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12 giu, 2014

In Iraq sta nascendo un Califfato islamico
di Stefano Iannaccone

Cosa comporta questo cambiamento? E chi guiderà il Califfato? Alcune risposte a una situazione in continua evoluzione.

Ragazzi e ragazze devono essere separati a scuola;, e donne devono indossare il niqab in pubblico e i Tribunali islamici devono dispensare giustizia, anche in modo brutale. I principi del gruppo Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) sono chiaramente enunciati dall’ideologo dell’organizzazione, Abu Mohammed al-Adnani, che si rifà all’applicazione della shari’a, quindi al Corano e alla Sunna (da cui il termine sunnita).

In questo quadro normativo anche la musica è bandita, e il digiuno viene applicato durante tutto il Ramadan. Insomma l’Isis, i cui legami con Al Qaeda sono lacerati, sta per creare il primo Califfato islamico dell’era contemporanea, realizzando comunque il sogno che era di Osama Bin Laden. Se davvero si realizzasse la marcia su Baghdad, l’opera sarebbe completa con uno scenario inquietante per la geopolitica internazionale e anche per l’Iran sciita che sostiene il premier al-Maliki.

Lo scontro confessionale, peraltro, potrebbe assumere connotati drammatici in caso di conflitto a Kerbala, città santa degli sciiti. I sunniti di Isis, per questo, puntano alla simbolica “presa” di quella città.

Abu Bakr al-Baghdadi (qui il profilo de ‘il Journal’) potrebbe prendersi la leadership del terrorismo islamico, senza passare per l’investitura formale come sostituto di al-Zawahiri, l’erede dello Sceicco del terrore, che sembra ormai avere solo il “marchio” del network islamista chiamato al Qaeda.

Il capo di Isis sta sfruttando con arguzia la guerra civile in Siria, spostando i guerriglieri in base alle esigenze. La possibilità di attraversare il confine agevolmente, infatti, gli consente una mobilità preziosa per avere sempre miliziani pronti alla battaglia. Così dopo la conquista della provincia di Anbar, ha potuto lanciare l’offensiva a Mosul e quindi a Tikrit.

Abu Bakr al-Baghdadi si sta rivelando, insomma, un comandante molto abile. La sua strategia militare è un mix di guerra tradizionale e attacchi suicidi. Uno dei principali obiettivi è la demoralizzazione dell’esercito ufficiale iracheno. La mossa gli permette spesso di vincere battaglie sparando pochi colpi grazie alla resa volontaria di centinaia di soldati.

Inoltre, ha saputo far uso di doti diplomatiche: dopo aver conquistato Fallujah, ha stretto un patto con i leader tribali evitando lo scontro che avrebbe impegnato i suoi uomini sul territorio.  E ora punta a diventare il primo Califfo della storia contemporanea.

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