Fonte: Alt-Market.com
http://www.controinformazione.info
http://www.libreidee.org
06/9/14

Smith: un nuovo 11 Settembre firmato Isis, cioè Cia
Traduzione di Anacronista

L’Isis è una creatura dell’Occidente al 100%: perché non aspettarsi che siano proprio gli “alleati coperti” del Califfato Islamico a firmare l’eventuale prossimo replay dell’11 Settembre? Se lo domanda Brandon Smith, in una lucida analisi nella quale mette a fuoco la storia recente e recentissima. «Il terrorismo “false flag” architettato dai governi è un fatto storico accertato: per secoli, le élite politiche e finanziarie hanno affondato navi, incendiato edifici, assassinato diplomatici, rimosso leader eletti e fatto saltare la gente per aria, per poi incolpare di questi disastri un conveniente capro espiatorio, così da generare paura nel pubblico e acquisire più potere». Gli scettici potranno discutere se una qualche specifica calamità sia stata o meno un evento terroristico “sotto falsa bandiera”, ma nessuno può negare che queste tattiche, in passato, siano state usate puntualmente, in tutto l’Occidente. «I governi hanno ammesso apertamente di creare tragedie sanguinarie e catalizzatrici con falsi pretesti, come l’Operazione Gladio, un programma false-flag in Europa, supportato dai servizi segreti europei e americani, che durò per decenni, dagli anni ’50 ai ’90».

Gladio, scrive Smith su “Alt-Market” in un post tradotto da “Controinformazione”, utilizzava «gruppi ben pagati e addestrati di malviventi e agenti, ma anche dei fessacchiotti, compartimentalizzati e controllati, che commettevano atrocità contro il pubblico europeo». Di queste atrocità venivano incolpati gli “estremisti di sinistra”, galvanizzando i cittadini e i rappresentanti politici «verso il falso paradigma Est-Ovest». Il movente superficiale fornito dalle “talpe” è che Gladio venisse usata per tenere al potere gli anti-comunisti. «Tuttavia, lo scopo più ampio e profondo era chiaramente di manipolare gli europei per far loro accettare una mentalità unificante e spianare così la strada alla centralizzazione dell’Europa nel blocco sovranazionale dell’Ue». Gladio è solo un esempio ben documentato del terrorismo “false-flag” usato dai governi per modellare la psicologia delle masse. E’ obbligatorio, dunque, interrogarsi sempre sulla vera natura di qualsiasi “attacco terroristico” o incidente geopolitico, «altrimenti potremmo venire indotti con l’inganno a supportare le guerre e le azioni incostituzionali che finiscono solo con l’avvelenare la nostra società ed elevare i tiranni».

Perché Brandon Smith crede che un nuovo “false-flag” sia imminente? A 13 anni dall’attacco alle Torri Gemelle, condotto da manovali del terrorismo di cui l’Fbi sapeva tutto, come scrive “Human Rights Watch” nel suo ultimo esplosivo dossier, «le attuali tendenze e gli sviluppi internazionali paiono condurre verso un punto di rottura, un punto decisivo; e se capite che la maggior parte di questi eventi è deliberatamente architettata – ragiona Smith – allora capite anche che l’inevitabile punto di rottura è anch’esso architettato». La maggiore minaccia di oggi? Ovvio: è l’insorgenza dell’Isis, cioè «il capro espiatorio più utile». Nel caso ci si sia informati solo con i media mainstream, avverte l’analista, si può essere inclini a credere che l’Isis si sia materializzato dal nulla per diventare una minaccia così organizzata ed efficace da eclissare Al-Qaeda come spauracchio agitato dall’establishment. Uno nuovo spauracchio perfetto: sinistro abbigliamento paleo-islamico, barbe, teste mozzate, stragi indiscriminate. Non cascateci: la «natura teatrale» dell’Isis, praticamente «da cartone animato», non è affatto casuale. E’ ideale per spaventare i cittadini americani.

Terroristi brutti e cattivi: «Se non sapessi che sono finanziati dagli Usa e dall’Arabia Saudita e armati da Israele, potrei trovarli anch’io un enigma terrificante», scrive Smith, che però fornisce una ricostruzione della genesi del fenomeno, risalendo addirittura alla normativa del 2009, firmata da Bush e applicata da Obama, per il rilascio di numerosi prigionieri jihadisti da strutture come Camp Bucca. Scoppiò la guerra civile libica, con i “ribelli” aiutati dalla Cia e da numerosi governi stranieri. «Erano gli stessi ribelli che avrebbero poi partecipato al raid contro il consolato Usa di Bengasi». Come confermano anche fonti ufficiali, dal “Guardian” alla “Reuters”, insieme a specialisti della Cia gli agenti libici penetrarono in Giordania, dove addestrarono gli “insorgenti” siriani per più di un anno, nonostante l’apprensione del governo di Amman. Poi gli “insorti” libici, insieme ai nuovi addestrati, si spostarono anche in Siria, trasformando i primi tumulti politici contro Assad in guerra aperta. «Da anni – scrive Smith – gli Usa armano e addestrano segretamente gli estremisti dell’Isis in Siria, ma solo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 hanno cominciato una campagna di supporto più aperta».

