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13/6/2014

Iraq: la grande sovversione
di Alessandro Lattanzio

Preludio

Ad Irbil, Amman e Istanbul si svolsero nei giorni precedenti gli eventi nel nord dell’Iraq, degli incontri tra esponenti sauditi, qatarioti e turchi per finanziare e sostenere un fronte unitario composto da partiti e figure sunnite irachene, la cosiddetta “Unione delle forze nazionali”. L’”Unione delle forze nazionali” s’impegnerebbe nella campagna “niente terzo mandato” e “Sì a un governo di partnership”, volta a destabilizzare il governo filo-iraniano e filo-siriano di al-Maliqi. L’obiettivo è
1- por termine alla lotta contro i terroristi, arruolare i resti del Baath iracheno, consegnare il dipartimento della Difesa e degli Interni a sunniti estremisti, e approvare quelle leggi che al-Maliqi ha bloccato.
2- consegnare ai curdi Kirkuk.
3- cercare di avvicinare l’Iraq alla Turchia.
4- emarginare politicamente gli sciiti, che costituiscono oltre il 65% della popolazione dell’Iraq, un obiettivo strategico delle bande wahhabite finanziate da Arabia Saudita e Qatar.
5- porre al-Maliqi sotto la tutela dei partiti sunniti e curdi.
L’attuazione di tale scenario produrrà caos, illegalità e sicurezza, permettendo il ritorno di al-Qaida nelle aree sunnite. Inoltre, l’ambasciata irachena a Parigi ha rivelato che il presidente della regione del Kurdistan, Masud Barzani ha incontrato segretamente la leader dell’organizzazione terroristica Mujahidin-e-Khalq (MeK), Maryam Rajavi, durante la sua visita in Francia a maggio. La riunione si tenne subito dopo l’incontro di Barzani con il capo della coalizione dell’opposizione siriana Ahmad al-Jarba. Barzani avrebbe confermato alla terrorista di origine iraniana Rajavi che non avrebbero permesso al Primo ministro Nuri al-Maliqi di accedere al terzo mandato. Barzani ha anche detto a Rajavi che per via della situazione regionale non avrebbe dichiarato pubblicamente il suo sostegno all’organizzazione terroristica ospitata a Camp Liberty, una base degli USA presso Baghdad.

Le incursioni

Il 7 giugno l’offensiva islamista del SIIL puntava su Samara distruggendo una stazione di polizia a 25 km a sud della città, uccidendo diversi poliziotti prima di entrare nella città da oriente e occidente, prendendo il controllo del palazzo municipale e dell’università. Ma la città non cadde, infatti i ribelli combatterono preso i centri comando iracheni vicino al santuario Askari, protetto da tre cinture di sicurezza, prima che l’aeronautica militare irachena attaccasse i terroristi obbligandoli a ritirarsi nella periferia della città. Almeno 11 terroristi furono eliminati in tale fase delle operazioni. Più di 900 persone sarebbero state uccise a maggio. A Mosul sono morti 21 poliziotti iracheni e 38 terroristi, nei due giorni di combattimenti nella città. Si noti che negli scontri presso questa città, che non è la seconda dell’Iraq come si continua a ripetere per evidenti scopi propagandistici filo-islamisti, hanno preso parte solo le forze di sicurezza e non le forze armate regolari irachene. Inoltre un duplice attentato suicida colpiva un quartiere di una minoranza nella città. Almeno 36 persone furono uccise nelle violenze, mentre si svolgevano combattimenti per liberare studenti e personale presi in ostaggio dai terroristi presso l’università al-Anbar di Ramadi. Il 12 giugno le truppe irachene respingevano i terroristi del SIIL dalla provincia di Tiqrit, occupata dai terroristi una settimana prima. Anche a Samara le forze di sicurezza irachene respingevano un nuovo assalto degli islamisti. I terroristi sarebbero entrati nell’area di Diyala, a nord-est di Baghdad, dopo che le forze di sicurezza si erano ritirate, mentre gli islamisti sarebbero giunti anche nella città di Dhuluiyah, a 90 chilometri da Baghdad. La Turchia riferiva di trattative per il rilascio di 53 suoi cittadini rapiti dagli islamisti nel nord dell’Iraq. “Siamo in contatto con tutti i gruppi in Iraq, tra cui curdi e turcomanni“, dichiarava un funzionario turco, mentre Kirkuk è stata occupata dalle milizie curde. A maggio, la Turchia aveva dichiarato che il Fronte al-Nusra, emanazione in Siria del SIIL, aveva commesso crimini di guerra contro i civili, mettendola nella lista delle organizzazioni terroristiche. Il governatore di Kirkuk Najm al-Din Karim ha detto che le forze curde hanno sostituito i soldati iracheni ritiratisi dalla provincia. In sostanza, l’offensiva jihadista permette ai curdi di prendere il controllo del territorio conteso a Baghdad. Infatti, le provincie infiltrate dagli islamisti di Ninive, Salahadin, Kirkuk e Diyala sono nel territorio rivendicato dal governo del Kurdistan, che ha propri confini, forze di sicurezza e governo, ma che dipende finanziariamente da Baghdad. “Abbiamo rafforzato il controllo di Kirkuk e attendiamo ordini per dirigerci verso le aree controllate dal SIIL“, ha detto il generale di brigata peshmerga Shirko Rauf. John Drake, analista della AKE Group, ha detto che la crisi aiuterà i curdi nella disputa territoriale, “potrebbero avere ulteriore controllo sul territorio conteso con Baghdad rafforzando le proprie forze di sicurezza a Kirkuk e Tuz Khurmatu. Il fatto che un grande organizzazione islamista sia presente proprio sulla porta di casa del Kurdistan, sarà grande fonte di preoccupazione per i potenziali investitori e residenti locali“. Per il giornalista Asos Hardi, se gli islamisti controlleranno le aree sunnite, “divideranno l’Iraq praticamente in tre parti differenti. Una situazione molto pericolosa… non solo per i curdi, ma per tutto l’Iraq“. Il ministro degli Esteri inglese William Hague, da parte sua esortava i leader politici iracheni a formare un “nuovo governo di coalizione in fretta“. “Faremo tutto il possibile per alleviare le sofferenze umanitarie e, naturalmente, per risolvere l’annosa crisi in Siria“.

