Il Fatto Quotidiano
6 agosto 2014

Dopo i cristiani l’Isis attacca gli yazidi Allarme del governo: “Rapite 500 donne”

I miliziani continuano nella pulizia etnica delle minoranze religiose. Oltre 40 mila perseguitati in fuga verso la Turchia: "Hanno incendiato i nostri villaggi". Il ministero degli Affari femminili iracheno ha rivolto un appello alla comunità internazionale perché adotti "misure urgenti" per salvare le sequestrate

È il secondo esodo dall’Iraq. La seconda minoranza religiosa che viene costretta alla fuga dai jihadisti dello Stato islamico (Isis). Dopo la pulizia religiosa contro la comunità cristiana, che ha portato alla fuga della comunità dal Nord dell’Iraq e alla distruzione del mausoleo di San Giorgio, e dopo la richiesta di offrire ai jihadisti le donne non sposate, nel mirino del Califfato sono finiti gli yazidi, in 40mila costretti alla fuga tra le montagne, dopo che i militanti sunniti dello Stato islamico hanno conquistato le loro città nell’offensiva per espandere il Califfato. L’ultimo allarme, lanciato dal ministero per gli Affari femminili iracheno, segna l’ennesima tacca contro l’intolleranza religiosa: “Rapite dagli jihadisti dell’Isis, 500 donne rischiano di essere rese schiave”. Le donne sarebbero state fatte prigioniere dai miliziani dopo che questi si sono impadroniti della città di Sinjar.

L’appello del governo: “Servono misure urgenti per salvarle”


Il governo iracheno ha rivolto un appello alla comunità internazionale perché adotti “misure urgenti” per salvare le sequestrate. “Abbiamo ricevuto informazioni – si legge in un comunicato del ministero degli Affari femminili – che confermano che l’Isis tiene un certo numero di donne e ragazze rinchiuse in una grande casa di Sinjar“, una piccola città nell’Iraq nordoccidentale, vicina al confine siriano. Sempre secondo il governo, “altre donne e i loro bambini sono state spostate all’aeroporto di Tel Afar, dopo che tutti gli uomini sono stati uccisi, e la loro sorte rimane ignota”. Martedì una deputata irachena della comunità Yazidi, Vian Dakhil, aveva detto in Parlamento che i miliziani dell’Isis avevano ucciso 500 uomini solo perché Yazidi, e avevano “fatto prigioniere 500 donne, segregate in una località vicino a Tel Afar”.

Oltre ai cristiani, un’altra minoranza religiosa costretta alla fuga


Circa 500 membri appartenenti alla setta degli yazidi, di cui 40 bambini, sono già stati uccisi dai miliziani dello Stato islamico in Iraq. Concentrati nella provincia di Niniveh nel nord dell’Iraq, gli yazidi sono finiti nel mirino dei jihadisti soprattutto dopo che domenica il Califfato ha conquistato la città di Sinjar, dove la loro presenza è maggiore. Sinjar stessa è stata del tutto svuotata dei suoi 300mila residenti. Haydar Omer, uno degli yazidi in fuga, ha raccontato all’agenzia di stampa Anadolu che la sua comunità è stata costretta a fuggire dopo che i miliziani dello Stato islamico hanno incendiato le loro case e i loro villaggi. “Non avevamo armi per combatterli, così ce ne siamo andati e siamo venuti in Turchia”, ha spiegato. Mentre 40mila sono in fuga tra le montagne irachene, 130mila sono fuggiti nei campi profughi delle aree curde. 

Amnesty International: “Civili nascosti tra le montagne, servono aiuti internazionali

”
Dopo gli scontri nella città di Sinjar, Amnesty International lancia un appello per aiutare i civili in fuga. Il disegno tracciato dall’ong nel nord dell’Iraq, a seguito degli scontri e delle persecuzioni degli jihadisti, è allarmante. Centinaia di civili dispersi, mentre decine di migliaia sono intrappolati nelle montagne, stretti dalla morsa dei miliziani. “Gli iracheni intrappolati tra le montagne non sono solo a rischio di essere uccisi o rapiti dall’Isis, ma sono anche in pericolo di vita perché senza acqua, cibo e cure mediche”, ha dichiarato dall’Iraq Donatella Rovera, di Amnesty International. “Essi sono in disperato bisogno di assistenza umanitaria”, continua Rovera. L’ong riporta anche di un attacco al villaggio di Khana Sor, a nord di Sinjar, dove sono stati uccisi almeno 15 persone. La dinamica è la stessa: “Uccisi gli uomini, mentre donne e bambini sono stati rapiti”, continua Amnesty. 

Raid aerei su Mosul colpiscono la base operativa dell’Isis: almeno 60 morti


Intanto non si fermano gli scontri tra jihadisti ed esercito nel nord dell’Iraq, dopo l’affermazione e la continua espansione dell’autoproclamato Califfato islamico. Secondo la tv di Stato irachena, sono almeno 60 i miliziani uccisi dai raid aerei condotti dall’aviazione di Baghdad su Mosul, mentre al-Jazeera parla di 70 miliziani morti. Fortemente bombardato anche un carcere che si trova nel centro di Mosul e che viene usato dallo Stato islamico come tribunale religioso e base operativa. Oltre all’aviazione di Baghdad, anche le forze peshmerga curde hanno colpito zone orientali di Mosul, e stanno ora avanzando verso la città. Lo Stato islamico ha preso il controllo di Mosul a giugno dopo un’offensiva che ha visto i jihadisti avanzare nell’Iraq settentrionale e occidentale.

Ufficiale Usa: “La situazione è fuori controllo”


“L’Iraq è fuori controllo”, ha detto al The Guardian Ali Khedery, il più longevo ufficiale statunitense che ha prestato servizio a Baghdad. “Le forze centrifughe si stanno muovendo molto velocemente. Sono più che preoccupato“. L’ex ufficiale si è detto allarmato anche per l’assenza di attori internazionali credibili che possano aiutare a far dialogare le parti.

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