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November 11, 2014

Israele manca nell’implementare l’accordo di cessate il fuoco
di Adnan Abu Amer

I Palestinesi di Gaza, devono ancora riprendersi dalle ferite della recente guerra israeliana, soprattutto quelli che hanno le case demolite. Decine di persone sono ancora nei centri di evacuazione, impossibilitati a ripristinare le loro case. Non c’è stato alcun miglioramento ai posti di frontiera, dove tutto rimane completamente intatto, e nessuna operazione di ricostruzione è stata avviata. I palestinesi nella Striscia di Gaza assediata non sentono che i termini del cessate il fuoco siano stati implementati.

Frustrati dal deterioramento delle condizioni di Gaza, i leader di Hamas hanno fatto diverse dichiarazioni sui rischi dell’aggravarsi della situazione.

La minaccia più notevole è stata fatta dal leader di Hamas Mahmoud al-Zahar in una conferenza stampa il 27 ottobre, quando alluse al Rinnovo dei combattimenti se Israele non rispondesse alle richieste palestinesi. Zahar ha detto che Israele deve essere ritenuto responsabile per eventuali difetti del corrente stato di sicurezza.

Il vice presidente dell'Ufficio politico di Hamas, Mousa Abu Marzouk, ha spiegato in una intervista il 21 settembre che il movimento non vuole unaltra guerra con Israele. Aggiungendo che la lotta sarà inevitabile se i valichi di frontiera di Gaza con l'Egitto e Israele non verranno aperti, sapendo che non c'è alcun desiderio di tornare alla guerra.

Hamas ha intensificato la retorica contro quello che ritiene un rallentamento nella ricostruzione di Gaza, soprattutto con l'inizio dell'inverno e alla luce del danno inflitto alle aree devastate dall'esercito israeliano, vale a dire in Khuza'a, a sud di Gaza.

Il 5 novembre, Al-Monitor ha partecipato ad una marcia di massa organizzata di fronte all’Agenzia UNRWA delle Nazioni Unite, con sede a Gaza. Durante la marcia, i manifestanti hanno scandito slogan contro il piano di ricostruzione internazionale che considerano una politica di umiliazione contro i palestinesi.

Nel timore di situazioni che possono esplodere a Gaza, il direttore delle operazioni UNRWA a Gaza, Robert Turner, il 5 nov ha messo in guardia contro lo scoppio di una nuova guerra nel caso in cui l'assedio continuasse e nessun processo di ricostruzione venisse avviato.

Khalil al-Hayya, membro dell'Ufficio Politico di Hamas, ha esortato, durante un seminario nel campo profughi di Nuseirat il 5 novembre, i proprietari di case devastate ad avviare una rivoluzione popolare pretendendo i loro diritti. Accusando Israele, l'Autorità palestinese e l'UNRWA per il fallimento della ricostruzione e avvertendo del rischio di una esplosione popolare.

A livello di campo, Al-Monitor ha rilevato che durante le settimane che seguirono la fine dell'ultima guerra, Hamas ha lavorato a organizzare feste popolari in onore delle famiglie dei martiri della guerra. Il movimento ha tenuto l’8 novembre una cerimonia, alla presenza dei leader più anziani di Hamas.

Nel corso della cerimonia il portavoce militare per Izz ad-Din al-Qassam ha detto che le scorte di armi del gruppo sono sufficienti, e che sono pronti a confrontarsi con Israele, che sta ritardando e ostacolando la ricostruzione di Gaza.

Al-Monitor ha partecipato ad una festa organizzata da Hamas il 7 novembre a Jabaliya nel nord della Striscia di Gaza. L'evento comprendeva una laurea delle brigate al-Qassam con parata militare e dimostrazioni di 2.500 giovani del primo reggimento dell’esercito popolare.

Mohammed Abu Askar, un leader di Hamas nel nord di Gaza ha detto ad Al-Monitor "la laurea di questo reggimento si è tenuta poiché il movimento è convinto che la battaglia per la liberazione sta per svolgersi e che lo scontro con il nemico israeliano sia imminente."