Inoltre, «anche il governo israeliano ha aiutato i gruppi di insorti in Siria, con attacchi aerei che paralizzavano i centri di comando regionali del governo siriano». Attualmente, aggiunge Smith, Israele sta anche fornendo assistenza medica ai “ribelli” siriani. «Furono i gruppi di insorti a maggioranza sunnita, addestrati in Giordania e finanziati dall’Arabia Saudita, a mettersi in contatto con gruppi sempre finanziati dai sauditi in Iraq e formare ciò che conosciamo come Isis. Non sono affatto gruppi separati e autonomi. Sono organizzazioni supportate dagli Usa», come scrive lo “Spiegel”, «che agiscono di concerto e si sono fuse in un singolo movimento: l’Isis». Loro, i nuovi macellai del Medio Oriente. E attenzione: «Nonostante gli sviluppi orripilanti, Obama sta tuttora richiedendo oltre 500 milioni di dollari di aiuti per i “ribelli” siriani, sebbene la retorica ora specifichi che denaro e armi andranno solo a quelli “moderati e selezionati”». Ci sarebbe da ridere: «Che io sappia – scrive Smith – non ci sono insorgenti “moderati” in Siria». Per giunta, gli “insorgenti” (nient’affatto moderati) si stanno spostando in Iraq, «portando con loro il proprio stile di barbarie».

Il sito del “Council on Foreign Relations”, grande “pensatoio” globalista, si spiega come l’inclusione di estremisti di Al-Qaeda nella sollevazione siriana «ha migliorato il morale del movimento», testualmente. E si afferma che «l’Esercito Libero Siriano ora ha bisogno di Al-Qaeda». Si sostiene che l’obiettivo degli uomini di Al-Qaeda non è più necessariamente di rovesciare Assad, ma di istituire uno Stato islamico. «In un’assurda manifestazione di schizofrenia – protesta Smith – le organizzazioni globaliste, insieme alla Casa Bianca burattina, ora dicono che l’esistenza dell’Isis in Iraq e in Siria, lo stesso Isis che esse stesse hanno creato, rende necessario agli Usa eseguire attacchi aerei e interventi militari nella regione. Ovviamente – continua l’analista – per restare “equa e bilanciata”, la Casa Bianca propone di colpire anche obiettivi del governo siriano, per evitare di “rinforzare Assad”: proprio così, avete letto bene». Aggiunge Smith: «Vi ricordate della crisi siriana alla fine dell’anno scorso? Vi ricordate come Usa e Russia fossero sull’orlo del conflitto a causa del fatto che Obama finanziava gli insorti e proponeva di fornire loro supporto aereo? Bene, ora il piano è di compiere attacchi aerei contro gli stessi insorti che all’inizio avevamo in mente di aiutare con attacchi aerei».

L’America che bombarda i terroristi a cui lei stessa ha dato vita: ironia del destino? Niente affatto. Per Brandon Smith, bisogna cominciare a preoccuparsi davvero. Perché c’è qualcosa di profondamente pianificato: «L’Isis è la nuova Al-Qaeda riveduta e corretta. Tutti gli scenari terroristici mostrati nelle trasmissioni di propaganda sembrerebbero piuttosto ridicoli a molti americani, se venissero progettati da pastori di Al-Qaeda nascosti nelle grotte in Afghanistan e Pakistan, ma ora diventano credibili se progettati da agenti dell’Isis altamente organizzati ed esperti. Non credete che all’Isis siano esperti? Non lo credo neanch’io, a parte per gli agenti della Cia che li manovrano. Tuttavia, gli ufficiali del dipartimento alla difesa e altri stanno bombardando i media mainstream con un’idea fissa: l’Isis è impressionante!». Per Chuck Hagel, segretario alla difesa, l’Isis «è una minaccia più grande dell’11 Settembre», perché quei barbari «sono più di un semplice gruppo terroristico», dal momento che «uniscono all’ideologia una sofisticata abilità strategica e tattica, e sono estremamente ben finanziati». Questo, aggiunge Hagel, «va molto oltre qualsiasi cosa avevamo visto finora. Dobbiamo essere pronti a tutto. Preparatevi!».

