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https://now.mmedia.me
February 20, 2014

Dividendo Hezbollah geograficamente
di Hanin Ghaddar

Il Partito di Dio ha spostato la sua ala militare in Siria

Hezbollah ha fatto concessioni senza precedenti ai suoi oppositori libanesi durante la formazione di un nuovo governo in questo fine settimana. Eppure, nulla del genere è stato offerto in Siria: oggi la politica dell'Iran nella regione è quella di creare l'illusione del consenso nazionale in Libano, il tutto mentre si concentra sulla conservazione militare del regime di Assad. Di conseguenza, funzionari politici di Hezbollah si fanno belli in Libano trasferendo gran parte delle loro alte figure militari oltre confine.

Nonostante tutti i compromessi politici di Hezbollah in Libano, il Partito di Dio è ancora un obiettivo che trascina l'intero paese giù nello stesso baratro. L’esplosione di ieri mattina in Bir Hassan è l'ultima rappresaglia contro il coinvolgimento militare di Hezbollah in Siria. Ma ancora più importante, è anche un segno che, nonostante la formazione del governo e i recenti arresti di membri di Al Qaeda in Libano, da parte dell’esercito, poco si può fare per fermare la violenza senza il completo ritiro di Hezbollah dalla Siria. Non c'è altra scelta.

Hezbollah è consapevole di questo, così nel tentativo di allontanare le sue operazioni militari in Siria dalle sue manovre politiche a casa, ha deciso di fare alcune concessioni. In primo luogo, con la nomina di un nuovo governo, ha rinunciato alla Difesa, agli Interni e alle Telecomunicazioni, ministeri che sono considerati di vitale importanza per le sue operazioni. In secondo luogo, la visita inaspettata ma significativa di Wafiq Safa, martedì, capo della sicurezza interna di Hezbollah, da lungo tempo nemico del partito, che ha recentemente nominato ministro dell'Interno Achraf Rifi, era considerata una serissima iniziativa di riconciliazione. Solo pochi mesi fa, Hezbollah aveva accusato Rifi di aiutare e finanziare i terroristi in Libano, le stesse persone che si dice stiano prendendo di mira le circoscrizioni di Hezbollah. Ora Rifi non è solo un partner nel ministero: Hezbollah sembra trattarlo come partner anche nella sicurezza interna, una forte presa di distanza dalla sua retorica durante il conflitto del maggio 2008.

Ma le mutevoli posizioni di Hezbollah sono un risultato diretto degli eventi in Yabroud, dove ha intensificato la sua campagna. E se il partito perde Yabroud, farà sprofondare la Siria in un conflitto sempre più settario.

Compromesso e partnership, quindi, è solo un gioco libanese fino a quando Hezbollah è interessato. Nel frattempo, il partito ha spostato la sua intera ala militare in Siria, dove il consenso, chiaramente, non gioca alcun ruolo nel suo comportamento.

Tutte le informazioni provenienti da fonti Hezbollah sia diplomatiche che interne concordano sulla divisione geografica del partito. Mentre non vi è alcuna differenza sostanziale tra le ali politiche e quelle militari, Hezbollah ha optato per una divisione più tattica e logistica delle sue forze, riservando la sua filiale politica per il Libano durante lo spostamento dei suoi funzionari militari di alto rango in Siria, insieme a più di 7.000 combattenti.

Tutto ciò di cui Hezbollah ha bisogno, è un certo grado di legittimazione a coprire le sue operazioni militari in Siria. In altre parole, il partito vuole solo mantenere una sorta di controllo sulle istituzioni di sicurezza dello Stato del Libano.

Il problema, tuttavia, è che Hezbollah rimane ufficialmente parte di queste stesse istituzioni. Il nuovo governo è dunque, esprime efficacemente, l'approvazione del Libano nel coinvolgimento di Hezbollah in Siria. E la crescente frequenza di bombe allude a molte altre a venire, potenzialmente compresi gli altri quartieri di Beirut, il Sud, e la Beqaa. Hezbollah, insieme con le nuove istituzioni governative e statali, a quanto pare, può fare ben poco per fermare ulteriori esplosioni.

