pubblicata prima The National, di Abu Dhabi.

http://znetitaly.altervista.org
23 luglio 2014

Gli Stati Uniti hanno un ruolo decisivo nell’attacco di Israele a Gaza
di Jonathan Cook
Traduzione di Maria Chiara Starace

Due inviati di importanti canali televisivi statunitensi sono stati sommariamente “rimossi” la settimana scorsa dal fare servizi sull’attacco a Gaza, attimi prima che Israele desse inizio all’invasione di terra.

La NBC ha ritirato Ayman Mohyeldin, che è stato ampiamente lodato per l’imparzialità dei suoi articolo da Gaza, proprio quando aveva fatto uno scoop straziante. Aveva giocato a pallone con quattro ragazzi che sono stati uccisi pochi minuti dopo da un missile israeliano.

Mohyeldin è riuscito a pubblicare pochi tweet, prima di essere allontanato presumibilmente per motivi di “sicurezza”. Ma perché allora la NBC ha immediatamente mandato un sostituto? Dopo un grido di protesta pubblico, Mohyeldin è stato reintegrato, ma non è stata fornita alcuna spiegazione appropriata della decisione.

Poco tempo dopo la CCN ha dato un altro incarico alla sua inviata a Israele, Diana Magnay [a Mosca, n.d.t.] dopo un tweet in cui ha definito “feccia” una folla di israeliani che l’aveva minacciata con violenza quando li ha filmati mentre festeggiavano le esplosioni dei missili su Gaza. Il tweet è stato cancellato nello spazio di minuti, seguito dalla sua rapida partenza.

L’impressione lasciata da questi incidenti e il tono generalmente deferente verso Israele nei servizi giornalistici statunitensi è che, di fronte all’enorme pressione da parte della lobby israeliana, i dirigenti dei media stanno freneticamente controllando la produzione dei loro corrispondenti, compresa quella sui media sociali.

Questo punto di vista è stato confermato a Max Blumenthal da un produttore della NBC dopo che il canale ha licenziato in tronco Rula Jebreal una collaboratrice palestinese, in seguito alle sue rimostranze mentre era in onda, sulla massiccia esagerata presenza dei funzionari israeliani nei servizi giornalistici statunitensi. Il produttore ha detto che c’era una “caccia alle streghe”  condotta dai dirigenti della NBC e guidata  dal presidente  di un canale di informazione via cavo  dei media, Phil Griffin.

Le ovvie  manchevolezze nella copertura statunitense di una storia in cui la stessa Washington è un protagonista fondamentale,  ci priva di un pezzo essenziale del puzzle su che cosa accade nel conflitto israelo-palestinese.

Il Segretario di Stato americano John Kerry, è arrivato lunedì nella zona per intensificare i tentativi per un cessate il fuoco, il giorno dopo che un microfono dello studio rimasto aperto aveva catturato il suo commento sarcastico che da parte di Israele questa era stata “un’offensiva mirata, come no, proprio mirata”. Era stato appena informato di un orripilante attacco al quartiere di Shujaiiya che aveva provocato un sacco di morti, portando le vittime palestinesi a più di 650 e a migliaia i feriti.

La buona fede di Washington di mediatore onesto è ampiamente indiscussa negli Stati Uniti, anche se il paese fornisce attualmente a Israele miliardi di dollari di aiuti e di sostegno militare tale da rendere possibili questi ripetuti attacchi a Gaza.

L’affermazione è difendibile soltanto perché il reale comportamento di  Washington viene raramente vagliato in dettaglio.

Due recenti inchieste svolte dai media israeliani dimostrano il ruolo profondamente inutile avuto dagli Stati Uniti. Queste indicano che, qualunque siano le loro dichiarazioni pubbliche, gli Stati Uniti assistono Israele non soltanto in quello che il presidente Barack Obama ha chiamato il suo diritto alla “autodifesa”, ma nel danneggiare attivamente gli interessi palestinesi.

E non sembra importare se i palestinesi in questione siano Hamas oppure il favorito partner  nei negoziati, Mahomoud Abbas.

La prima rivelazione riguarda l’offerta egiziana della settimana scorsa di un cessate il fuoco. E’ stata presentata come occasione decisiva di porre fine allo spargimento di sangue, generosamente colta da Israele e respinta da Hamas. I “reclami” di Hamas di non essere stato consultato, sono apparsi soltanto come  dettagli in alcuni rapporti.

