Il rapporto è stato pubblicato il 15 ottobre 2014
http://nena-news.it/
27 e 28 ottobre 2014

Kobane. Tra assedio e resistenza.

Il rapporto del Congresso Regionale del Kurdistan: perché la città siriana è sotto assedio? Quale il ruolo delle forze locali e kurde? E quale quello messo in campo dal vicino turco?

Bruxelles, 27 ottobre 2014, Nena News

Ricordando Srebrenica, Vukovar, Ruanda, Halabja, Shengal…? Probabilmente non ci siamo mai perdonati per questo. Se non vogliamo che si ripeta a Kobanê, dobbiamo agire ora. Non è nostra responsabilità sostenere la resistenza curda a Kobanê?

1.            Introduzione

In questo dossier vogliamo condividere informazioni importanti sulla guerra in corso nel Kurdistan Occidentale (Rojava) Siria. Come potrete percepire da queste informazioni c’è una grossa guerra che si sta verificando in Medio Oriente e soprattutto attraverso il Kurdistan. La relazione indica inoltre che i terroristi dell’ISIS stanno portando avanti un massacro su larga scala e un atto di genocidio contro il popolo curdo nel cantone di Kobanê in Rojava. L’attuale attaco dell’ISIS, iniziato il 15 settembre 2014 contro il Cantone di Kobane, è attuato in collaborazione con lo stato turco. I curdi sono impegnati in una guerra legittima di autodifesa per porre fine a questa guerra sporca contro l’umanità. Stanno combattendo l’ISIS con armi e tecnologia militare limitate e hanno solo la loro forza di volontà e il sostegno del popolo. La tragedia è che i curdi sono stati lasciati soli in questa guerra che minaccia tutta l’umanità. Nonostante questo i curdi sono determinati nel resistere. 

2.            Kobanê – una città sotto assedio e perché?

La regione curda di Kobanê è stata assediata lo scorso anno dai terroristi dell’ISIS da tre lati e dal confine con la Turchia a nord. Dal 15 settembre 2014 Kobanê si è trovata sotto attacchi brutali da parte delle grandi forze ISIS con artiglieria pesante e carri armati. Le YPG e YPJ (Unità di Difesa del Popolo/Unità di Difesa delle Donne) hanno resistito per quasi quattro settimane, pur essendo disarmate e tagliate fuori. Per le YPG e YPJ si è trattato di una lotta esistenziale per mantenere il controllo su una delle loro tre enclavi non contigue nel nord della Siria e difendere la popolazione civile da attacchi indiscriminati e odiosi dell’ISIS.

La regione di Kobanê è una delle tre enclavi curde non contigue in Rojava (regioni curde della Siria). I curdi in Rojava, insieme con un altro gruppo etnico e religioso nelle regioni, hanno stabilito la propria amministrazione cantonale ad Afrin, Kobanê e Cizire.

L’autonomia di Kobanê è stata dichiarata nel novembre 2013 nell’ambito di una costituzione democratica con la partecipazione di tutti i gruppi religiosi ed etnici. La creazione di strutture di base democratiche di autogoverno in Rojava pone un’alternativa democratica per l’intero Medio Oriente, al di là di un fondamentalismo nazionalista, religioso e patriarcale. Questo modello democratico in Rojava è la spina nel fianco dei gruppi terroristici come Al Qaeda, Jubhat al Nusra, e ISIS, nonché delle forze regionali. ISIS sta attaccando Kobanê a causa di questi risultati nel Kurdistan occidentale (Rojava).

Nel corso delle ultime quattro settimane, la situazione nella regione è ulteriormente degenerata. Le forze dell’ISIS hanno trasmesso dichiarazioni su come massacreranno e uccideranno i curdi nel momento in cui avranno conquistato la città, riferendosi a loro come “infedeli”, “secolari” e “non credenti”. Inoltre, le dichiarazioni dicono che hanno promesso di rinominare la città `Ayn Al-Islam` e di cancellare ogni segno della sua storia e della cultura del passato. Kobanê è una zona agricola fertile nell’antica regione dell’”Alta Mesopotamia”, conosciuta per il suo patrimonio tradizionale e culturale in 400 villaggi nelle zone circostanti la città. I curdi che vivono nella campagna di Kobanê sono stati obbligati a lasciare le loro case e di oltre 370 villaggi è stata fatta una pulizia etnica della popolazione curda.

