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29/8/2014

L’Egitto e il blocco di Gaza
Traduzione di Antonio Cipolletta

L’entità sionista è coloniale, razzista, genocidaria, ma gode di una solidarietà a tutta prova: essa ha il mondo ai suoi piedi, mentre i palestinesi sono massacrati, colonizzati, spogliati, privati dei minimi diritti umani, e trattati da “terroristi” quando si difendono.

L’entità sionista può organizzare un embargo, rinchiudere due milioni di palestinesi in un ghetto (la Striscia di Gaza, ndr), privato di tutto, e farsi obbedire dal mondo intero, che rispetta la sua decisione.

Essa è anche aiutata, in questo, dall’Egitto che si sottomette ossequiosamente alle sue direttive.

Può darsi che i palestinesi muoiano se il valico di Rafah non sarà aperto.Tra il 10 ed il 27 luglio, quando una pioggia di ferro e fuoco piovve su Gaza, facendo centinaia di martiri e migliaia di feriti, solo 9 feriti ogni giorno furono autorizzati a varcare la frontiera.

La richiesta è la tappa più bassa. L’Egitto partecipa direttamente all’incarcerazione dei gazawi, rifiuta di primo acchito che sia ridotto il blocco che soffoca Gaza.

Ha rifiutato di togliere il blocco sotto Hosni Mubarak, ha proseguito sotto il leader dei Fratelli musulmani, Mohammed Mursi, perservera sotto il generale-presidente Abdel Fattah al-Sisi. Ma i palestinesi sembrano non accettare più che si lasci fare. Ormai, hanno assunto la decisione di battersi, sino alla fine, piuttosto che di continuare a credere in questa legalità internazionale che prova, ogni giorno, il suo allineamento sul crimine.Il loro comportamento sta dando dei frutti, poiché l’opinione internazionale sostiene sempre meno le immagini della carneficina delle persone che lottano, degnamente e coraggiosamente, per la loro libertà e diritti.

La “comunità internazionale” è a disagio, anche se persiste nella vergogna, come per l’ultima iniziativa dell’UE che si dice pronta a”sostenere un eventuale dispositivo d’aiuto all’Egitto”, cinicamente definito come una “contribuzione alla stabilizzazione del territorio a rispondere alle preoccupazioni d’Israele in materia di sicurezza”. Si tratta, nulla di meno, che di sorvegliare il valico di Rafah.

Unitamente a questo piano odioso, i ministri europei hanno avanzato l’idea di una conferenza di donatori a vantaggio della “ricostruzione di Gaza dopo il conflitto”. In qualche modo, la carota che farà “pazientare” all’infinito i gazawi e soddisfare i sionisti.

Andrà avanti questo meccanismo? No, e stavolta i sionisti dovranno allentare molto la presa.

Essi avranno utilizzato sino all’ultimo l’impunità che era loro accordata e dato ai palestinesi una “Shoah”: il loro Olocausto si rivolge ora contro loro (i palestinesi)! Ne consegue che al-Sisi e la sua squadra dovrebbero ricordarsene, loro che si dimostrano più anti-palestinesi che gli israeliani stessi!

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