Da parte sua, Israele accusa Hamas di aver lanciato razzi sperimentali verso il mare per la sesta volta dalla fine della guerra a fine di agosto, la più recente il 26 novembre, in quella che Israele Considera una violazione del cessate il fuoco.

Il 1° novembre, è stato lanciato una granata anticarro da Gaza verso il sud di Israele, Israele ha risposto chiudendo i valichi di Kerem Shalom e Erez a sud e a nord della Striscia di Gaza.

Gli aerei da guerra israeliani sono ritornati nei cieli della Striscia di Gaza, ricordando la guerra ai palestinesi.

Un comandante delle brigate Al-Qassam in forma anonima ha detto ad Al-Monitor "le brigate Al-Qassam sono completamente pronte per tutte le possibilità di confronto con l'esercito israeliano, e possono contrastare qualsiasi aggressione contro Gaza. L'accordo di cessate il fuoco non impedisce l'esecuzione di prove missilistiche, ne il ripristino delle nostre capacità militari. Siamo pienamente nel diritto di attrezzarci per qualsiasi futuro confronto."

L'aumento delle minacce terroristiche di Hamas con lo scopo di tornare al confronto armato, non hanno ricevuto la piena approvazione dei leader del movimento. Al-Monitor ha incontrato un numero di membri di Hamas, che hanno chiesto di rimanere anonimi e hanno espresso preoccupazione circa la possibilità di un nuovo confronto, per il quale il movimento non sembra pronto. Il popolo palestinese non vuole una nuova guerra, e le posizioni regionali sono molto ostili ad Hamas.

Tuttavia, il leader di Hamas Ahmed Yousef, è stato esplicito quando ha detto in una conferenza stampa il 1° di ottobre, che la ricostruzione a Gaza richiede che Israele metta fine ai pretesti dell'esercito israeliano, sospendendo le azioni militari per diversi anni, in modo che ci si possa interamente dedicare a salvare le persone dalla sofferenza inflitta dall’aggressione. Il prossimo passo non è destinato alla guerra, ha detto, ma agli sforzi per la ricostruzione.

In un'intervista con Al-Monitor, il sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri a Gaza, Ghazi Hamad, ha escluso una nuova guerra a Gaza, aggiungendo, "anche se il processo della ricostruzione nella Striscia di Gaza è vacillante e il mancato implemento accelera, generando reazioni di rabbia, di tensione e di congestione, questo non significa necessariamente una guerra aperta."

Hamad, una figura moderata di Hamas, ha sottolineato "la necessità che la comunità internazionale faciliti l'apertura dei valichi e il processo di ricostruzione." Ha detto, "Ci sono parti là fuori che ostacolano le soluzioni con slogan poco convincenti, tanto più che il fattore regionale e la tensione nei paesi vicini alla Palestina, possono conferire a Israele un ombrello per combattere i palestinesi a Gaza senza che essi possano avere alcun sostegno regionale."


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November 11, 2014

Israel fails to implement cease-fire deal
By Adnan Abu Amer

Palestinians in Gaza have yet to recover from the wounds of the recent Israeli war, especially those whose houses were demolished. Tens of thousands of people are still in evacuation centers, unable to restore their houses. There has been no improvement at the border checkpoints, which remain fully intact, and no reconstruction operations have kicked off. The Palestinians in the besieged Gaza Strip do not feel that the terms of the cease-fire agreement have been implemented.

Frustrated under the deteriorating conditions in Gaza, senior Hamas leaders have made several statements threatening to escalate matters.

The most remarkable threat was made by senior Hamas leader Mahmoud al-Zahar in a press interview on Oct. 27, when he alluded to possibly renewing the fighting if Israel fails to respond to Palestinian demands. Zahar said Israel is to be held accountable for any defect in the current security situation.

The deputy chairman of Hamas’ political bureau, Mousa Abu Marzouk, explained in a Sept. 21 interview that the movement does not want another war with Israel. He added that fighting would be inevitable unless Gaza's border crossings with Egypt and Israel are opened, knowing that there is no desire to return to war.

