globalresearch.ca
31/10/2014
www.resistenze.org
06-11-14 - n. 519

Libia, una nazione disperata
di Timothy Alexander Guzman
Traduzione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Lo spirito della democrazia non può essere imposto dall'esterno. Deve venire da dentro.
Mahatma Gandhi

L'invasione Usa-NATO della Libia nel 2011 per rimuovere Muammar Gheddafi e sostituirlo con un governo asservito agli interessi occidentali, si è dimostrata un disastro per il nord Africa e l'Europa. Sono riusciti a distruggere una delle nazioni più ricche dell'Africa con il più alto PIL pro capite e il minor tasso di persone al di sotto della soglia di povertà. La Libia tra l'altro, prima dell'invasione Usa-NATO, aveva la più alta aspettativa di vita rispetto a qualsiasi altra delle nazioni del continente africano. Durante la guerra civile del 2011, protrattasi diversi mesi, ci sono state in Libia oltre 30.000 morti, 50.000 feriti e 4.000 dispersi. L'Occidente ha definito un "intervento umanitario" l'invasione della Libia, che è stata una "catastrofe umanitaria". L'articolo di Manlio Dinucci "La guerra umanitaria" contro la Libia: come l'Occidente distrugge le nazioni e crea Stati falliti, reperibile su Global Research, spiega il ruolo svolto dall'Italia (uno stato membro della NATO) in Libia. Ha scritto:

"Questo Stato, oltre a costituire un fattore di stabilità e sviluppo in Nordafrica, aveva favorito con i suoi investimenti la nascita di organismi che un giorno avrebbero potuto rendere possibile l'autonomia finanziaria dell'Africa: la Banca africana di investimento, con sede a Tripoli; la Banca centrale africana, con sede ad Abuja (Nigeria); il Fondo monetario africano, con sede a Yaoundé (Camerun). Dopo aver finanziato e armato settori tribali ostili a Tripoli, facendo sì che la «primavera araba» assumesse in Libia sin dall'inizio la forma di insurrezione armata provocando la risposta governativa, lo Stato libico fu demolito con la guerra nel 2011: in sette mesi, l'aviazione Usa/Nato effettuava 10 mila missioni di attacco, con oltre 40 mila bombe e missili."

Da allora, decine di persone sono state uccise a causa della guerra civile in corso tra le forze governative, le milizie e le organizzazioni terroristiche, guerra fondata sull'odio interreligioso e per il controllo dell'industria petrolifera. Amnesty International UK (AI) ha pubblicato un rapporto che spiega la situazione in Libia, dal titolo "La legge della pistola: sequestri, torture e altri abusi commessi dalle milizie in Libia occidentale". La situazione nel paese è ora ancora peggiore secondo un recente comunicato stampa di Amnesty International:

Le milizie e i gruppi armati in Libia occidentale stanno effettuando incontrollate violazioni dei diritti umani, compresi crimini di guerra, secondo un nuovo aggiornamento di oggi (30 ottobre) di Amnesty International. Le 30 pagine dell'informativa - La legge della pistola: sequestri, torture e altri abusi commessi dalle milizie in Libia occidentale - dimostra che i gruppi armati hanno torturato e probabilmente giustiziato sommariamente, i detenuti sotto la loro custodia e hanno commesso un'ondata di sequestri contro i civili sulla base delle loro origini o dell'appartenenza politica.

Allo stesso modo, le immagini satellitari pubblicate oggi da Amnesty mostrano che i combattenti di tutte le parti coinvolte nel conflitto dimostrano un totale disprezzo per la vita dei civili, lanciando razzi e fuoco di artiglieria indiscriminatamente su quartieri civili affollati, danneggiando abitazioni, infrastrutture civili e strutture mediche. Tra i responsabili vi sono i membri della coalizione Alba libica (gruppi provenienti da Misurata, Tripoli e altre città della Libia occidentale) e la coalizione Zintan-Warshafana (gruppi dalla zona di Zintan e di Warshafana). Le immagini satellitari ottenute da Amnesty mostrano danni rilevanti alle proprietà civili nella regione di Warshafana, anche sul Al-Zahra Hospital, bersaglio di un pesante lancio di razzi. L'unità di terapia intensiva al Zawiya Hospital è stata colpita da un missile, che ha ferito una decina di persone, tra cui medici, infermieri, pazienti e visitatori.

Dal mese di luglio almeno 287.000 persone sono state sfollate a seguito di attacchi indiscriminati e per la paura di entrare nel mirino delle milizie, altre 100.000 sono state costrette a fuggire dal paese perché temono per la loro vita. I costanti attacchi con razzi e artiglieria effettuati dalle diverse milizie e organizzazioni terroristiche, hanno provocato vittime civili di massa. Infrastrutture e ospedali distrutti. Centinaia di migliaia di libici sfollati dalle loro case o costretti a migrare verso i paesi vicini in Nord Africa e in Europa. The Spectator, una rivista conservatrice con sede a Londra, ha spiegato l'emergenza immigrazione in Italia con il tragico incidente che ha provocato la morte di oltre 366 disperati che volevano raggiungere le coste europee. [] Un mix di maleintesa decenza umana e correttezza politica ha agito come ulteriore via libera per questi inverosimili viaggi, il cui numero è in costante aumento. Il risultato è un esodo di proporzioni bibliche dall'Africa verso l'Italia. Finora quest'anno, oltre 100.000 persone sono approdate via mare in Italia: due terzi di loro condotti a terra dalla marina italiana. Che è più del doppio del numero del 2011, già anno da record. Si stima che il totale per la fine del 2014 supererà le 200.000 persone. Finora nel corso di quest'anno l'Italia ne ha espulse 10.000.

