Al-Quds al-Arabi
12/06/2014

Al-Maliki e Assad: permanenza al potere e distruzione della patria
L’opinione di Al-Quds al-Arabi
Traduzione e sintesi di Caterina Ielo.

La sete di potere dei due presidneti come causa dell'annientamento delle identità nazionali

È complicato capire cosa stia accadendo in Iraq alla luce delle azioni del presidente uscente al-Maliki e dell’effetto disastroso che esse hanno avuto sul suo popolo e su tutta la regione: fra queste, l’aver reso l’Iraq, Paese ricco dal punto di vista economico, culturale e civile, uno degli Stati più corrotti e arretrati in vari settori.

Per poter giungere a questa situazione degradante, al-Maliki ha raggruppato tutti i poteri nelle sue mani, ha corrotto e soggiogato le istituzioni parlamentari e giuridiche per ripristinare l’antica tirannia irachena; tutto ciò, ricorrendo alle elezioni, come sta accadendo in altri Paesi arabi negli ultimi tempi.

Lo scioglimento dell’esercito iracheno e lo smembramento di gruppi collegati all’occupazione americana e ai servizi segreti iraniani e israeliani, sono stati il primo passo per riframmentare l’Iraq e ripristinare il suo carattere autocratico. Inoltre, è stata emanata una legge per eliminare ogni ipotetico avversario politico e i gruppi connessi al passato. Infine, con l’avvento di al-Maliki, si è completata la centralizzazione dell’autocrazia e la distruzione delle basi civili con la scissione degli iracheni in sciiti, sunniti e curdi.

Tutto ciò ha portato all’inasprimento dei conflitti politici e civili. Si è creato un clima scosso dal bigottismo, infiammato anche dalle aspirazioni regionali dell’Iran e dal supporto a Hezbollah e alle Guardie Rivoluzionarie, nonché dal ravvivamento di varie organizzazioni come il Fronte al-Nusra e le milizie Ansar al-Sharia e al-Shabaab.

La rivolta siriana del 2011 aveva dato una grande speranza agli iracheni sulla possibilità di distruggere il potere iraniano diffuso da Teheran a Baghdad, Damasco e Beirut. Alcune province sunnite hanno tentato di reagire in modo pacifico, ma la repressione della sicurezza e l’astio degli sciiti e dei curdi hanno ostacolato il tentativo dei sunniti iracheni, mettendo in dubbio anche la loro identità nazionale.

Vi sono vari punti di somiglianza tra i due regimi, siriano e iracheno: i cambiamenti avvenuti in Siria, come la militarizzazione, il radicalismo e l’estremismo, hanno interessato anche l’Iraq. Il regime iracheno ha adottato le tattiche siriane: i media hanno raccontato storie di fuga di centinaia di membri di Al-Qaeda dalle prigioni irachene, oltre alla fuga di presidi militari e di sicurezza per indurli a occupare le città sunnite e poi assediarle e distruggerle.

Nonostante l’Iraq sia caratterizzato da un potere corrotto, non in grado di fornire le basi per una vita dignitosa, e il popolo siriano sta venendo annientato, tra mori, ostaggi, prigionieri e sfollati, i due presidenti, Al-Maliki e Assad continuano a rimanere al potere con il loro carattere dispotico. Essi perpetuano la distruzione dell’unità e dell’identità dei due Paesi a causa della loro forte volontà di mantenere il potere. I despoti dovrebbero tenere a mente queste parole: “Se gli esseri umani non vengono trattati come tali, ritorneranno a voi come mostri, e vi divoreranno fin quanto potranno”.

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