Fonti: Hispantv      
Al Manar
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lug 12th, 2014

Israele, uno Stato occupante che non rispetta le leggi internazionali
di Luciano Lago

Gli avvenimenti di questi giorni dimostrano ancora una volta la vera natura di Israele: uno stato che si trasforma in una gigantesca macchina per assassinare e torturare persone innocenti dopo essersi comprato il placet e la complicità dei governi occidentali.
Mentre il regime israeliano continua i suoi attacchi aerei contro la striscia di Gaza, che sono iniziati dalla scorsa Domenica, non smette di crescere la cifra delle vittime palestinesi.

Secondo gli ultimi dati, rivelati questo venerdì da fonti mediche palestinesi, sono già 107 le persone che hanno perso la vita da Domenica per effetto dell’offensiva israeliana, in maggioranza civili con un alto numero di bambini, 24 secondo le fonti ospedaliere.
Nella stessa giornata di Venerdì, vari civili sono morti dopo che le loro case hanno subito l’impatto dei missili israeliani, così anche nello stesso modo un numero considerevole di persone ha perso la vita nella località di Deir al-Balah, nel centro dell’enclave palestinese.

Poco tempo prima, in circostanze simili, sono stati comunicati gli attacchi subiti a Beit Hanoun e Beit Lahiya (due città nel nord della striscia di Gaza), dove tre palestinesi, tra loro un bambino, sono stati obiettivo mortale degli aerei del regime israeliano.


Il crescente numero di vittime mortali a Gaza è stato prodotto dalle massicce incursioni aeree lanciate dall’esercito israeliano: 600 obiettivi negli ultimi giorni.

Come se fosse poco, il regime di Tel Aviv ha mobilizzato 20.000 soldati per una possibile invasione via terra nell’enclave costiero.
Nonostante tutto, il Movimento di resistenza Hamas ha manifestato di essere pienamente pronto ad affrontare qualsiasi attacco del regime di Israele, che sia aereo o terrestre.

“Ogni paese occupato ha il diritto di resistere e noi lo stiamo facendo”, ha affermato il Giovedì il portavoce di Hamas, Osama Hamdam. Questa nuova ondata di crimini del regime di Israele contro il popolo palestinese ha provocato l’indignazione della comunità internazionale.

Il primo ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato che alla campagna aerea seguirà una operazione via terra ed il capo di stato maggiore israeliano ha dichiarato che ” invieremo tutta la nostra forza e ci prenderemo tutto il tempo che sia necessario…per ottenere la vittoria”. L’esercito israeliano ha richiamato oltre 40.000 riservisti.

Se si fa una stima di quante sono state le aggressioni contro la disgraziata popolazione della striscia di Gaza è divenuto difficile tenere il conto: dall’operazione “piombo fuso”del 2009 che lasciò in soli 5 giorni oltre 1500 morti e migliaia di feriti, ad una serie incontenibile di raid aerei fatti soltanto nel corso degli ultimi mesi, sempre con il pretesto di rappresaglie che puntualmente coinvolgono la popolazione civile come prime vittime.

Il regime di Israele adduce sempre il pretesto delle “provocazioni” effettuate da Hamas ma in realtà il più delle volte le provocazioni di Hamas sono fatte in risposta ai continui omicidi di palestinesi che avvengono sia a Gaza che nell’entroterra.
Risulta inoltre evidente la sproporzione fra quelli che Israele ritiene una minaccia per il suo territorio, lanci di razzi e missili obsoleti verso il territorio di Israele che vengono quasi sempre raggiunti dalla contraerea missilistica israeliana (la “cupola di ferro”) ed i bombardamenti effettuati con i caccia bombardieri F16 e gli Elicotteri Apache che sganciano sugli edifici di Gaza dove esiste la più alta concentrazione di abitanti per Km. quadrato ed è quindi impossibile pensare di non mietere vittime civili. Lo dimostra la conta delle vittime sempre altissime da parte palestinese e praticamente nulla da parte israeliana.

D’altra parte lo Stato di Israele, considerato la più forte potenza militare del M.O., sesto esportatore di armi, impiega tutta la sua forza contro di fatto una popolazione disarmata e logorata da un blocco economico che dura da anni e che ha ridotto in condizioni di grave difficoltà tutta la popolazione che manca di generi di prima necessità, di medicine, di acqua ed energia elettrica razionata dalle autorità israeliane.