Il quotidiano liberale israeliano, Haaretz, ha subito confermato la versione di Hamas ai funzionari israeliani e ai diplomatici occidentali.

La realtà, secondo Haaretz, è che Kerry ha inviato in segreto al Cairo l’inviato di pace Tony Blair che a sua volta ha fatto pressioni sul presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi, per coordinare i termini del cessate il fuoco con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Attualmente Sisi sta intraprendendo una guerra totale contro la Fratellanza Musulmana dell’Egitto, alleata ideologica di Hamas. Ha anche punito duramente Hamas rafforzando l’assedio al confine che l’Egitto condivide con Gaza. Come Israele, l’Egitto di Sisi è un importante beneficiario degli aiuti israeliani.

In breve, Sisi e Netanyahu condividono uno spiccato interesse di indebolire e umiliare Hamas. E tuttavia, gli Stati Uniti li hanno incoraggiati a negoziare un cessate il fuoco senza consultare  Hamas.  Da allora, Washington ha respinto recisamente una proposta alternativa fatta dal Qatar e dalla Turchia che sono più solidali con Hamas.

Era stata una conclusione scontata che Hamas avrebbe rifiutato l’offerta di egiziana che ha mancato di affrontare punti di preoccupazione fondamentali, non ultimo che si ponga fine all’assedio soffocante e che Israele rispetti i precedenti patti, particolarmente quelli riguardanti i prigionieri.

La proposta di cessate il fuoco è stata nulla di più che una trappola il cui scopo era di provocare un rifiuto di Hamas e di fornire perciò a Israele un pretesto per dare il via all’attacco di terra.

Netanyahu, appoggiato dagli Stati Uniti, sta usando l’attuale attacco per terrorizzare la popolazione civile di Gaza, per esaurire le scorte di razzi di Hamas, e poi per forzarlo ad accettare i termini della resa.

La seconda indagine viene dal giornalista Raviv Drucker e questa volta riguarda i colloqui di pace falliti in aprile. I funzionari di Washington gli hanno detto che i negoziatori degli Stati Uniti hanno trascorso la fase cruciale dei colloqui coordinando posizioni esclusivamente con Netanyahu. Ad Abbas è stato quindi offerto il fatto compiuto di dure richieste israeliane.

Malgrado le sue dichiarazioni pubbliche, Washington stava anche cospirando in segreto con Israele per un’enorme espansione di progetti di insediamenti. Questi venivano annunciati – con la condanna ad alta voce di Kerry – ogni volta che un gruppo   di prigionieri palestinesi veniva rilasciato, una condizione che Abbas aveva posto per la sua partecipazione.

Però l’opposizione degli Stati Uniti è stata simulata, scrive Drucker. In realtà, Washington era “ stata informata in anticipo delle offerte [di insediamenti]”.

Non sorprende che Netanyahu abbia agito in malafede, e che le sue campagne militari in Cisgiordania e a Gaza siano destinate a interrompere la recente riconciliazione tra Hamas e Fatah di Abbas.

Come fa notare l’analista israeliano Noam Sheizaf, Netanyahu è contrario a un accordo di pace di qualsiasi tipo. Secondo lui “Mahmoud Abbas e Hamas sono sostanzialmente uguali. Qualsiasi guadagno di uno o dell’altro è una perdita per Israele.”

Dovrebbe però essere motivi di preoccupazione di gran lunga maggiori la decisione dell’Amministrazione Obama di appoggiare Israele  in tutto  e il silenzio dei media statunitensi sulla faccenda. Non può esserci alcuna speranza che una soluzione pacifica faccia mai progressi o che questi combattimenti con spargimento di sangue a Gaza si concludano, a meno che Washington venga finalmente smascherata come    principale correa di Israele.


Jonathan Cook ha vinto il Premio Speciale  Martha Gellhorn per il Giornalismo.  I suoi libri più recenti sono: “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” [Israele e lo scontro di civiltà: Iraq, Iran e ilpiano per rifare il Medio Oriente] (Pluto Press) e Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” [La Palestina che scompare: gli esperimenti di Israele di disperazione umana] (Zed Books).  Il suo sito web è: www.jonathan-cook.net.


Una versione di questo articolo è stata pubblicata la prima volta su The National, di Abu Dhabi.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/us-plays-decisive-role-in.israel-s-attack-on-gaza

Originale : non indicato

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