L’ISIS sta avanzando verso la città di Kobanê e pesanti combattimenti di strada sono attualmente in corso tra le YPG/YPJ e i terroristi ISIS. Ci sono ancora migliaia di civili all’interno della città e sono sotto la minaccia di strage imminente da parte dell’ISIS, in quanto il gruppo sta cercando di prendere il controllo dell’unico valico rimasto tra Kobanê e la Turchia.

– Le forze della coalizione internazionale hanno condotto raid aerei in Kobanê nel corso delle ultime settimane per fermare gli attacchi ISIS. Gli attacchi aerei devono, tuttavia, essere coordinati con le forze delle YPG locali sul campo che combattono l’ISIS strada per strada.

– Vi è anche un disperato bisogno di aprire un corridoio di approvvigionamento da Kobanê alla Turchia, di rompere l’assedio e rifornire la città a livello logistico e medico. L’ISIS ha continuato a rafforzare le sue prime linee intorno a Kobanê con nuovi combattenti, munizioni e armi pesanti.

– Il mondo deve agire ora per sostenere la resistenza di Kobanê prima che sia commesso un nuovo massacro contro il popolo curdo.

– Le amministrazioni cantonali in Siria dovrebbero essere riconosciute allo stesso modo del governo regionale del Kurdistan (KRG) in Iraq. La resistenza delle YPG/YPJ dovrebbe essere sostenuta.

–  Le misure adottate in Iraq contro l’ISIS dovrebbero essere attuate anche in Siria.

–  Un aiuto umanitario urgente dovrebbe essere somministrato a coloro che fuggono dalle atrocità dell’ISIS.

3.            Un breve bilancio dell’attacco dell’ISIS a Kobanê a partire dal 15 settembre

Quando è iniziato l’attacco dell’ISIS su Kobanê, il 15 settembre, le potenze regionali nonché la Turchia e gli altri sostenitori dell’IS prevedevano un’altra Sinjar o Mosul e speravano che la città sarebbe caduta in poche ore o giorni. Tuttavia, la resistenza eroica dei combattenti delle YPG e YPJ di Kobanê, con risorse limitate e vecchie armi, hanno combattuto questi terroristi per gli ultimi 30 giorni, senza arrendersi e senza titubanza. In particolare le donne combattenti delle YPJ hanno attirato l’attenzione mondiale per la lotta spalla a spalla con gli uomini. Il morale e le competenze nel combattimento delle YPG/YPJ hanno rafforzato il morale dei curdi in tutto il Kurdistan e in tutto il mondo.

Il nome di Kobanê e dei suoi combattenti in questi giorni è sulla lingua di tutti i curdi e del mondo. 3.1 L’ISIS ha concentrato tutte le sue forze contro Kobanê L’ISIS ha sospeso i suoi attacchi in altre regioni della Siria e concentrato tutte le sue forze contro Kobanê. L’IS sta attaccando Kobanê con le forze raccolte dall’Iraq, Al Raqqa, Tel HemIs, Manbej, Jarabulus, Deir al-Zor, Tel Abyad e altre aree siriane. Dopo che le YPG/YPJ iniziano con una nuova offensiva, i terroristi dell’IS invadono dalle zone di Tel Abyad e Jarablus portando armi più pesanti e munizioni con cui mirano a impadronirsi della città di Kobanê. Accanto alle armi pesanti, carri armati e artiglieria, l’ISIS usa sempre più autobombe.

Durante i primi giorni degli scontri le YPG/YPJ prendevano misure preventive contro la minaccia di genocidio evacuando i villaggi per la sicurezza dei civili. Passo dopo passo l’ISIS stava attaccando villaggi curdi ad Est, Ovest e Sud di Kobanê. Gli scontri molto pesanti hanno fatto irruzione nei villaggi ad ovest di Kobanê: Zerik, Gire Zagros, Jib Alferec, Derbazin, Boraz, Degirmen, Ewene e Qilhayde; Est di Kobanê: Korik, Metini, Idaniye, Bekhdik, Qilqilik e Ebu Sirre e Sud di Kobanê: Qerarishik, Bokhaze, Berkhbatan, Torman, Qamche, Kunaftar, Zerik, Ochkardesh, Chelebiye, Piling, Kharbistan, Goraniye, M.khabur.

