http://www.huffingtonpost.it
30/07/2014

           

In che modo Israele può sfuggire alla trappola di Gaza?
di Shlomo Ben-Ami
Ex ministro degli Esteri di Israeli

L'operazione Protective Edge di Israele contro Hamas, a Gaza, è il tipo di guerriglia asimmetrica che ha caratterizzato quasi tutti i conflitti in Medio Oriente degli ultimi anni. Le vittorie in questo tipo di guerra sono sempre elusive. Quali che siano i risultati dell'esercito superiore di Israele e del suo sistema anti-missili, e per quanto possa essere scioccante la devastazione di Gaza, Hamas sopravviverà, anche solo perché Israele lo vuole. L'alternativa - un'anarchia jihadista che farebbe di Gaza una Somalia palestinese - è semplicemente un'idea intollerabile anche solo da contemplare.

La retorica spaccona del leader di Hamas Khaled Meshal non può nascondere il fatto che il potere militare di Hamas abbia subito un colpo devastante. Ma, a meno che Israele non sia pronto a pagare un prezzo eccezionalmente alto in termini di reputazione internazionale occupando Gaza e distruggendo il suo arsenale e tutta la sua gerarchia militare, Hamas può ancora rivendicare la vittoria, essendo già sopravvissuto a un altro attacco violento da parte della colossale macchina militare israeliana.

La potenza superiore in un conflitto asimmetrico ha sempre dei problemi a definire i propri obiettivi. In questo caso, Israele aspira a raggiungere la "quiete" con poche ma sufficienti perdite tra i civili palestinesi così da minimizzare le critiche internazionali. Ma il fallimento nell'attenersi a questo obiettivo è esattamente laddove la potenza superiore viene sconfitta, nei conflitti asimmetrici. Inoltre, "la quiete" non è un obiettivo strategico; né il modo di Israele di raggiungerlo - una guerra ogni due o tre anni - si rivela particolarmente convincente.

La vera domanda è: posto che Israele ottenga la quiete che vuole, che cosa intende fare di Gaza in futuro? E cosa intende fare del problema palestinese di cui Gaza è parte integrante? La questione palestinese è alla radice delle guerre asimmetriche che Israele ha affrontato negli ultimi anni, non soltanto contro Hamas, cliente palestinese del Qatar, ma anche contro Hezbollah, delegato dell'Iran nella regione. Queste guerre stanno creando un nuovo tipo di minaccia per Israele, perché aggiungono alla dimensione strettamente militare dei conflitti le sfere della diplomazia, della politica regionale, della legittimità e della legge internazionale, dove Israele non è in vantaggio.

Ne risulta che, nei conflitti asimmetrici, Israele trovi la sua superiorità militare sminuita. Queste sono battaglie politiche che non possono essere vinte sul piano militare. L'asimmetria tra la natura delle minacce e la risposta di Israele finisce per porre il potere superiore militare in una posizione di inferiorità strategica. La diffusione della violenza in Cisgiordania - e il supporto da parte del Presidente palestinese Mahmoud Abbas agli obiettivi di Hamas - significa che Israele non può evitare le conseguenze politiche del conflitto. Hamas, che si dimentica essere stato un opponente della strategia diplomatica di Abbas, sta gradualmente diventando l'avanguardia nella lotta per la liberazione della Palestina.

Contrariamente a quanto crede il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, la principale minaccia esistenziale che il paese sta affrontando non è che in Iran abbiano le armi nucleari. Il vero pericolo si nasconde in casa: l'effetto corrosivo del problema palestinese sulla reputazione internazionale di Israele. La devastazione causata dagli scontri periodici asimmetrici di Israele, combinati con l'occupazione continua della terra palestinese e con la sempre crescente espansione degli insediamenti, ha fomentato una campagna per minare la legittimità di Israele.

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