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Venerdì 10 Ottobre 2014

Lettera di una combattente curda delle YPJ a Kobanê

Mi sono ricordata di te e ho pianto. Azad ha una bella voce. Anche lui ha pianto quando stava cantando. Anche a lui manca sua madre che non vede da un anno. 
Ieri abbiamo aiutato un amico ferito. É stato ferito da due proiettili. Non sapeva molto della seconda ferita quando stava indicando la prima pallottola nel petto. Stava sanguinando troppo dai suoi fianchi. Abbiamo fasciato la ferita e gli ho dato il mio sangue. Siamo nel lato est di Kobani, madre… A sole poche miglia ci troviamo tra noi e loro. Vediamo le loro bandiere nere, sentiamo le loro radio, qualche volta non capiamo cosa dicono quando parlano lingue straniere, ma possiamo dire che sono spaventati. 
Noi siamo un gruppo di nove combattenti. Il più giovane Resho è di Afrin. Ha combattuto a Tal Abyad è si unito a noi. Alan è di Qamishlo, la zona migliore, ha combattuto a Sere Kaniye e poi si è unito a noi. Ha qualche cicatrice sul suo corpo. Ci ha detto che sono per Avin. Il più vecchio è Dersim, viene dalle montagne di Kandil e sua moglie ha subito il martirio a Diyarbekir e lo ha lasciato con 2 bambini. 
Siamo in una casa alla periferia di Kobani. Non sappiamo molto dei suoi proprietari. Ci sono foto di un uomo anziano e una di un giovane uomo con un nastro nero, un martire …C’è una foto di Qazi Mohamad, Mulla Mustafa Barzani, Apo, e una vecchia mappa ottomana che cita il nome Kurdistan. 
Non abbiamo avuto il caffè per un po', abbiamo scoperto che la vita è bella anche senza caffè. Onestamente non ho mai avuto un caffè buono come il vostro mamma. Siamo qui per difendere una città pacifica. Non abbiamo mai preso parte nell’uccisione di nessuno, invece abbiamo ospitato molti feriti e rifugiati dei nostri fratelli siriani. Stiamo difendendo una città musulmana che ha decine di moschee. Le stiamo difendendo da forze barbare. 
Mamma, io vi verrò a trovare una volta che questa sporca guerra, che è stata costretta su di noi, è finita. Io sarò lì con il mio amico Dersim che andrà a Diyarbekir per incontrare i suoi figli. A noi tutti manca casa e vogliamo tornare, ma questa guerra non sa cosa significa mancare. 
Forse non tornerò madre. Allora sii certa che ho sognato di vederti per così tanto tempo ma io non sono stata fortunata. 
So che visiterete Kobani un giorno e cercherete la casa che ha visto i miei ultimi giorni…è sul lato est di Kobani. Parte di essa è danneggiata, ha una porta verde che ha molti buchi da colpi da cecchino e vedrete 3 finestre,u no sul lato est, vedrete il mio nome scritto in inchiostro rosso… 
Dietro quella finestra madre, ho aspettato contando i miei ultimi momenti, guardando la luce del sole mentre penetrava nella mia stanza dai fori di proiettile in quella finestra.
Dietro quella finestra, Azad ha cantato la sua ultima canzone su sua madre, aveva una bella voce quando diceva “mamma mi manchi”. 
MAMMA MI MANCHI

Tua figlia, Narin

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