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lug 24 2014

Qual è il destino dei cristiani di Mosul?
di John Beck

La caduta di Mosul successiva all'arrivo dei militanti dello Stato Islamico è probabilmente l’evento più catastrofico che abbia colpito i cristiani del paese negli ultimi anni.

 Nel fine settimana, i militanti sunniti estremisti che ora controllano la città di Mosul hanno dato un ultimatum ai residenti cristiani: pagate una tassa di protezione, convertitevi all’Islam o sarete uccisi. Le poche centinaia di famiglie cristiane che erano rimaste nell’area sono fuggite. 

La maggior parte dei cristiani di Mosul se n’era già andata quando, nel giro di poche ore, il 10 giugno gli stessi militanti avevano invaso la città. Erano le prime fasi di un’avanzata lampo nel nord dell’Iraq sotto l'insegna dello Stato Islamico di Iraq e Siria/Levante (ISIS/ISIL), ora conosciuto solo come Stato Islamico (IS). 

In quanto minoranza religiosa, molti cristiani ipotizzavano che sarebbero stati oggetto delle brutali violenze per cui il gruppo è conosciuto sulla stampa internazionale. Tuttavia, mentre consolidavano il potere a Mosul, i militanti avevano adottato un atteggiamento moderato, e inizialmente non avevano perseguitato i non musulmani. Ma le cose sono cambiate velocemente.

Prima della scadenza dell’ultimatum, l’IS ha iniziato a marchiare le case dai cristiani con la scritta “Proprietà dello Stato Islamico”: così racconta a VICE News il vescovo Mar Shelmon Warduni. Warduni, membro del clero della Chiesa cattolica caldea, ha aggiunto che quando molti cristiani hanno tentato di abbandonare Mosul l’IS li ha derubati di tutti i loro averi. 

Gli sfollati sono fuggiti prevalentemente nelle aree semi-autonome controllate dai curdi, nel nord del paese, rifugiandosi nelle chiese e nei campi profughi della capitale della regione, Erbil, o delle zone circostanti. Così facendo, si sono aggiunti ai più di due milioni di rifugiati e sfollati che secondo le Nazioni Unite sono presenti nell’area.

La comunità cristiana in Iraq risale al primo secolo dopo Cristo. Nel corso degli ultimi decenni, tuttavia, i numeri sono crollati. Nel 1987, nell’ultimo censimento condotto in Iraq, ce ne erano circa 1,4 milioni. Oggi le stime variano da 500 a 200 mila, a causa delle sanzioni degli anni Novanta e delle guerre e delle violenze che si sono consumate da allora. 

La caduta di Mosul è probabilmente l’evento più catastrofico che abbia colpito i cristiani del paese negli ultimi anni. “La nostra situazione è davvero difficile... eravamo già stati perseguitati in passato, ma non in questo modo,” racconta Warduni. “Per anni è stata dura per tutti gli iracheni, ma dal momento che siamo una minoranza la nostra condizione appariva ancora più difficile. Ora i cristiani soffrono per colpa di gente senza alcuna religione, ma che pretende di agire nel nome di un Dio.”

I leader cristiani hanno chiesto l’assistenza internazionale per proteggersi dagli attacchi degli estremisti. Yanadam Kanna, un politico iracheno cristiano e segretario generale del Movimento Democratico Assiro ha condannato il comportamento dell’ISIS e ha sollecitato la comunità internazionale perché assicuri maggiore sostegno ai cristiani e agli altri gruppi che sono dovuti fuggire da Mosul.

“Qui siamo di fronte a una pulizia etnica,” racconta Kanna a VICE News. “Ci rivolgiamo alla comunità internazionale e alle Nazioni Unite per la protezione delle minoranze in Iraq.” In altri luoghi del paese, secondo lui, i cristiani vivono in pace. “Non ci sono problemi né a Baghdad, né a sud né a Kiruk.”

Eppure anche tra i residenti della capitale irachena c'è molta preoccupazione. Se le forze di sicurezza irachene non riescono a proteggere Mosul, dicono, cosa fermerà l’IS dal conquistare Baghdad?

Ayad, volontario cristiano di 32 anni di Baghdad, dice di essere molto preoccupato per la minaccia che l’avanzata dell’esercito dello Stato Islamico rappresenta per lui e la sua famiglia. Ha anche paura di attacchi terroristici isolati da parte del gruppo e dei loro affiliati, nonché di essere colpito dagli estremisti sciiti. “Non siamo più al sicuro. Per quanto ne sappiamo, potrebbero fare lo stesso dall’altra parte, e noi saremo attaccati anche dagli sciiti.”

La comunità cristiana di Baghdad non è infatti nuova agli attacchi. L’incidente più traumatico degli ultimi anni risale al 2010, con l’attacco e l’assedio alla chiesa di Nostra Signora della Salvezza: 58 morti e 78 feriti. Tra gli incidenti più recenti si conta l'esplosione di ordigni in quartieri cristiani a Natale dell’anno scorso, che ha prodotto almeno 37 morti. Ayad ha aggiunto che lui sente regolarmente parlare di cristiani rapiti e uccisi.

Secondo Kanna, il governo sciita del primo ministro Nouri al-Maliki è pronto ad aiutare e proteggere i cristiani iracheni. Ayad invece sospetta che la protezione venga fornita per ragioni politiche e afferma che è comunque insufficiente. Aggiunge che la popolazione cristiana di Baghdad è sempre più disillusa rispetto al clero. “I preti ci dicono di non preoccuparci, ma non ci proteggono, sono solo parole... So che Gesù predicava pace e amore, ma in questo caso non funziona. Abbiamo bisogno di protezione nella vita di tutti i giorni. Non ci sono luoghi sicuri: gli sciiti hanno l’Iran, i sunniti hanno l’Arabia Saudita, noi non abbiamo nessuno. Ci sentiamo soli, abbiamo solo Dio.”

Ayad spera di lasciare Baghdad, e presto anche l’Iraq, per andare in Giordania o in Turchia. Lo stesso pensano di fare la sua famiglia e i suoi amici. A meno che la situazione non migliori, la popolazione cristiana dell’Iraq sembra destinata a ridursi ancora. 

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