Vergognoso il sistema con cui vengono presentati i servizi sulle reti TV nei paesi occidentali, tutte protese a far credere che ci sia una guerra fra due eserciti , mettendo in primo piano il lancio di missili contro il territorio israeliano e, soltanto in secondo piano, i bombardamenti effettuati a Gaza e descritti come destinati a colpire obiettivi di Hamas, quando in realtà si colpiscono palazzi di povera gente, scuole, centri medici e persino la base dei cooperanti internazionali. Nessuno dei commentatori poi ricorda il blocco imposto su Gaza dalle autorità israeliane, come se questo sia un provvedimento amministrativo normale e non una misura di guerra.
La Palestina è abituata a subire le aggressioni, da quando esiste lo Stato ebraico (1948) gli aggressori sono sempre stati i sionisti, arrivati da fuori, con l’appoggio delle grandi potenze, ad occupare una terra che non era la loro ed ad espellere brutalmente milioni di persone, ancora oggi in molte zone avviene lo spianamento delle case palestinesi con i buldozer, abbattendo gli oliveti, per fare posto ai coloni ebrei ed ai nuovi insediamenti.

Si tratta in buona parte anche dei territori della Cisgiordania, occupata a seguito della guerra del 1967 e mai più restituiti, nonostante le condanne intervenute e le risoluzioni delle Nazioni Unite in difesa dei diritti delle popolazioni palestinesi.
In questa situazione, quando l’occupante rimane illegalmente sulle terre non sue ed in più costruisce il vergognoso muro di cemento ad isolare la enclave palestinese e sottopone a continue vessazioni la popolazione che transita ai valichi, la lotta armata dei palestinesi contro gli occupanti è perfettamente giustificata e legittima come stabilito dalle convenzioni e dal diritto internazionale. Questo tanto più che è lo stesso governo israeliano che si è rifiutato più volte (l’ultima in sede ONU) di dare riconoscimento ad uno Stato palestinese.

Non si può applicare una doppia morale ed una doppia valenza del diritto internazionale secondo chi sia l’aggressore o l’occupante. Lo Stato di Israele ha dimostrato di essere uno Stato canaglia che viola sistematicamente le risoluzioni dell’ONU, le leggi e le convenzioni internazionali, prima fra tutte quella che proibisce l’uso della rappresaglia sulle popolazioni civili. Azione questa che è di ordinaria amministrazione per Israele, come testimoniano gli avvenimenti a Gaza.
Negli ultimi 14 anni, tra bombardamenti e raid punitivi, lo Stato di Israele ha la responsabilità di aver ucciso ben 1.520 bambini palestinesi, per non menzionare le denunce fatte da vari organismi internazionali che si occupano dei diritti dell’infanzia i quali hanno rilevato che i minori palestinesi vengono sistematicamente feriti, torturati e detenuti nelle carceri israeliani e sottoposti ad abusi sistematici.

Ci sono varie testimonianze che, anche in questa crisi, Israele abbia utilizzato il pretesto dell’omicidio dei tre ragazzi ebrei, per poi scatenare una operazione già preparata per mettere i bastoni fra le ruote all’unione dell’opposizione palestinese in un unico fronte, a seguito degli accordi presi tra Hamas e la Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

In particolare si nota come, nonostante fosse in possesso di tutte le prove dei rapimenti e delle uccisioni, il governo israeliano non ha fornito prove per indicarne i responsabili. Le persone direttamente connesse alle telefonate o al ritrovamento dei corpi sono rimaste non identificate.
Il primo ministro Netanyahu ha usato questo evento per ottenere un enorme vantaggio politico:
-creare divisioni nel nuovo “governo di unità” di Fatah e Hamas;
-punire fisicamente i membri di Hamas e la causa della resistenza palestinese;
-ottenere l’approvazione da parte del Knesset della legge che blocca il ritorno di Gerusalemme Est ai palestinesi;
-cercare di fomentare una terza intifada per legittimare ulteriori attacchi ai palestinesi, e
-suscitare un tale odio per i palestinesi che per loro è diventato difficile mostrarsi per le strade israeliane.

L’alba di un nuovo giorno di leva a Gaza, le madri che hanno perso i loro figli non hanno più lacrime e ci sono poche speranze che i bambini di Gaza possano tornare a giocare nelle strade e sentirsi sicuri nelle loro case senza temere di essere massacrati da un missile o una bomba israeliana che arriva all’improvviso con un sibilo di morte.

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