Non dobbiamo ignorare il fatto che il nuovo governo è stato formato due giorni dopo l’inizio della battaglia di Yabroud. Inoltre, più Hezbollah è coinvolto militarmente in Siria, più compromessi farà in Libano. Ma non lasciamoci ingannare. Quando il segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah ci dice che le morti di civili in aumento sono un costo che il partito è disposto ad assorbire, vuol dire una cosa: il suo impegno per il regime siriano è incrollabile.

Non importa quanti più compromessi Hezbollah offra, gli attentatori suicidi continueranno a colpire le roccaforti di Hezbollah e altre aree sciite. Non il ministro degli Interni, non Hezbollah, né l' intero apparato di sicurezza sono in grado di fermarli. E i civili continueranno a pagare il prezzo per le avventure del partito oltre frontiera.


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February 20, 2014

Dividing Hezbollah geographically
By Hanin Ghaddar

The Party of God has moved its military wing to Syria

Hezbollah made unprecedented concessions to its Lebanese opponents during the formation of a new government this weekend. Yet nothing of the sort has been offered in Syria: Iran’s policy in the region today is to create the illusion of national consensus in Lebanon all while it focuses militarily on preserving the Assad regime. Accordingly, Hezbollah’s political officials are playing nice in Lebanon while transferring most of its senior military figures across the border.

Despite all of Hezbollah’s political compromises in Lebanon, the Party of God is still a target, dragging the entire country down into the same abyss. Yesterday morning’s explosion in Bir Hassan is the latest retaliation against Hezbollah’s military involvement in Syria. But more importantly, it is also a sign that notwithstanding the government formation and the recent Lebanese Army Forces arrests of Al-Qaeda members in Lebanon, little can be done to stop the violence short of Hezbollah’s full withdrawal from Syria. There is no other choice.

Hezbollah is aware of this, so in an attempt to distance its military operations in Syria from its political maneuverings at home, the party has decided to make certain concessions. First, with the appointment of a new government, it gave up the Defense, Interior, and Telecommunications ministries, which are considered vital to its operations. Second, Tuesday’s unexpected but significant visit of Wafiq Safa, Hezbollah’s head of internal security, to the party’s long-term foe, recently-appointed Interior Minister Achraf Rifi, was considered a serious reconciliatory initiative. Just a few months ago, Hezbollah had accused Rifi of aiding and funding “terrorists” in Lebanon, the same people it says are targeting Hezbollah’s constituencies. Now Rifi is not only a partner in the cabinet: Hezbollah seems to be treating him as a partner in internal security, a sharp departure from its rhetoric during the May 2008 conflict.

But Hezbollah’s changing postures are a direct result of the events in Yabroud, where it has intensified its campaign. And if the party loses Yabroud, it will sink deeper into Syria’s increasingly sectarian conflict.

Compromise and partnership, then, is just an internal Lebanese game as far as Hezbollah is concerned. Meanwhile, the party has moved its entire military to Syria, where consensus clearly plays no part in its conduct.

All information coming from both diplomatic and internal Hezbollah sources agree that it has decided to divide the party geographically. While there is no substantial difference between its political and military wings, Hezbollah opted for a more tactical and logistical division of its forces by reserving its political branch for Lebanon while moving its high-rank military officials to Syria, along with more than 7,000 fighters.

All Hezbollah needs from Lebanon is a certain degree of legitimacy to cover its military operations in Syria. In other words, the party just wants to keep some kind of control over Lebanon’s state security institutions.

The problem, however, is that Hezbollah remains officially part of these same institutions. The new government amounts to, effectively, Lebanon’s endorsement of Hezbollah’s involvement in Syria. And the growing frequency of bombs hints at more to come, potentially including other neighborhoods in Beirut, the South, and Beqaa. Hezbollah, along with the new government and state institutions, it seems, can do little to stop further blasts.

We should not ignore the fact that the new government was formed two days after the Yabroud battle was launched. The more Hezbollah is involved militarily in Syria, the more compromises it will make in Lebanon. But let us not be fooled. When Hezbollah Secretary General Hassan Nasrallah tells us that rising civilian deaths are a cost the party is willing to absorb, it means one thing: his commitment to the Syrian regime is unwavering.

No matter how many more compromises Hezbollah offers, suicide bombers will continue to target Hezbollah strongholds and other Shia areas. Not the Minister of Interior, not Hezbollah, nor the entire security apparatus can stop this. And civilians will continue to pay the price for the party’s foreign adventures.


Hanin Ghaddar is the managing editor of NOW.

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