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04 agosto 2014

Che cos'è lo Stato Islamico, il gruppo jihadista che minaccia l'Iraq e il mondo
di Antonello Guerrera

Esecuzioni mostruose, un leader molto carismatico, risorse finanziarie abnormi: storia dell'ex "Isis", l'organizzazione terrorista che avanza verso Bagdad, che persino Al Qaeda ha scomunicato e che in troppi hanno sottovalutato

Correva l'anno 2005 e Abu Bakr Al Baghdadi, il leader del gruppo terrorista "Stato Islamico" che sta terrorizzando l'Iraq e tutto l'Occidente, era in gabbia a Camp Bucca, un avamposto americano in Iraq a Umm Qasr, sul Golfo Persico. Al Baghdadi, accusato di attività terroristiche, era stato catturato dai soldati statunitensi. Poi, nel 2009, nel passaggio di consegne degli Usa, la base è andata sotto il controllo del governo iracheno. Che ha deciso di liberare Al-Baghdadi. Poco dopo, precisamente il 16 maggio 2010, Al-Baghdadi è diventato, ufficialmente, il leader del gruppo terrorista Isi (Stato Islamico dell'Iraq, allora braccio ufficiale di Al Qaeda), poi diventato Isis (o Isil), e cioè lo Stato Islamico dell'Iraq e della grande Siria (o del Levante), e oggi, dallo scorso luglio, più semplicemente "Stato Islamico" dopo la proclamazione del "califfato" in Iraq e l'annuncio di una "nuova jihad internazionale", non solo in Iraq e Levante.

Dal 2004 a oggi. Ma la storia dello Stato Islamico, il gruppo di jihadisti sunniti che da settimane minaccia pericolosamente Bagdad e tutto l'Iraq, viene da più lontano. Il gruppo terrorista, famigerato per ferocia e crudeltà mostruose persino rispetto agli standard di Al Qaeda, è essenzialmente un prodotto della guerra in Iraq lanciata da Usa e Regno Unito nel 2003. La sua prima formazione, infatti, (seppur con un altro nome, "Jama'at al-Tawhid wal-Jihad", e cioè "l'organizzazione del monoteismo e del Jihad") risale al 2004 e si è formata, a leggere i suoi propositi, proprio in risposta all'intervento militare concepito dall'amministrazione di George W. Bush.

Le colpe del governo. Lo Stato Islamico è, oggettivamente, anche il risultato delle politiche "esclusive" e per certi versi discriminatorie del premier sciita Nouri al Maliki e del suo governo, che non si è distinto per la sua apertura verso i curdi e soprattutto verso i sunniti iracheni (Saddam Hussein era sunnita, così come tutto l'apparato militare, storicamente). E questo ha lasciato campo aperto all'azione dei terroristi, che vogliono imporre un califfato tra Iraq e Siria in base a un'interpretazione ultraradicale della sharia, la legge islamica. Per raggiungere i risultati di oggi, è indubbio che lo Stato Islamico abbia avuto l'appoggio di una parte della popolazione sunnita nel nord-ovest nel paese, come dimostrano le conquiste degli ultimi tempi.

La guerra interna ad Al Qaeda. Ma lo Stato Islamico (ex Isis o Isil) per come lo conosciamo, in realtà, nasce ufficialmente solo l'anno scorso. E nasce da uno scontro interno alla galassia di Al Qaeda, l'organizzazione di Osama bin Laden che ha perso peso nella galassia dell'estremismo islamico dopo la sua uccisione ad Abbottabad (Pakistan) e la flebilissima guida del suo vice, il medico egiziano Ayman Al Zawahiri. Negli ultimi tempi, durante la guerra civile in Siria, c'è stata una dura battaglia tra l'allora Isis e un altro gruppo jihadista, Jabhat al Nusra, il cui leader si chiama Abu Mohammed al-Golani e che è molto attivo contro Bashar Assad.