The Spectator afferma che "i numeri sono destinati a crescere in relazione all'aggravarsi del caos in Africa e in Medio Oriente". Sì, questo è vero. E' anche vero che la Libia e altri paesi africani e del Medio Oriente soffrono di un caos imposto dalle stesse nazioni occidentali che predicano la democrazia. Lo stile americano ed europeo di imporre la democrazia con la forza, non è democrazia. La democrazia deve essere uno sforzo maturato profondamente, un processo naturale, non una imposizione da parte di governi o entità straniere. Il costrutto statunitense ed europeo di "esportare la democrazia" è un ordine del giorno imperialista. Diamo un'occhiata ad alcuni esempi a partire dagli attacchi dell'11 settembre, quando il presidente George W. Bush era presidente. Iniziamo dall'Afghanistan e dall'Iraq: entrambi i paesi ora sono nel caos totale con numerose organizzazioni militari e terroriste in lotta tra di loro secondo linee settarie e per il potere politico. Organizzazioni terroristiche nuove e vecchie si sono espanse in tutta l'Africa ed il Medio Oriente, come Boko-Haram (Nigeria), Al-Shabaab (Somalia ed Etiopia), l'Esercito di Resistenza del Signore (Uganda) e lo Stato islamico dell'Iraq e della Siria (ISIS o ISIL), Al-Nusra, Al-Qaeda e il cosiddetto Khorasan (presumibilmente composto da ex membri di Al-Qaeda) in Medio Oriente, oltre a qualsiasi nuova organizzazione che nasce dalle ceneri della guerra.

Non dimentichiamo che il complesso militare-industriale ha tratto enormi profitti da entrambe le guerre, in Afghanistan e in Iraq e con la "guerra al terrore". L'Africa rappresenta il futuro per l'industria di guerra Usa-NATO, a partire dalla Libia. Il rapporto di Amnesty International dipinge in questo quadro molto preoccupante esiti disastrosi per i civili, vittime innocenti del fuoco incrociato.

Decine di civili sono stati rapiti da gruppi armati a Tripoli, Zawiya, Warshafana e nelle città dell'area montagnosa di Nafusa, con numerose persone tenute in ostaggio per mesi in un'ondata di attacchi reciproci. In alcuni casi, i civili vengono usati come merce di scambio per liberare prigionieri. Se vi sono stati molti di questi scambi all'inizio del conflitto il 13 luglio, i sequestri e altre rappresaglie hanno continuato.

Dei residenti di Tripoli provenienti da Zintan hanno riferito ad Amnesty che le milizie di Alba libica hanno effettuato un porta a porta, "una caccia all'uomo", sequestrando le persone in base alla loro appartenenza tribale o alla presunta appartenenza politica. Le milizie hanno effettuato vasti raid contro abitazioni civili, saccheggi e distruzione di proprietà, dando alle fiamme case e fattorie nella zona di Warshafana.

L'invasione della Libia da parte dell'Occidente non aveva propositi democratici: mirava ai giacimenti di petrolio. Voleva anche rimuovere Gheddafi dal potere perché stava predisponendo le fasi iniziali per l'introduzione di un dinaro d'oro per gli scambi, non solo per la Libia, ma in tutta l'Africa. [] Riflettendovi meglio, quello che è successo al signor Gheddafi, molti ipotizzano trovi ragione nel progetto di una moneta tutta africana per lo svolgimento del commercio. La stessa cosa è successa a Saddam, perché gli Stati Uniti non vogliono una valuta concorrente solida contro il dollaro. Anche Gheddafi stava parlando di un dinaro d'oro.

La Libia è una nazione nel caos a causa delle potenze occidentali e del loro "intervento umanitario", politica designata ad espandere l'influenza sul territorio africano. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia sono state le principali potenze che hanno istigato la rimozione di Gheddafi. La Libia non era perfetta, ma di certo era molto meglio della maggior parte delle nazioni africane che sono sotto una dittatura finanziaria imposta dal Fondo monetario internazionale (FMI) e dalla Banca mondiale. Da allora, la Libia è diventata un rifugio per i terroristi che commettono violazioni dei diritti umani su larga scala. Quando il presidente Barack Obama ha annunciato che gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO avrebbero lanciato attacchi militari contro la Libia per proteggere la sua popolazione civile, era una bugia. In questo sforzo, gli Stati Uniti agiscono con una vasta coalizione che si impegna a far rispettare la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 1973, che prevede la protezione del popolo libico.

L'intervento Usa-NATO in Libia ha reso la vita dei cittadini un inferno. Se questa è la democrazia di tipo occidentale chi, in possesso delle sue facoltà, può accoglierla? Le conseguenze di Iraq e Siria sono un perfetto esempio di quello che è successo dopo che Washington e i suoi alleati della NATO hanno deciso di intervenire, sia con la forza militare o semplicemente con il finanziamento di gruppi di opposizione per rovesciare il loro governo per il bene della democrazia, ma che ha provocato conseguenze indesiderate. Tuttavia, delle conseguenze non intenzionali dell'invasione della Libia hanno beneficiato le grandi compagnie petrolifere, i petrodollari e i militari Usa-NATO espandendo le loro basi in Africa per combattere il terrorismo. Poi di nuovo, è opportuno chiedersi: cui prodest?

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