Il Fatto Quotidiano
13 agosto 2014

Gaza, “Rotta tregua, lancio di razzi su Israele”. In extremis sì a nuovo accordo

Dopo il sì di Gerusalemme alla proposta egiziana di estendere il cessate il fuoco, l'esercito fa sapere che "i terroristi" hanno sferrato un attacco su Ashqelon, nel sud dello Stato. Dalla Striscia, il partito armato nega mentre testimoni riferiscono di nuovi raid israeliani

Una nuova vacillante tregua di cinque giorni, raggiunta in extremis tra reciproche accuse di violazione degli accordi. E’ arrivato infatti solo all’ultimo momento l’accordo per un nuovo cessate il fuoco tra Israele e Hamas anche se Tel Aviv denuncia “i terroristi di Gaza” che “hanno rotto la tregua”, lanciando razzi verso la città israeliana di Ashqelon. Sul fronte opposto, i responsabili di Hamas negano di aver ordinato il lancio di razzi contro lo Stato ebraico, mentre diversi testimoni riferiscono via social network di esplosioni nella parte nord della Striscia, dove sarebbero in corso “raid israeliani“. Nessuna conferma è arrivata dall’esercito di Tel Aviv.

Il risultato raggiunto non è comunque definitivo, tanto da far dire che “i colloqui del Cairo sono falliti” al corrispondente del quotidiano israeliano Haaretz Barak Ravid. “Il cessate il fuoco a Gaza è collassato e c’è un serio pericolo di un’escalation sul campo”, continua il giornalista. L’Egitto, impegnato nel ruolo di mediatore, ha presentato negli ultimi giorni alle due parti una proposta di soluzione, ma restano ferme le posizioni di entrambi per un possibile cessate il fuoco duraturo. “Le minacce dei leader di Israele rafforzano solo il nostro impegno per le richieste del popolo, prima tra tutte la richiesta di rimozione dell’assedio a Gaza”, ha detto nell’ultimo giorno del cessate il fuoco Ismail Haniyeh, il leader di Hamas a Gaza. “Le forti perdite subite dalla popolazione palestinese non ci permettono di negoziare e scendere a compromessi – ha aggiunto Haniyeh, secondo quanto riporta il sito di notizie israeliano Ynet – Non si può arrivare a un accordo per il cessate il fuoco permanente senza che sia tolto il blocco a Gaza”.

Prima dello scadere delle 72 ore di tregua, Haniyeh, il leader di Hamas, si è detto convinto che la delegazione palestinese impegnata nei negoziati indiretti con Israele al Cairo “non avrebbe ceduto ai ricatti” e che la tregua sarebbe scaduta alla mezzanotte di mercoledì 13 agosto. Dal canto suo, l’esercito israeliano ha mobilitato nuovi riservisti e rafforzato le truppe lungo il confine con la Striscia di Gaza. Sempre prima della mezzanotte, su Twitter il portavoce dell’esercito Peter Lerner ha annunciato che le forze di difesa israeliane stanno prendendo le misure necessarie per essere preparate ad un’aggressione di Hamas. 

A contribuire all’innalzamento della tensione, sono state anche le dichiarazioni del ministro degli Esteri di Tel Aviv: “Israele deve sconfiggere Hamas anche a costo di un’altra conflagrazione bellica, non può permettersi una guerra di logoramento” aveva detto Avigdor Lieberman ad Haaretz. “Se l’attuale cessate il fuoco sta portando al collasso”, aveva aggiunto, Israele deve “prendere l’iniziativa, anche se questo vuol dire una significativa escalation. E chiudere la faccenda nel più breve tempo possibile”.

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