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07.10.2014

La guerra contro IS potrebbe durare 30 anni
Stefano Consiglio intervista l’ex Segretario di Stato Leon Panetta

Durante il vertice della NATO organizzato in Galles per il 5-6 settembre, Barack Obama ha delineato una strategia contro lo Stato Islamico (conosciuto anche come ISIS) in tre fasi, la cui durata è stata preventivata in 36 mesi. Non tutti, però, condividono l'ottimismo de Presidente che, attraverso una coalizione internazionale ancora in formazione, intende distruggere l'IS nel giro di soli tre anni.

Leon Panetta, ventitreesimo Segretario della Difesa, ha avvertito il popolo americano che dovrebbe prepararsi ad una lunga guerra contro IS, che si espanderà certamente oltre gli attuali confini di Iraq e Siria per coinvolgere paesi come la Nigeria, la Somalia, lo Yemen e la Libia. Una guerra che durerà intorno ai 30 anni, questa è la previsione di Panetta il cui nuovo libro, Worthy Fights: A Memoir of Leadership in War and Peace, è stato rilasciato oggi in lingua inglese. Esso analizza molte situazioni che sono alla base dell'attuale crisi esistente in Iraq e Siria. In un'intervista rilasciata a USA TODAY prima dell'uscita del libro, Panetta ha spiegato come alcune delle scelte prese in passato dal Presidente Obama abbiano condizionato la nascita dell'IS.

La prima critica, la più evidente, riguarda la decisione di non lasciare le truppe di supporto in Iraq. Questa scelta, a detta di Panetta, poteva essere facilmente evitata tramite una semplice negoziazione con il Governo iracheno. Il ritiro immediato delle truppe, al contrario, ha causato un vuoto di potere militare che ha permesso l'ascesa dello Stato Islamico.

Un altro errore di Obama, evidenzia Panetta, è stato quello di non fornire armi ai ribelli siriani fin dall'inizio degli scontri. Ciò avrebbe facilitato una rapida avanzata dell'Esercito Siriano Libero, che inizialmente aveva un ruolo preponderante nella lotta contro Assad. L'incapacità di questo gruppo di ottenere vittore decisive avrebbe favorito le infiltrazioni jihadiste determinando una moltiplicazione esponenziale dei gruppi estremisti, tra i quali lo stesso Stato Islamico.

Infine l'ultimo, catastrofico, errore di Obama è stato quello di minacciare di usare la forza contro Assad qualora avesse utilizzato armi chimiche contro la popolazione e poi, una volta che ciò è accaduto, decidere di non agire sulla base di una votazione sfavorevole del Congresso. Ciò, a detta di Panetta, avrebbe determinato un'enorme perdita di credibilità degli Stati Uniti a livello internazionale.

Chi al contrario di Panetta è ancora parte dell'amministrazione Obama, considera con evidente disappunto le critiche indirizzate dall'Ex Segretario della Difesa al Presidente degli Stati Uniti. Joe Biden, attuale Vice-Presidente degli USA, ha definito "inappropriata" la prassi degli ex funzionari pubblici di scrivere un libro non appena terminano il loro mandato. Entrando nel merito delle critiche rivolte ad Obama, Biden ritiene che se anche gli Stati Uniti avessero dato armi ai ribelli siriani fin dall'inizio, non è affatto sicuro che la situazione sarebbe andata diversamente. Al coro di critiche alzato contro Panetta si è unita anche Jen Psaki, portavoce del Dipartimento di Stato, la quale ha messo in chiaro che lasciare una forza di sicurezza in Iraq era impossibile a causa della strenua opposizione dell'allora PM Nouri al-Maliki.

Entrambe queste critiche non possono trovare una sicura conferma, dal momento che per loro stessa natura esistono solamente nella sfera delle possibilità mai realizzate. Ben più attuale è, invece, la preoccupazione mostrata da Panetta intorno alla perdita di credibilità subita dagli Stati Uniti quando hanno deciso di non intervenire in Siria. Il Presidente Obama, con il supporto del suo entourage, ha sempre giustificato il suo operato sottolineando il voto sfavorevole del Congresso. A seguito del recente attacco sferrato contro l'IS in Siria, tuttavia, la scelta di Obama di non attaccare Assad appare sotto tutt'altra luce. Sempre che di scelta si possa parlare considerando che furono i russi a frapporsi tra i missili americani e il suolo siriano. Anche la coalizione di Stati che il Presidente USA sta cercando di formare, si inserisce in questo tentativo di Obama di riguadagnare credibilità a livello internazionale, dopo che i recenti contrasti con la Russia hanno incrinato l'idea di una leadership americana nella comunità internazionale.


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