L'Huffington Post
21/07/2014

Mosul, Iraq. Cristiani in fuga dalle case contrassegnate. Il racconto fotografico di una diaspora silenziosa
di Andrea Milluzzi
foto di Linda Dorigo

Decine di migliaia di cristiani hanno abbandonato la città di Mosul, nel Nord-Ovest dell'Iraq dopo che lo Stato Islamico di Abu Bakr al Baghdadi, autoproclamato Califfo Ibrahim, ha emanato l'editto per cui i nasrani (nazareni: cristiani in arabo, Ndr) avrebbero dovuto convertirsi all'Islam, pagare la tassa degli infedeli (la gizya, che per le famiglie più agiate può arrivare anche a duemila dollari, una cifra altissima a Mosul oggi) o lasciare la città. La decisione doveva arrivare entro sabato scorso e così le famiglie caldee e assire, che da secoli abitano la piana di Nineveh, hanno abbandonato case e terreni alle milizie dell'Isis. Sulla porta delle loro case campeggia una "n" che sta appunto per Nasrani, mentre su quella degli shabak e dei turkmeni, due minoranze di Mosul in prevalenza sciite, è stata dipinta la "r" di rafidah, ossia i takfiri (gli infedeli, Ndr) e i loro discendenti che rifiutarono di riconoscere l'autorità di Abu Bakr, suocero di Maometto e primo Califfo dopo la sua morte.

Nel mirino dei fondamentalisti dell'Isis sono finiti anche gli yazidi, etichettati come "adoratori del diavolo", che in massa stanno lasciando Mosul. Sulle case di queste minoranze è rimasta la scritta "proprietà dello Stato Islamico", mentre le famiglie stanno affluendo nella vicina Regione autonoma del Kurdistan. Sul loro percorso i profughi si imbattono in diversi checkpoint dove vengono derubati dei soldi e degli averi salvati dalle case abbandonate. Anche gli altri musulmani sono stati costretti a pagare una tassa, la zakāt, imposta per aiutare i più poveri.

Mosul e la sua provincia sono cadute nelle mani dell'Isis il 10 giugno scorso. Nonostante al Baghdadi avesse assicurato alle minoranze una tranquilla convivenza, poco dopo sono iniziati i rapimenti e le persecuzioni. I cristiani, gli yazidi e i curdi sono stati allontanati dal posto di lavoro nei pubblici uffici mentre i soldati sciiti, yazidi e turkmeni hanno dovuto lasciare l'uniforme per non essere rapiti o uccisi.

I negozianti cristiani hanno ricevuto la visita degli esattori che chiedevano il pagamento di una tassa o intimavano di chiudere il negozio. Il 29 giugno i miliziani dell'Is hanno rapito due suore e tre bambini da un orfanotrofio e li hanno tenuti prigionieri per 15 giorni. Nello stesso periodo la sede dell'arcivescovado caldeo è stata bruciata e altri sei siti cristiani sono andati distrutti. La tomba di un musulmano venerato dagli abitanti di Mosul è stata chiusa (in quanto solo Allah può essere venerato) e circa 13 moschee sciite sono state rovinate.

In tutto questo la società civile irachena non è rimasta a guardare. Sulle mura di Mosul e sulle porte segnate dalla "n" è apparsa la scritta "siamo tutti cristiani". Lo slogan è arrivato anche nella capitale Baghdad dove nella chiesa di San Giorgio cristiani e musulmani hanno sventolato cartelli con lo stesso slogan cantando insieme l'inno nazionale iracheno. Sui social network è stato lanciato l'hastag "im_iraqi_im_christian" ("io sono iracheno, io sono cristiano") per raccogliere le foto di tutti coloro che stanno esprimendo solidarietà ai cristiani.

Una donna cristiana nella casa di Jaramana, sobborgo di Damasco. La guerra siriana va avanti da più di tre anni e ha causato più di 6 milioni e mezzo di sfollati. I cristiani di Homs, Adra, Maaloula e Hama cercano rifugio nella capitale e chiedono protezione all'esercito e al governo di Bachar al Asad. Damasco, Siria. Gennaio 2014

La statua della Madonna nel cimitero di Smakieh, nel Sud della Giordania. Nel regno hashemita la convivenza interreligiosa è ottima, ma la percentuale dei cristiani è in costante diminuzione, perché preferiscono raggiungere i familiari all'estero cercando una migliore e più tranquilla condizione di vita. Smakieh, Giordania. Aprile 2013

La celebrazione del giorno di San Marone, patrono dei maroniti nella cattedrale di Beirut, capitale del Libano. In Libano i cristiani sono circa il 35% della popolazione e secondo l'accordo di Taif che pose fine alla guerra civile si spartiscono a metà con i musulmani incarichi istituzionali, posti in Parlamento e impieghi pubblici. Beirut, Libano. Marzo 2012

Un nuovo monastero in costruzione nel deserto vicino a Deir Abou Hennes. Nell'Alto Egitto i cristiani sono stati ripetutamente attaccati dai fondamentalisti islamici dopo l'elezione di Muhammed Mursi e dei Fratelli Musulmani. Con il ritorno al potere della giunta militare e di al Sisi, l'atmosfera per i copti egiziani è migliorata. Deir Abou Hennes, Egitto. Luglio 2012.

Vakifli Koyu è l'ultimo villaggio armeno della montagna del Mussa Dagh, in Turchia. Nel 1915 i Giovani Turchi progettarono e misero in atto il genocidio delle minoranze cristiane, armena e assira, dalla Turchia. Oggi solo 150 persone vivono ancora a Vakifli Koyu. Vakifli Koyu, Turchia. Agosto 2013.

Una famiglia di copti di Asswan, nell'Alto Egitto. Nella città meridionali i cristiani raccontano i soprusi dei fondamentalisti che con rapimenti e violenze cercano di sposare le donne cristiane per convertirle all'Islam. Asswan, Egitto. Luglio 2012.

Una messa fra gli olivi di Beit Jala, villaggio cristiano vicino a Betlemme. Il governo israeliano progetta la costruzione di una nuova porzione di muro fra le colonie di Ghilo e Arghilo che distruggerebbe la piantagione di olivi, base dell'economia di Beit Jala. Betlemme, Cisgiordania. Gennaio 2013.

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