3.2 Lo Stato turco forniva munizioni all’ISIS tramite ferrovia

Lo Stato turco è direttamente coinvolto nella guerra per la fornitura di munizioni e ‘assistenza’ logistica all’ISIS tramite ferrovia. Fonti locali a Gire Spi (Tel-Abyad) garantivano che le partite fossero consegnate in treno sulla linea tra il Kurdistan turco e il Kurdistan siriano presso una base militare utilizzata dalle bande di fronte al villaggio di Silîb Qeran.

4.            La resistenza di Kobanê diventa una resistenza nazionale

Milioni di curdi nel Nord Kurdistan (Turchia) e in Europa hanno sostenuto l’eroica resistenza di Kobanê. Anche migliaia di forze democratiche, gruppi e partiti nei rispettivi paesi hanno anche partecipato alle manifestazioni in solidarietà con la resistenza di Kobanê e i combattenti YPG/YPJ. Sono seguite proteste, manifestazioni, raduni nel sud e nell’est del Kurdistan.

4.1 Manifestazione di massa in Europa

Londra; Centinaia di persone di nazionalità curda hanno organizzato una demo presso l’aeroporto di Heathrow per protesta. La demo, iniziata al Terminal 2 dell’aeroporto, mirava a fermare i voli per la Turchia.

Germania; continuano raduni e dimostrazioni in molte città della Germania. Mentre i dimostranti marciavano verso le ambasciate turche, l’azione sit-in continua. In quasi tutte le città tedesche i curdi hanno marciato verso l’ambasciata degli Stati Uniti in seguito a incontri presso i parlamenti regionali.

Riuniti di fronte al Parlamento Federale, alle ambasciate americane, russe e francesi, i manifestanti hanno chiesto un’azione urgente principalmente dalla Germania e dall’Unione Europea. Non solo in Inghilterra e in Germania, in tutti gli altri paesi europei come Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Svizzera, Stati balcanici, Austria. Anche in Russia, India, Afghanistan, Sud-Africa, Stati Uniti e in molte città del Sud-America, i curdi e i loro amici sono andati in strada per sostenere la resistenza di Kobanê contro l’ISIS.

4.2 Regione del Kurdistan /Kurdistan iracheno

Nella seconda settimana della resistenza di Kobanê si è tenuto a Sulaymaniyah uno sciopero della fame largamente organizzato. In due occasioni si sono tenute a Sulaymaniyah grandi marce.

Il 6 ottobre 35 curdi, assiri, armeni e i partiti politici turcomanni, hanno fondato una campagna per sollecitare il governo curdo a sostenere Kobanê. L’8 ottobre uno sciopero della fame è stato avviato di fronte al Parlamento curdo di Erbil. Una marcia di solidarietà con Kobanê ha avuto luogo il 9 ottobre, organizzata da 35 curdi, assiri, armeni, e dai partiti politici turcomanni di Erbil.

Il Parlamento Federale Regionale del Kurdistan ha condannato il 12 ottobre il trattamento violento riservato ai manifestanti in Turchia coinvolti in azioni di solidarietà con Kobanê e ha invitato le autorità turche ad ascoltare le richieste dei manifestanti.

Decine di migliaia di persone a Sulaymaniyah, Erbil, Dokan, Kelar, Halabja, Kirkuk, Ranya, Germiyan hanno tenuto comizi per Kobanê.

4.3 Kurdistan dell’Est/Iran

Nel Kurdistan orientale il silenzio è stato rotto. Nonostante il pericolo del regime iraniano, migliaia di curdi sono scesi in piazza e hanno scandito slogan a favore delle YPG e YPJ. E’ noto che il coinvolgimento politico o l’attività da parte dei curdi in Iran può essere punito con la pena di morte. Nonostante questa minaccia, i curdi stavano dalla parte di Kobanê. Nelle città curde come Mahabad, Urmiye, Sine, Ciwanroyê, Bokan, Kirmanşah, Merîwan, Pîranşar, Serdeşt, Baneh, Saqiz, Paweh, Tebriz, nonché nella capitale iraniana Teheran, migliaia di persone urlavano per la vittoria di Kobanê e per condannare l’ISIS.