La frattura. Ma se al-Nusra è un braccio "ufficiale" di Al Qaeda, approvato ufficialmente da Al Zawahiri, lo stesso non si può dire dello Stato Islamico. Negli ultimi mesi si era parlato anche di fusione tra le due organizzazioni, su pressione soprattutto di Al Baghdadi. Poi non se n'è fatto più nulla, per incomprensioni e litigi vari, anche perché Golani, il leader di Al Nusra, non ha voluto cedere il passo al più carismatico Al Baghdadi.

La scomunica di Al Qaeda. Di lì è stato scontro aperto, con una mezza scomunica di Al Zawahiri. Che, paradossalmente, non ha approvato alcune mosse considerate troppo efferate e spietate dello Stato Islamico persino per un'organizzazione assassina come Al Qaeda. L'ordine di Al Zawahiri ad Al-Baghdadi (lasciare la Siria ad Al Nusra per concentrarsi esclusivamente sull'Iraq) è rimasto miseramente inascoltato. Perché, come dice il suo stesso nome, lo Stato Islamico vuole ricreare il grande Califfato del Levante. E questo, nei suoi piani, include anche la Siria. 

Minaccia sottovalutata. Ma lo Stato Islamico, nonostante il niet dell'erede di Bin Laden, non si è fermato. Ed ha proliferato, sempre di più, anche perché sottovalutato. Dalle autorità irachene, ma anche da quelle occidentali. Basti pensare che fino alla conquista di Mosul, che ha gettato nel terrore il Paese e il mondo intero, molti pensavano che l'allora Isis avesse "solo" tremila militanti. Anche quando lo scorso dicembre i terroristi hanno conquistato la strategica Falluja. Un errore madornale. Secondo alcune stime, oggi lo Stato Islamico può contare fino a 5mila miliziani solo in Siria, e altri 6mila in Iraq. Ben oltre le 10mila unità, dunque.

Le reclute straniere. E qui spunta un'altra caratteristica fondamentale del mostro creato da Al-Baghdadi. Perché lo Stato Islamico, a differenza della stessa Al Nusra e altri gruppi terroristi che combattono in Iraq e Siria, ha un grande appeal tra i giovani stranieri (spesso occidentali): tutti (neo)musulmani convertitisi al jihad, che ora, secondo l'Economist, sono almeno 3mila nelle file dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante e che sarebbero pagati poche centinaia di dollari al mese. Secondo Peter Neumann del King's College di Londra, l'80 per cento dei combattenti stranieri in Siria sono passati con Al-Baghdadi.

Chi è Al-Baghdadi. Perché Al-Baghdadi, come si diceva, è un tipo molto carismatico. Di sicuro è nato a Samarra nel 1971. Il resto è un mistero. Il suo vero nome non lo sa nessuno. Pare sia Awwad Ibrahim Ali al-Badri al-Samarrai. Le prime foto che lo ritraggono sono uscite solo un paio di anni fa. Vanta un dottorato in studi islamici, ottenuto all'università di Bagdad molti anni fa. E i suoi miliziani lo dipingono come discendente diretto del Profeta Maometto. L'ascesa di Al-Baghdadi è cominciata dopo l'uccisione per mano americana di Abu Musab al-Zarqawi, allora nemico pubblico numero uno per Washington in Iraq.

La ferocia dello Stato Islamico. Al-Baghdadi è la mente di numerose azioni terroristiche in Iraq (spesso suicide), come gli attacchi a Mosul nel 2011. Ed è famoso anche per la sua violenza e crudeltà verso i suoi nemici, come dimostrano i terribili video che circolano online da giorni ma che sono solo gli ultimi di una lunga serie: crocifissioni, decapitazioni, amputazioni. Su di lui gli Stati Uniti hanno posto una taglia da 10 milioni di dollari. Attualmente, solo la testa di un terrorista vale di più per Washington, ed è proprio quella del leader qaedista Al Zawahiri (25 milioni).

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