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8 Lug 2014

Rivolta palestinese in Israele?
di Alternative Information Center

Centinaia di dimostranti residenti nelle città palestinesi in Israele hanno incontrato i metodi violenti di controllo della folla e di dispersione utilizzati dalla polizia israeliana nello sforzo di prevenire manifestazioni, che hanno preso slancio negli ultimi tre giorni.

Le manifestazioni si sono diffuse in tutto il paese in protesta contro il rapimento e l’omicidio del bambino palestinese Mohammad Abu Khdeir, bruciato vivo da estremisti israeliani in risposta al rapimento e omicidio di tre israeliani avvenuto il mese scorso, così come contro i violenti attacchi in corso contro Gaza e le politiche razziste israeliane nell’area nel loro complesso. A lunedì sera, 277 cittadini palestinesi sono stati arrestati, 110 dei quali minorenni. Gli arresti sono stati compiuti durante raid mattutini nell’ambito di un’operazione di perquisizione portata avanti dalle forze israeliane in molte città palestinesi; gli individui arrestati sono per la maggior parte accusati di violazione dell’ordine pubblico e partecipazione a manifestazioni illegali. Si riporta che i tribunali israeliani prenderanno in considerazione le richieste della polizia di estendere la detenzione dei giovani palestinesi arrestati durante gli scontri e che 50 manifestanti sarebbero apparsi ieri dinnanzi alla corte. Middle East Monitor ha riportato di numerosi scontri tra palestinesi cittadini di Israele e forze israeliane: manifestazioni hanno avuto luogo a Nazareth, Kafr Kanna, Arraba, Deir Hanna, Al-Muthalath, Shefa Amr, Taybeh, Baqa Al-Gharbiya, Tira, Jaffa, Exsal, Freidis, Jisr Az-Zarqa, Hura, Tel As-Sabi, Lakiya ed Arara. Si riporta che il sindaco di Nazareth Ali Salam abbia sollecitato i manifestanti a tornare a casa. Il giorno prima aveva espresso la sua contrarietà alle manifestazioni, sostenendo che danneggerebbero il commercio, l’economia ed il turismo della città. Il sindaco si è spinto fino a criticare i leader delle proteste, nonostante i suoi commenti fossero stati accolti dallo sdegno di molti esponenti politici arabi locali. La sezione nazarena dell’Assemblea Democratica Nazionale, partito laico nazionalista arabo con tre esponenti nella Knesset, ha bollato questi commenti come “miserabili” e “pericolosi”, chiedendo scuse formali. Hadash, fronte comunista che conta quattro membri in parlamento, ha condannato Salam per aver esonerato il governo Netanyahu e “incolpato i leader arabi per quanto è accaduto.” Hanin Zoabi, membro della Knesset sconfitta nelle ultime elezioni locali a Nazareth proprio da Salam l’anno scorso, ha definito i suoi commenti “irresponsabili ed antipatriottici per una persona che aspira ad espletare il suo ruolo ufficiale di leader verso la sua città.” “Questo è il linguaggio israeliano, non quello palestinese” ha scritto Zoabi sulla sua pagina Facebook domenica, “e noi, come palestinesi, non lo riconosceremo mai.” Si specula che gli scontri possano intensificarsi ancora, dal momento che le forze israeliane continuano ad operare con violenza ed aggressività a Gaza ed in Cisgiordania. La situazione per i palestinesi che vivono in Israele è differente, ma anch’essi subiscono giornalmente gli effetti delle politiche razziste israeliane; il tasso di disoccupazione è alto, molti vivono sotto la soglia di povertà e la loro identità come palestinesi non è riconosciuta. L’ondata di continue proteste sia in Israele che nei territori palestinesi occupati rivela frustrazione in crescita e rabbia morale contro le politiche e prassi di Israele, e che gli eventi e le persone nelle città palestinesi all’interno di Israele sono intimamente connessi con le persone e gli eventi che hanno luogo in Cisgiordania e Gaza.  

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