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24 lug 2014

Emergenza umanitaria senza precedenti. Solo le diplomazie parlano di tregua

Gerusalemme, 24 luglio 2014, Nena News

Sono 718 le vittime gazawi (81.5% civili), ad ora, giovedì 23 luglio ore 8 del mattino. La notte ha portato con sé altri 23 morti, durante bombardamenti che non hanno mai smesso di piovere su Gaza. Molte delle vittime arrivano dal villaggio di Khuza’a, vicino Khan Younis, teatro ieri di un nuovo massacro di civili. Sale a 32 il numero dei soldati israeliani uccisi in combattimento dall’inizio dell’operazione di terra, il 17 luglio.

L’emergenza umanitaria è indescrivibile, i dati forniti dall’Ocha sono impietosi: 1 milione e 200mila persone senza accesso o con accesso limitato all’acqua, l’80% della popolazione con poche ore di elettricità al giorno, 130mila sfollati (70mila dei quali nelle scuole dell’Unrwa, pienissime, dove manca tutto, dal cibo ai bagni), oltre duemila case completamente distrutte, oltre 3mila seriamente danneggiate.

In un simile massacro, la diplomazia mondiale continua ad incontrarsi e a parlare di tregua, ognuno alle proprie condizioni. Ieri sia il segretario di Stato Usa Kerry che il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon sono arrivati nella regione, incontrando sia il presidente palestinese Abbas a Ramallah che il premier israeliano Netanyahu a Gerusalemme. Tutti parlano di grandi sforzi diplomatici e di tregua vicina: “Abbiamo sicuramente fatto dei passi avanti, ma c’è ancora molto da fare”, ha detto Kerry ripetendo un mantra che nell’ultimo anno hanno sentito in molti, riferito all’andamento pessimo dei negoziati tra Israele e ANP.

Da parte loro né Israele né Hamas paiono pronti al cessate il fuoco, con il movimento islamista fermo nelle sue posizioni: nessuno a Gaza accetterà il ritorno allo status quo, non saranno state massacrate centinaia di persone per non ottenere nessun diritto. Khaled Meshaal ieri è stato chiaro: “Nessuno può disarmare la resistenza”, ha detto dopo il documento redatto dai 28 ministri degli Esteri della Ue che chiedevano il disarmo delle Brigate al-Qassam e di tutte le milizie armate della Striscia. “Non accetteremo nessuna proposta che non includa l’alleviamento dell’assedio sui gazawi – ha aggiunto il leader islamista – Quanti soldati israeliani devono vedere prima di decidere di eliminare il blocco? A Gaza tutto sta collassando: non c’è acqua, elettricità, medicine, carburante, cibo. Invito il segretario Ban Ki-moon a venire a Gaza e vedere con i suoi occhi questo massacro”.

Un punto importante è stato però segnato ieri dal voto del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu che con 29 voti a favore, 17 astenuti (tra cui l’Italia e tutti i paesi Ue) e un contrario (gli Stati Uniti) ha approvato la creazione di una commissione di inchiesta che indaghi eventuali crimini di guerra compiuti da Israele contro Gaza. Sono diverse le organizzazioni per i diritti umani che hanno detto di aver raccolto già numerose e consistenti prove di tali crimini, tra cui il bombardamento dell’ospedale Al Wafa.

Dall’altra parte del muro di separazione, in Cisgiordania ci sono stati ancora scontri notturni tra giovani manifestanti e forze militari israeliani. Lo stesso a Gerusalemme. Mohammed Qasim Hamamra, 19 anni del villaggio di Husan, a Ovest di Betlemme, è morto per le ferite subite ieri, negli stessi scontri in cui aveva perso la vita anche Mahmoud Hamamra, 32, colpito al petto da un proiettile. Mohammed è spirato in ospedale stamattina. Nena News

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