A Teheran poche centinaia di curdi hanno protestato contro la mancanza di azione a livello internazionale davanti al Palazzo delle Nazioni Unite. Centinaia di studenti curdi hanno tenuto una marcia di protesta nei pressi dell’Università Tebriz. Dopo le proteste e i raduni molti dei manifestanti sono stati arrestati.

4.4 Kurdistan del Nord/Turchia

Milioni di curdi in Turchia protestano contro gli attacchi dell’ISIS a Kobanê. Ma le politiche governative turche attaccano i manifestanti con le loro forze paramilitari. Le forze di polizia turche gridavano “Viva l’ISIS”.

Il Ministro dell’Interno turco Efkan Ala ha tenuto una conferenza stampa e ha annunciato il bilancio delle azioni di protesta in tutta la Turchia a partire dal 6 ottobre, che sono state attuate in solidarietà con la resistenza di Kobanê e per protestare contro gli stretti rapporti del governo dell’AKP con l’ISIS.

Ala ha detto che 33 persone hanno perso la vita, e altre 351 sono rimaste ferite. Mentre Ala ha ammesso che 35 province sono state influenzate dalle azioni, ha definito i manifestanti “un gruppo marginale”.

4.4.1 Il bilancio dopo l’attacco da parte delle forze di polizia turche:

1.            Hakan Buksur (25 anni), bomba di gas lacrimogeno dalla polizia, 7 ottobre, Muş/Varto;

2.            Hamdi Caner (55), sparatoria della polizia, 7 ottobre, Van;

3.            Kerem Karaaslan (22), sparatoria delle forze paramilitari, 7 ottobre, Mardin;

4.            Sinan Toprak (16), sparatoria delle forze paramilitari, 7 ottobre, Mardin;

5.            Bilal Ghezer (29), sparatoria delle forze paramilitari, 7 ottobre, Mardin;

6.            Yusuf Çelik (17), sparatoria delle guardie di Villaggio dell’AKP, 7 ottobre, Siirt;

7.            Mehdi Erdoğan (35), sparatoria delle guardie di Villaggio dell’AKP, 7 ottobre, Siirt;

8.            Mahsum Çoban (21), sparatoria delle forze paramilitari, 7-8 ottobre, Diyarbakır;

9.            Emrah Demir (23), sparatoria delle forze paramilitari, 7 ottobre, Batman;

10.        Eshan Akdogan, sparatoria di sconosciuti, 7-8 ottobre, Mardin;

11.        Davut Nas (19), sparatoria della polizia, 8 ottobre, Siirt;

12.        Kamil Tas (28), sparatoria di sconosciuti, 8-9 ottobre, Siirt;

13.        Ahmet Albay (65), sparatoria dell’ISIS, 8 ottobre, Adana;

14.        Necmettin Çelik (45), sparatoria delle guardie di Villaggio dell’AKP, 9 ottobre, Siirt;

15.        Abdulkerim Seyhan (27), sparatoria dei soldati turchi, 9 ottobre, Mardin;

16.        Besir Remezan Arif (8), sparatoria dei soldati turchi, 9 ottobre, Nusaybin;

17.        Yunus Aktaş, sparatoria della polizia, 9 ottobre, Van;

18.        Erhan Şenyuza, sparatoria della polizia, 9 ottobre, Bingöl;

19.        Ali Bozan, sparatoria della polizia, 9 ottobre, Bingöl;

20.        Yunus Bulut, sparatoria della polizia, 9 ottobre, Bingöl;

21.        Murat Karaca, sparatoria della polizia, 9 ottobre, Bingöl;

22.        Necmettin Demir, sparatoria della polizia, 9 ottobre, Bingöl;

23.        Kendal Serhat, sparatoria della polizia, 9 ottobre, Bingöl;

24.        Sulayman Balcı (15), attacco da islamisti razzisti, 9 ottobre, Gaziantep;

25.        Sevgi Alici (16), attacco da islamisti razzisti, 9 ottobre, Gaziantep;

26.        Ömer Uçeker (27), attacco da islamisti razzisti, 9 ottobre, Gaziantep;

27.        “Nome sconosciuto”, attacco da islamisti razzisti, 9 ottobre, Gaziantep;

