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04 aprile 2014

Cirenaica: parla Jadran, il leader federalista
di Vincenzo Nigro

"Anche a noi i soldi del petrolio, vogliamo la nostra autonomia". Vicino un accordo con il governo di Tripoli

"Abbiamo bloccato i pozzi di petrolio il 5 agosto dell'anno scorso perché abbiamo scoperto quello sapevamo da sempre: che il petrolio della Cirenaica veniva regalato a chi pagava tangenti, che Tripoli giocava sporco con le risorse di tutta la Libia, che a Tripoli i proventi del petrolio venivano usati per finanziare la politica integralista dei Fratelli Musulmani, di un gruppo che vorrebbe conquistare tutto il potere e imporre la sua volontà a tutta la Libia".

Ibrahim Jadran, 32 anni, è il giovane e carismatico leader dei "federalisti" che in Cirenaica si battono contro il controllo totale di Tripoli. E' poco più di un capo-milizia, i suoi armati erano i guardiani del petrolio per conto del governo. Poi si sono ribellati, hanno bloccato ogni esportazione: da poco hanno provato a vendere una petroliera di "contrabbando", ma li hanno fermati. Lui va avanti, sta trattando e molto presto col nuovo governo di Tripoli i federalisti potrebbero trovare un accordo: i pozzi di petrolio riapriranno ma un terzo dei proventi della vendita andranno direttamente alla Cirenaica, assieme ad altre garanzie che i federalisti dovrebbero ottenere.

"Noi non vogliamo separarci dalla Libia, ma vogliamo capire come mai dopo gli anni di Gheddafi si continui con la stessa politica: la Libia incassa miliardi dal petrolio, ma qui non abbiamo sicurezza, non abbiamo scuole, servizi sociali, ospedali. Abbiamo bloccato i pozzi di petrolio e i terminal della Cirenaica perché vogliamo difendere i diritti dei nostri cittadini".

Senza petrolio la Libia si ferma, e si ferma ogni possibile evoluzione politica: anche i vostri cittadini soffriranno.

"Abbiamo ripreso i contatti, il dialogo per un negoziato che tenga conto di questa parte del paese. Un accordo è possibile, ma questo Congresso (il parlamento provvisorio, ndr) ha perso ogni legittimità dal 7 febbraio quando in tutta la Libia il popolo è sceso in piazza per denunciare l'incapacità del governo e del parlamento di governare il paese. Per tre anni il governo non è stato capace di mandare avanti questo paese, anzi lo ha trasformato in un posto sempre più corrotto e insicuro".

In Cirenaica sono presenti gruppi di integralisti e terroristi molto attivi e pericolosi. Non crede che l'assenza di un governo forte non possa che favorirli?

"Prima il governo di Tripoli ha provato a comprarci mandandoci soldi e offrendoci posti da ministro e ambasciatore. Poi ci hanno mobilitato contro i Fratelli Musulmani, hanno schierato la milizia di Misurata che ha contatti con gruppi integralisti e terroristi. Uno dei motivi per cui abbiamo bloccato il flusso del petrolio è che con quei soldi venivano finanziati proprio i gruppi terroristi. Noi non vogliamo che la Libia diventi un rifugio sicuro per questi gruppi che minacciano il nostro popolo".

Detto questo proprio in Cirenaica, a Derna dove è presente Al Qaeda e a Bengasi, sono i centri dove si nascondo i gruppi integralisti più forti.

"In queste città come in altre parti della Libia non c'è esercito e non c'è polizia perché i Fratelli Musulmani che controllano il governo di Tripoli non vogliono che ci siano, non vogliono ordine e sicurezza perché vogliono imporre il loro ordine. In Cirenaica i Fratelli Musulmani, gli integralisti utilizzano anche i criminali comuni per colpire anche gli occidentali, per mandarli via e avere campo libero".

Potrebbe essere questo il caso dell' ultimo rapito italiano, a Tobruk?

"Ho inviato a Tobruk un mio collaboratore (il suo "numero due", ndr), perché collabori alla mobilitazione che tutta la città ha organizzato per salvaguardare il nostro amico italiano. Colgo l'occasione per salutare gli italiani, di cui abbiamo sempre apprezzato il ruolo positivo, e per dire al vostro governo che siamo pronti a lavorare insieme per stabilizzare questo paese e combattere il terrorismo".

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