Quello che ormai si sta alzando è un autentico coro: fonti delle Operazioni Speciali, cioè le opache strutture che avrebbero “liquidato” Bin Laden in Pakistan, argomentano come l’Isis sia «una forza da combattimento incredibile», che si comporta più come «uno Stato con un esercito» piuttosto che come una guerriglia disorganizzata. Ovvio, replica Smith: se le tattiche dell’Isis sembrano sofisticate è perché sono gestite da una intelligence di Stato, la Cia. Solo che lo Stato in questione non è il Califfato Islamico, ma gli Usa. Preoccupa l’insistenza “da grandi occasioni” di certe voci, dice l’analista. Secondo il tenente generale in pensione Thomas McInerney, un nuovo 11 Settembre è imminente. Il senatore James Inhofe, dell’Oklahoma, massimo repubblicano del comitato senatoriale per i servizi armati, afferma che i membri dell’Isis stanno «rapidamente sviluppando un metodo per far saltare in aria una grande città statunitense». Dunque ci risiamo: il governatore del Texas, Rick Perry, esponente del Bilderberg, afferma addirittura che agenti dell’Isis potrebbero già aver attraversato il confine dal Messico agli Usa. Nel frattempo, senatori democratici e repubblicani avvertono Obama: secondo loro, l’Isis è «il gruppo terroristico meglio finanziato della storia». Già, ma da chi?

«Con tutto questo clamore intorno all’Isis – scrive Smith – devo suggerire che forse, e sottolineo forse, ci stanno fornendo il capro espiatorio ideale per un grandioso attacco “false-flag”». Attenti ai dettagli: «Se guardate ai media mainstream e alla geopolitica come a un copione teatrale, anziché una serie di eventi casuali, vi appare come l’Isis stia venendo dipinto come un cattivo così pervasivo e subdolo che potrebbe compiere qualsiasi cosa». Di fatto, insiste Smith, «credo che i tempi siano maturi per un grande attacco “false-flag” in terra americana». Varie ipotesi: «Potrebbe essere un singolo attacco a una città o regione, oppure numerosi attacchi più piccoli eseguiti di concerto». Secondo Brandon Smith, «la febbre mediatica dell’Isis serve a condizionare il pubblico affinché creda nel mito dell’Isis, ovvero che questo è un sofisticato conglomerato internazionale super-terrorista, una legione dell’apocalisse». Sicché, «se gli americani cadranno nell’inganno e crederanno a questo mito, forse saranno convinti con l’inganno anche a rinunciare alle loro garanzie costituzionali e libertà naturali, di fronte a un attacco ben pianificato di cui verrà incolpato l’Isis».

Probabilmente, conclude Smith, «verrà un giorno in cui il solo denunciare la menzogna od opporsi all’invasività del governo verrà chiamato “tradimento”, e le persone come me verranno etichettate “non migliori dell’Isis”». Se davvero ci sarà un attacco nel nome del fantomatico Califfato, «è vitale che gli americani si ricordino che non è l’invasione di un esercito straniero, non sono i nostri alleati terroristi che inaspettatamente si rivoltano contro di noi, non esiste un nemico islamico tranne quello creato dal nostro stesso governo». Inoltre, l’eventuale attacco «sarà architettato dagli impiegati del nostro stesso apparato di difesa che manovra un’orda di utili psicopatici: proprio come durante l’Operazione Gladio, lo scopo sarà di terrorizzarvi, affinché affidiate la vostra sicurezza a un’autorità governativa più potente e centralizzata». Come al solito, il compito del terrorismo pilotato dal governo sarà quello di «fornire la copertura per il pianificato collasso della società americana verso una condizione da terzo mondo, dalle cui rovine emergerà la centralizzazione politica e finanziaria del mondo nelle mani di una ristretta élite».


Brandon Smith è il fondatore dell’organizzazione Progetto Mercato Alternativo, progettata per aiutarvi a trovare attivisti e preppers* che la pensano come voi nella vostra zona, in modo da poter costruire in rete comunità di baratto e di aiuto reciproco.

* tradotto dall’inglese “to Prepare” prepararsi un particolare evento che abbia come conseguenza un radicale cambiamento della sua qualità di vita a vari livelli. A tal scopo, il prepper si prepara preventivamente ad affrontare le conseguenze derivanti dall’evento, approntando una serie di strategie, azioni e contromisure che gli permetteranno di affrontare al meglio questo cambiamento nell’eventualità si verificasse. http://www.preppersitalia.it/


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