Hamas has stepped up its rhetoric against what it deems a slowdown in the reconstruction of Gaza, especially with the onset of winter and in light of the damage inflicted on areas ravaged by the Israeli army, namely in Khuza'a, in southern Gaza.

On Nov. 5, Al-Monitor attended a mass march organized in front of the UN Relief and Works Agenc for Palestine Refugees (UNRWA) headquarters in Gaza. During the march, supporters chanted slogans against the international reconstruction plan, which they deemed a policy of humiliation against Palestinians.

Amid fears of the situation in Gaza exploding, the director of UNRWA Operations in Gaza, Robert Turner, warned Nov. 5 against the outbreak of a new war in the event the siege continues and no reconstruction process is started.

Khalil al-Hayya, member of Hamas’ political bureau, urged, during a seminar in the Nuseirat refugee camp on Nov. 5, the owners of devastated houses to start a popular revolution to claim their rights. He blamed Israel, the Palestinian Authority and UNRWA for the reconstruction failure and warned of a popular explosion.

At the field level, Al-Monitor noted that during the weeks that followed the end of the last war, Hamas worked on organizing popular celebrations in honor of the families of the martyrs of the war. The movement recently held a ceremony on Nov. 8 in the presence of most of its senior leaders.

During the same ceremony, a military spokesman for Izz ad-Din al-Qassam Brigades said that the group's weapons stockpile was sufficient and it was ready to confront Israel, which, he said, is delaying and hindering the reconstruction of Gaza.

Al-Monitor attended a celebration organized by Hamas on Nov. 7 in Jabaliya in the northern Gaza Strip. The event included an al-Qassam Brigades graduation and military parades and demonstrations by 2,500 young men in the first regiment of the "popular army."

Mohammed Abu Askar, a Hamas leader in northern Gaza, told Al-Monitor, “This regiment's graduation was held because the movement is convinced that the liberation battle will unfold and that the confrontation with the Israeli enemy is imminent.”

For its part, Israel accused Hamas of experimentally firing rockets from Gaza toward the sea for the sixth time since the war ended in late August, most recently on Nov. 26, in what Israel considered a violation of the cease-fire.

On Nov. 1, an RPG was launched from Gaza in the direction of southern Israel, which responded by closing the Kerem Shalom and Erez crossings south and north of the Gaza Strip.

Israeli warplanes have returned to the skies of the Gaza Strip, reminding the Palestinians of the war.

An al-Qassam Brigades field commander who requested anonymity told Al-Monitor, “Al-Qassam Brigades are fully ready for all confrontation possibilities with the Israeli army, and can counter any aggression against Gaza. The cease-fire agreement does not prevent the conducting of rocket tests or restoration of our military capabilities. We are fully entitled to gear up for any future confrontation.”

But Hamas’ increasing threats to return to armed confrontation have not received the full approval of its leaders. Al-Monitor met with a number of its members, who asked to remain anonymous and expressed concern about the possibility of a new confrontation for which the movement does not seem ready. The Palestinian public does not want a new war, and many regional positions are hostile to Hamas.

However, senior Hamas leader Ahmed Yousef was explicit when he said in an Oct. 1 press interview that reconstruction in Gaza requires putting an end to Israeli pretexts by suspending armed action for several years and being fully dedicated to rescuing people from the suffering that the Israeli aggression inflicted. The next stage shall not be dedicated to war, he said, but to reconstruction and rebuilding efforts.

In an interview with Al-Monitor, the undersecretary of the Ministry of Foreign Affairs in Gaza, Ghazi Hamad, ruled out a new war in Gaza, adding, “Although the faltering process of reconstruction in the Gaza Strip and the failure to accelerate it may generate angry reactions and a state of tension and congestion, this does not necessarily mean an open war.”

Hamad, a moderate Hamas figure, stressed “the need for the international community to facilitate the opening of the crossings and the reconstruction process.” He said, “There are parties out there hindering these solutions under unconvincing slogans, especially as the regional factor and tension in the countries neighboring Palestine may confer Israel an umbrella to fight the Palestinians in Gaza without them having any regional support.”

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