28.        Murat Dağ, sparatoria della polizia, 9-10 ottobre, Diyarbakır;

29.        Mert Değirmenci (18), attacco da islamisti razzisti, 9-10 ottobre, İstanbul;

30.        Mesut Menekse (42), attacco da islamisti razzisti, 9-10 ottobre, Diyarbakır;

31.        Sahan Akdogan (27), attacco da islamisti razzisti, 9 ottobre, Gaziantep;

32.        Uğur Özbay (19), sparatoria della polizia, 9 ottobre, Diyarbakır;

33.        Baver Şeyhanlıoğulları (18), sparatoria della polizia, 9 ottobre, Diyarbakır.

 

Seconda Parte

Le dichiarazioni internazionali e l’opportunismo di Ankara che ha visto nell’Isis la migliore delle opportunità.

Ricordando Srebrenica, Vukovar, Ruanda, Halabja, Shengal…? Probabilmente non ci siamo mai perdonati per questo. Se non vogliamo che si ripeta a Kobanê, dobbiamo agire ora. Non è nostra responsabilità sostenere la resistenza curda a Kobanê? 

2.            Dichiarazione del Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite

Il rappresentante delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, ha invitato la comunità internazionale e la Turchia a Ginevra il 10 ottobre 2014 per intraprendere azioni decisive per proteggere i civili e impedire che la città cada sotto il controllo dell’ISIS. De Mistura ha paragonato la situazione di Kobanê all’assedio di Srebrenica e ha detto:

“Ricordate Srebrenica? Noi si. Non abbiamo mai dimenticato. E probabilmente non ci siamo mai perdonati. Io ero in zona. Non ero a Srebrenica, ma facevo parte del personale della generazione del segretariato delle Nazioni Unite che si sentiva male quando si rese conto che ci si stava concentrando su Dubrovnik, su Sarajevo e Srebrenica cadde. Ricordate Vukovar, ricordate il Ruanda. Abbiamo raccontato noi stessi, sulla base dei principi che il Segretario Generale Ban Ki-moon continua sempre più ad enfatizzare, gli Human Rights Up Front, e cioè che quando esiste una minaccia imminente per i civili non possiamo, non dobbiamo restare in silenzio.

“Ci sono un sacco di motivi politici, ragioni strategiche che possono indicare che è difficile fare qualcosa al riguardo. Ma il Segretario Generale ha chiaramente fatto una dichiarazione dicendo che chiunque sia in grado di fare qualsiasi cosa la dovrebbe fare. Si prega di prendere provvedimenti per proteggere i civili, in questo caso di Kobanê -Ayn al-Arab. Abbiamo uno scenario internazionale per giustificare qualsiasi tipo di azione? Bene, la risoluzione 2170 parla molto chiaro. Chiunque può dovrebbe fare quello che può per controllare ed eventualmente fermare questo movimento terroristico atroce, soprattutto quando questi stanno indicando chiaramente dove si stanno dirigendo. Esiste il diritto umanitario. Esiste Srebrenica. Ci sono le immagini che non vogliamo vedere, non possiamo vedere, e spero che non vedrete persone decapitate, tra i difensori e i civili. Questo dovrebbe in teoria produrre abbastanza aderenza”. 

Il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon e l’Ufficio per l’Alto Commissariato per i Diritti Umani hanno anche espresso gravi preoccupazioni per la minaccia di massacri contro i curdi a Kobanê.

Dichiarazione dell’Unione Europea

“Siamo profondamente preoccupati per la sicurezza e la situazione umanitaria in Kobanê e il resto della regione curdo-siriana, autoproclamatasi autonoma, dopo tre settimane di assedio e feroci combattimenti contro l’ISIL. Il popolo di Kobanê ha dimostrato alla comunità internazionale la volontà di utilizzare tutti i mezzi per proteggere i propri diritti fondamentali e i valori e di resistere all’oppressione.

“Condanniamo fermamente l’ISIL e la sua offensiva a Kobanê e rimaniamo impegnati a svolgere il nostro ruolo fino in fondo nella lotta contro l’ISIL e in solidarietà con tutte le persone che soffrono a causa delle azioni dell’ISIL. L’UE, la Turchia e tutti gli altri partner regionali e internazionali, devono collaborare di più per isolare e contenere la minaccia dell’ISIL. L’UE continua a sostenere pienamente gli sforzi diplomatici del rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Siria Staffan De Mistura verso una soluzione politica della crisi siriana.