L’alleanza Baath-al-Qaida

Da Mosul provenivano i principali dirigenti del partito Baath di Sadam Husayn, mentre la regione di Kirkuk ospita la seconda riserva di idrocarburi del Paese. Durante il precedente regime, Mosul era un centro di comando di vitale importanza per Baghdad ed oggi si trova al crocevia tra Siria, Turchia e Kurdistan. Chi controlla Mosul può indebolire il governo centrale. Difatti, al-Qaida, il gruppo sufi dei naqshabandi e ciò che resta del Baath iracheno di Izat Ibrahim al-Duri, cooperano a Mosul e nel provincia di Ninive. Gli ex-ufficiali baathisti avrebbero diretto l’assalto all’aeroporto, al governatorato e alla televisione di Mosul. Secondo molte testimonianze da Mosul, non solo le bandiere del SIIL sventolano sulle posizioni abbandonate dall’esercito iracheno, ma all’ingresso della città vi sono ora i ritratti di Sadam Husayn e Izat Ibrahim al-Duri. Questa alleanza avrebbe nominato un nuovo governatore, Azhar al-Ubaydi, ex-generale dell’esercito iracheno. Una parata militare con carri armati, blindati e tre elicotteri si sarebbe tenuta il 12 giugno davanti a capi del SIIL ed ex-ufficiali baathisti.
Il primo ministro Nuri al-Maliqi ha dichiarato che l’occupazione di Mosul è una “cospirazione”, poiché le forze di polizia e l’esercito avevano semplicemente abbandonato Mosul ai militanti dello Stato Islamico in Iraq e Levante (SIIL). Non a caso il ministro degli Esteri iracheno Zibari Hosyhar riconosceva che le forze di sicurezza addestrate da Washington si sono semplicemente ‘squagliate’. Maliqi ha anche detto che i terroristi combattono in Iraq avendo perso in Siria, e chiedeva l’autorizzazione del Parlamento a dichiarare lo stato di emergenza, ma non è riuscito ad avere il quorum per la votazione, poiché solo 128 dei 325 deputati erano presenti alla sessione annunciata due giorni prima. Al-Maliqi riconosce che l’unica soluzione è organizzare l’esercito popolare, formando un’organizzazione simile alle Forze di Difesa nazionale della Siria. Il primo ministro sarebbe anche in trattative con una parte del governo regionale curdo, per lanciare la controffensiva con l’aiuto dei peshmerga. In effetti, le forze che può disporre il SIIL sono solo 10000 elementi provenienti da Golfo, Africa del Nord ed Europa, armati e finanziati dall’Arabia Saudita; una forza che difficilmente gli permetterebbe di occupare stabilmente città come Falluja, Samara, Mosul e Ramadi. Il gruppo è guidato dal 2010 da Abu Baqr al-Baghdadi. Nel 2011 al-Baghdadi inviò i suoi migliori terroristi in Siria per costituire il Fronte al-Nusra. Nel 2003-2007 si sarebbe ‘radicalizzato’ durante la detenzione a Camp Bucca, struttura statunitense nel sud dell’Iraq, dove furono detenuti molti comandanti di al-Qaida, e dove probabilmente acquisì quelle capacità tattiche ed organizzative che secondo gli analisti rende la sua organizzazione la più efficiente nel panorama islamista. Come indicato, all’offensiva dell’organizzazione hanno anche aderito i baathisti di Izat Ibrahim al-Duri, ex-vicepresidente di Sadam Husayn, ed oltre 40 ufficiali del vecchio esercito iracheno e dei Fedayin di Sadam; inoltre alcuni comandanti iracheni della regione, come il generale Abud Qanbar, il tenente-generale Ali Ghaydan e il generale Mahdi al-Ghazawi, che provengono dal vecchio esercito quando nel 2003 si arresero agli statunitensi senza combattere. Infatti, come spiegare che 1500 terroristi del SIIL riescono ad entrare a Mosul, che ha una guarnigione di 52000 soldati?
In realtà, ciò che viene spacciato per occupazione islamista dell’Iraq, non è altro che una serie di incursioni contro obiettivi limitati effettuati allo scopo di presentare un quadro mediatico catastrofico per permettere un ulteriore intervento militare diretto di Washington, il cui scopo autentico è abbattere il governo di al-Maliqi, filo-iraniano e filo-siriano, e sostituirlo con un governo formato da ascari di Arabia Saudita e Israele.

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