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13 giugno 2014

A due anni e mezzo dal ritiro delle truppe americane, Obama deve considerare il ritorno sul suolo iracheno.
di Roberto Festa

Sinora l’amministrazione Usa aveva mantenuto, nei confronti della crisi irachena, un atteggiamento tendenzialmente distaccato. Da un lato pesa ovviamente il ricordo dei costi economici e umani dell’occupazione dell’Iraq – con 4400 soldati Usa morti nel conflitto. Dall’altro c’è il problema più generale della situazione geopolitica nella regione.

Negli ultimi mesi l’Iran ha inviato le sue forze paramilitari dei Pasdaran a dare man forte al governo sciita di al-Maliki. Una decisa presa di posizione militare di Washington porrebbe Obama nell’insolita situazione di combattere a fianco di Teheran nella difesa del governo sciita di Baghdad. Un governo, e questa è l’ultima e più forte ragione delle riserve americane, che ha fatto di tutto negli ultimi tempi per scontentare Washington. La campagna di persecuzione portata avanti da Nouri al-Maliki nei confronti dei sunniti iracheni avrebbe infatti, a giudizio dell’amministrazione Obama, rinfocolato le tensioni settarie e precipitato la crisi. “Al-Maliki non è ovviamente un buon primo ministro”, ha detto Bob Corker, un senatore repubblicano tra i più impegnati nella definizione della politica estera Usa.

Gli eventi degli ultimi giorni mettono però da parte le riserve nei confronti di al-Maliki e l’intenzione americana, nemmeno troppo nascosta, di rimpiazzarlo. Proprio i repubblicani insistono in queste ore in una più massiccia presenza militare americana nel conflitto. “Obama sta dormendo”, ha commentato lo speaker repubblicano della Camera, John Boehner. “Questa amministrazione non ha una strategia”, gli ha fatto eco il compagno di partito, John McCain. I democratici sembrano più prudenti ma in gran parte del mondo politico di Washington si fa strada ormai l’idea che un limitato intervento militare sia ormai necessario. “Questa potrebbe essere il solo modo per permettere all’esercito di Baghdad di riorganizzarsi e fronteggiare l’avanzata di al-Qaeda”, ha spiegato il senatore della West Virginia Joe Manchin III.

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