“Siamo anche molto preoccupati per le recenti violenze affiliate in Turchia e per la perdita della vita. Chiediamo a tutte le parti di impegnarsi nel dialogo per risolvere le divergenze, e ribadiamo il forte sostegno dell’UE per il processo del governo per la risoluzione curda. L’UE è occupata dall’urgenza della situazione e sta lavorando ai dettagli di un pacchetto aggiuntivo significativo di ulteriore supporto”. 

3.            La città che scuote il mondo ha resistito e dimostrato che non cadrà

7.1 La città che scuote il mondo

Una città curda al confine tra Turchia e Siria, Kobanê, si è rivelata essere la Stalingrado di oggi, una città circondata in Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale che ha resistito ed è diventata un punto di svolta nella guerra. Kobanê è stata assediata su tre lati dall’ISIS e i combattenti curdi (YPG/YPJ) hanno combattuto nel raggio di 30 km per più di tre settimane. Nell’ultima settimana il combattimento è divenuto costante nella vicina zona di lotta della città sostenuta dagli attacchi aerei della coalizione.

Nonostante le aspettative di molti, tra cui il Capo di Stato Maggiore americano, Presidente Generale Martin Dempsey, il quale ha dichiarato di essere ‘timoroso che Kobanê cadrà’, Kobanê ha resistito e ha è dimostrato che non cadrà. La gente di Kobanê e i combattenti curdi non solo hanno dimostrato la loro capacità di resistenza, ma sono anche divenuti un importante simbolo e stimolo per manifestazioni di massa in tutto il mondo. Decine di migliaia di curdi sono scesi in piazza e hanno organizzato varie manifestazioni, dalle marce alla formazione di catene umane sul confine della Turchia a sostegno della resistenza di Kobanê.

La mobilitazione di massa era più grande di quelle organizzate quando il leader curdo Abdullah Ocalan è stato rapito in Kenya nel 1999. Di conseguenza, sulla base della resistenza di Kobanê, la rivoluzione del Rojava è divenuta una delle principali questioni sulla stampa internazionale e, ad un livello più generale, i curdi sono stati rappresentati come l’unica forza laica e capace di combattere l’ISIS.

7.2 La politica della Turchia sul Medio Oriente, l’ISIS e i curdi

Tuttavia, la Turchia sotto il governo islamista dell’AKP che ha visto gli jihadisti come un’opportunità piuttosto che una minaccia, ha svolto un ruolo molto ostruttivo a livello regionale nonché a livello internazionale. Questo ruolo ostruttivo ha due aspetti sui quali si basa la politica della Turchia sul Medio Oriente e sui curdi. In primo luogo, sotto il governo dell’AKP guidato dall’ambizioso e temerario R.T. Erdogan, la Turchia ha cercato di intraprendere un ruolo imperiale in Medio Oriente ispirato dal suo patrimonio Ottomano che è stato, almeno all’inizio, promosso dal mondo occidentale. Ma poi si è rivelato essere molto sbilanciato in favore dell’islamismo sunnita e dell’Occidente e la Turchia in materia ha deviato reciprocamente. Alla fine, il vicepresidente americano Joe Biden ha reso pubblico che la Turchia, con alcuni altri paesi della regione, ha rafforzato l’ISIS e Erdogan l’ha ammesso come errore, e anche se Biden ha poi chiesto scusa per questo commento, il danno era già stato fatto.

In secondo luogo, la politica di negazione della Turchia sulla questione curda è diventata una condizione sfavorevole per le sue ambizioni nella regione. Dall’inizio della crisi siriana una delle principali preoccupazioni della Turchia è stata quella di evitare l’auto-governo curdo in Siria. In questo modo il rafforzamento dello jihadismo islamico tra cui l’ISIS, sembrava essere una soluzione del tutto praticabile per la Turchia che ha anche lo scopo di utilizzarlo come una leva contro il movimento curdo in Turchia. Di fatto, fin dall’inizio, i tentativi della Turchia di influenzare e dirigere l’opposizione siriana, sono stati diretti da questa ricerca di trovare un incentivo. Insomma, la Turchia era ed è tuttora, molto entusiasta di distruggere l’esperienza di auto-governo in Rojava. Pertanto ha chiuso la frontiera, ha selvaggiamente aggredito i manifestanti al confine così come ha lanciato una guerra non dichiarata contro i manifestanti in tutto il paese.

