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17 giu 2014

Quinto giorno di ricerche per i tre israeliani rapiti
di Roberto Prinzi

Continua la massiccia operazione dell’esercito di Tel Aviv per ritrovare i tre giovani, rapiti lo scorso giovedì. Israele sta valutando l’ipotesi di espellere tutti i leader di Hamas dalla Cisgiordania. Intanto il Ministro israeliano dell’Economia, Naftali Bennet, promette: “Israele renderà le tessere di appartenenza ad Hamas un biglietto per l’Inferno”.

Aggiornamento ore 15:10

Al termine di una riunione durata tre ore, il Gabinetto politico e di sicurezza israeliano ha deciso di aumentare la pressione militare su Hamas aggravando le condizioni di detenzione dei suoi affiliati nelle carceri israeliane. Secondo un alto ufficiale israeliano – citato dal quotidiano Ha’Aretz – anche il Ministro degli Interni, Gideon Sa’ar, è d’accordo con questa decisione. “Nei prossimi giorni – ha detto l’ufficiale – ci sarà una nuova riunione dove saranno presi altri provvedimenti contro Hamas”. 

Roma, 17 giugno 2014, Nena News –

Quinto giorno di ricerche per ritrovare i tre ragazzi israeliani Gilad Shaer (16), Naftali Frenkel (16) e Eyal Ifrach (19) rapiti giovedì scorso. Durante i rastrellamenti di questa notte sono state “arrestate” 41 persone. Si tratta per lo più di militanti di Hamas attivi nelle aree di Nablus ed Hebron.

Durante i raid notturni sarebbe stato sequestrato anche un ingente quantitativo di armi secondo quanto ha affermato un portavoce dell’esercito israeliano. Con gli ultimi “arresti” sale a 200 il bilancio (temporaneo) dei palestinesi fermati dalle truppe israeliane da quando sono spariti i tre israeliani. Tremila sono i soldati di Tel Aviv impegnati in questi giorni in questa complessa (e delicata) operazione salvataggio. Le ricerche si concentrano in particolare nell’area di Hebron.

“Siamo di fronte ad una complicata operazione. Dobbiamo essere preparati alla possibilità che questa richiederà del tempo” ha detto ieri il Premier israeliano Netanyahu in un discorso alla nazione. Il Primo Ministro è convinto che dietro il rapimento dei tre giovani israeliani ci sono i “terroristi” di Hamas.

“Quelli che hanno rapito i tre ragazzi – ha detto Bibi domenica durante la riunione del suo esecutivo – sono membri di Hamas, la stessa Hamas con cui Abu Mazen [il Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, ndr] ha formato un governo di unità nazionale”. Ieri, però, era stato proprio Netanyahu a telefonare Abu Mazen (telefonata non confermata ancora da Ramallah) dicendogli di aspettarsi un aiuto da parte palestinese per risolvere nel migliore dei modi l’“incidente”. L’ufficio del Presidente palestinese si era subito affrettato a pubblicare una nota in cui, se da un lato veniva condannato il rapimento, dall’altra veniva duramente criticata la vasta operazione militare israeliana in Cisgiordania.

“Mi aspetto un suo aiuto per riportare a casa i giovani rapiti e per catturare i loro rapitori” avrebbe detto il Primo Ministro israeliano al Presidente palestinese. Se confermata, sarebbe la loro prima conversazione telefonica dopo quasi un anno di silenzio. Significativa se si pensa che tra Ramallah e Tel Aviv regna ormai un silenzio tombale dallo scorso 24 aprile, da quando cioè i palestinesi hanno annunciato (e recentemente formato) un governo di unità nazionale. Una vera iattura per Tel Aviv che ha subito protestato con la comunità internazionale e con l’alleato statunitense (invano per ora) affinché non fosse conferita legittimità ad un governo che ha i “terroristi” di Hamas al suo interno.

Il rapimento dei tre giovani israeliano ha reso il clima politico incandescente. Non che, in verità, fosse difficile a riscaldarlo. Il governo israeliano ha già le sue grane interne. Le due aree della maggioranza governativa sono ormai ai ferri corti. Quella “moderata” (nettamente minoritaria) rappresentata da Tzipi Livni è sempre più un corpo estraneo all’interno di una coalizione dove a dettar legge sono sempre di più i “falchi” come il Ministro dell’Economia israeliano, Naftali Bennet. Proprio Bennet, con il linguaggio colorito che lo contraddistingue, ha stamattina dichiarato alla radio militare che Israele “renderà le tessere [di appartenza, ndr] ad Hamas, un biglietto per l’Inferno”. Parole durissime che non hanno bisogno di grosse interpretazioni e che fanno il paio con quelle pronunciate ieri. “Noi faremo in modo che i membri di Hamas diventino una seccatura per la popolazione palestinese”. Bennet ha poi lanciato monito: “se solo un capello dei nostri tre ragazzi sarà toccato, noi daremo la caccia a chiunque è coinvolto nel rapimento sia direttamente che indirettamente”.

Sulla questione dei giovani rapiti è intervenuto ieri anche il Ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman. Lieberman ha detto che i rapitori “devono essere combattuti con tutta la forza possibile. Il terrorismo è terrorismo e non fa distinzioni tra New York, Natanya o Gush Etzion” ha scritto sul suo account di Facebook. Ma il vulcanico Ministro ha anche approfittato del clima teso per ribadire un suo caposaldo politico: il rilascio dei “terroristi” – un “buon gesto” per riattivare le negoziazioni di pace – è vantaggioso solo per le organizzazioni terroristiche. Israele va solo a perderci.

Intanto il governo israeliano di estrema destra sta valutando la possibilità di espellere tutti i leader di Hamas presenti in Cisgiordania. Eventualità inaccettabile per il movimento islamico palestinese. “Le espulsioni non sono mai riuscite a spezzare la volontà e la determinazione dei palestinesi” ha dichiarato all’agenzia palestinese Ma’an Mushir al-Musri, membro del Consiglio legislativo palestinese. “La detenzione di ‘Aziz Dweik, Presidente del Parlamento palestinese, e di altri parlamentari è una mossa stupida e non farà altro che peggiorare la situazione”.

Clima rovente nelle strade palestinesi. Stamattina sei palestinesi sono stati feriti durante gli scontri con le forze israeliane vicino al checkpoint di Qalandya vicino a Ramallah. I soldati di Tel Aviv hanno sparato ai manifestanti con proiettili veri e di acciaio ricoperti di gomma. Un ragazzo, il diciassettenne Yazan Yaco’ub, è stato colpito al petto ed è in grave condizioni. Yaco’ub era tra le centinaia di palestinesi che oggi hanno protestato contro le truppe israeliane per l’omicidio del ventenne Ahmad Sarabin del campo profughi di Jalazon (Ramallah). Secondo fonti di sicurezza palestinesi l’esercito israeliano ha sparato poche ore fa anche nel distretto di Salfit nel nord della Cisgiordania. Ferito al piede nel villaggio di Haris Hamada Suf, 25 anni. Un portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld, ha confermato la sparatoria e ha detto che i palestinesi stavano gettando pietre sugli autobus nei pressi della colonia di Ariel.

Tensione anche nella Striscia di Gaza. Nella notte aerei da guerra israeliani hanno colpito la città di Khan Younis nel sud della Striscia. Al momento non si registrano né feriti né danni. L’attacco israeliano è una ritorsione al missile lanciato ieri da Gaza verso la cittadina israeliana di Ashkelon nel sud d’Israele. Anche qui non sono stati riportati danni. Nena News

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