Fonte: http://dailystorm.it/
Infopal
11 ottobre 2014

L’aggressione israeliana a Gaza in cifre

Il 26 di agosto ha segnato il 50° e ultimo giorno della campagna israeliana contro Gaza, che era cominciata l’8 di luglio. Il bilancio delle vittime si ferma attualmente a 2.147 persone, delle quali 530 bambini, secondo i dati dell’Osservatorio Euro-Mid per i Diritti Umani.

Il prezzo pagato da Gaza comprende:

Persone

2.147 Palestinesi sono stati uccisi, compresi 530 bambini e 302 donne. Nell’81% dei casi si è trattato di civili, rispetto al 9% dei 70 israeliani uccisi. Tra i morti vi sono stati 16 giornalisti, 23 operatori sanitari ed 11 impiegati dell’UNRWA.

10.870 Palestinesi sono rimasti feriti, compresi 3.303 bambini e 2.101 donne. Un terzo dei bambini feriti (circa 3.000) soffriranno di disabilità permanenti.

100.000 Palestinesi sono stati evacuati dalle loro case a causa delle minacce israeliane o perché le loro case sono state distrutte o seriamente danneggiate. Essi hanno trovato rifugio in strutture delle Nazioni Unite o presso altre famiglie, con decine di persone sistemate nella stessa casa.

Edifici ed attrezzature

Il numero totale di case parzialmente o completamente distrutte dall’inizio dell’ultima guerra contro Gaza ha raggiunto quota 17.132.

2.465 case sono state completamente distrutte e 13.644 case seriamente danneggiate. Decine di migliaia di altre case hanno subito danni più lievi.Il numero di moschee bersagliate è stato di 171.

62 moschee sono state completamente distrutte.

10 chiese sono state danneggiate.

222 scuole sono state distrutte, comprese 141 statali, 76 dell’UNRWA e cinque istituti privati. Inoltre, 6 università sono state demolite.

29 ospedali e cliniche per le cure primarie sono stati danneggiati, assieme a 36 ambulanze.

Anche 55 pescherecci sono stati distrutti ed hanno interessato 3.000 persone la cui vita dipendeva direttamente da essi, insieme a 48 Ong che aiutavano i civili fornendo servizi.

372 aziende, fabbriche ed altri operatori industriali e commerciali sono rimasti danneggiati così come 19 istituzioni finanziarie.

Se fare la conta dei danni e delle vittime è stata un’operazione matematica relativamente semplice, attribuire colpe e responsabilità di un conflitto in cui difesa e attacco, ripicca e vendetta si mescolano, rappresenta un terreno piuttosto scivoloso, in cui molti hanno preferito non inoltrarsi. All’aplomb pilatesco dei leader di casa nostra, il consiglio Onu dei diritti umani ha risposto però con l’istituzione di una commissione d’inchiesta sui crimini perpetrati e le violazioni commesse da ogni parte. “Il rapporto della commissione, previsto nel marzo 2015 — rende noto Amnesty International — dovrebbe includere raccomandazioni concrete per assicurare giustizia per le vittime del conflitto e la fine del ciclo dell’impunità”.

Nel frattempo però una sentenza definitiva è arrivata dal tribunale Russell sulla Palestina. Il tribunale internazionale, creato da un numeroso gruppo di cittadini impegnati nella promozione della pace e della giustizia in Medio Oriente (tra cui Ken Loach, Roger Waters, Christiane Hessel, Vandana Shiva, Richard Falk), ha presentato al Parlamento europeo le conclusioni della sessione straordinaria tenutasi il 24 settembre scorso a Bruxelles, da cui si evince una forte condanna dello Stato di Israele. La giuria infatti, facendo riferimento alle 700 tonnellate di artiglieria pesante scagliate sulla Striscia, ha parlato della “più feroce offensiva subita dalla Palestina, dal 1967 ad oggi” e ha elencato una lista infinita di crimini di guerra imputati allo Stato ebraico.

 

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