi i danni enormi provocati della bombe. «Bombardamenti su ben 5 ambulanze, che per Israele erano obiettivi terroristici». Niente e nessuno viene risparmiato. E le fragili speranze della popolazione sono state presto infrante dalla tragica realtà. «Le 2 ore di tregua indette dalla Croce Rossa Internazionale sono durate pochi minuti.  Oggi speravamo in un cessate il fuoco per gli aiuti umanitari, ma non si è mai verificato».

Il bilancio della guerra è destinato a crescere in fretta. Più di 60 civili uccisi e 400 feriti in un solo giorno di attacchi, più di 560 morti e oltre 3400 feriti in tutto.

«Un altro disastro che si aggiunge alla calamità della guerra – riporta il parroco della più piccola comunità cristiana della Terra Santa - è l'odore e il pericolo di malattie a causa della decomposizione del numero enorme di cadaveri che non potevano essere sepolti. Siamo di fronte ad un grande pericolo di epidemie».  

«Dio ci salvi», è l’appello finale di padre Jorge, che ringrazia per l’affetto e le preghiere ricevute in questi giorni. «Molte messe, comunioni, adorazione eucaristica, tanti sacrifici e tante altre forme di preghiera per la stessa intenzione non verranno trascurati dal Principe della Pace, Gesù Cristo nostro Signore. Possa Egli dare a ciascuno secondo la sua infinita misericordia».

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