Tuttavia, come è accaduto molte volte in passato, la Turchia ha ignorato l’esplosione della furia curda basata sulla resistenza di Kobanê. In soli tre giorni nella prima settimana di ottobre ci sono state proteste e rivolte in tutte le città curde così come in quelle grandi turche, più di trenta persone sono state uccise; sei province curde, tra cui la più grande Diyarbakır, sono state poste sotto coprifuoco. E l’attuale ‘processo di pace’ è quasi giunto al termine. La Turchia ha visto che la sua stabilità e sicurezza sono fragili. Nel frattempo la riluttanza della Turchia nel fare di più per combattere l’ISIS in collaborazione con la recente coalizione internazionale ha portato ad una situazione in cui ‘gli Stati Uniti e la Turchia erano, a livello diplomatico, ad un punto morto sulle loro politiche in Siria’. Le richieste di vecchia data della Turchia per una no-fly zone contro il regime siriano e la creazione di una zona cuscinetto, non sono state rispettate dagli Stati Uniti. Le forze della coalizione sotto la guida degli Stati Uniti prevede una strategia in Siria sulla base di attacchi aerei difensivi volti a diminuire la capacità dell’ISIS a sostenere se stesso.

Nelle parole di un giornalista che ha chiesto al portavoce del Pentagono, ‘con sorpresa si hanno combattimenti sempre più lunghi’ a Kobanê, però sembrano cambiare molte cose. Le aspettative della Turchia o in effetti i desideri della caduta di Kobanê non si sono verificati e anche il Pentagono ha dovuto muoversi da ‘attacchi aerei per la difesa a quelli più offensivi e più tattici’. Sembra che non solo i curdi, ma anche la coalizione ha bisogno di un successo in Siria.

L’amministrazione Obama, che è molto impegnata in un successo contro l’ISIS senza l’invio di truppe, dovrebbe dimostrare che gli attacchi aerei stanno funzionando. E la resistenza di Kobanê, della durata di quasi un mese, offre l’opzione migliore per questo successo.

7.3 Al momento ci sono tre protagonisti principali nella resistenza di Kobanê

La resistenza dei combattenti curdi (YPG/YPJ) e del popolo di Kobanê, le manifestazioni in tutte le parti del Kurdistan, della diaspora e della Turchia e, ultimo ma non meno importante, gli attacchi aerei della coalizione.

I primi due fattori hanno innescato l’ultimo e gli Stati Uniti hanno iniziato a guardare alla resistenza di Kobanê come ad un’eventualità che portasse successo in Siria. Naturalmente questo può cambiare la posizione dei curdi nei confronti della comunità internazionale e della Turchia. Sembra che la resistenza di Kobanê confermerà il vecchio detto: ‘non ogni concorrente può vincere ma ogni vincitore è un concorrente’.

Queste azioni sono urgenti e necessarie:

- La risposta internazionale alla minaccia dell’ISIS in Iraq e Siria non può essere affrontata in modo selettivo, dal momento che le azioni in Iraq condizionano direttamente la situazione sul campo in Siria. I raid aerei in Iraq hanno provocato il fatto che l’ISIS abbia rivolto le sue campagne militari in Siria, dove può operare liberamente in tutta la Siria settentrionale.

- L’azione contro l’ISIS a Kobanê è una questione di urgenza, con sempre più indicazioni di crimini di guerra e di imminenti atti di genocidio.

- La comunità internazionale deve anche garantire l’attuazione della risoluzione 2170 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, delle sanzioni contro l’ISIS da parte di tutti gli Stati membri. Questo è fondamentale alla luce del fatto che l’ISIS ha continuato l’accesso transfrontaliero al confine tra Siria e Turchia, utilizzando posizioni all’interno del territorio turco per facilitare le sue operazioni a Kobanê e nel resto della Siria settentrionale.

- La comunità internazionale deve adempiere alla sua responsabilità nel proteggere la popolazione civile di Kobanê e prevenire un’altra tragedia umana. Se non si interviene, la situazione può solo degenerare e il mondo potrebbe assistere ad un nuovo genocidio.

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