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25 agosto 2014

USA-Israele contro i mondi arabo-musulmani: che succede?
di Johan Galtung
Traduzione di Miky Lanza

Kuala Lumpur, Università Internazionale Islamica di Malaysia, 19 agosto 2014

Nulla di buono. Ma diamo uno sguardo con le modalità standard degli studi per la pace: diagnosi-analizzare, prognosi-prevedere, e terapia–rimedi, perfino soluzioni.

“Israele-Palestina” è il discorso preferito da Tel Aviv-Washington. Hanno tutte le carte forti: potere militare schiacciante, veto politico nel Consiglio di Sicurezza ONU, prevalenza nelle economie interdipendenti – non solo petrodollari dall’Arabia Saudita e dal Qatar –e idea di lavorare per una soluzione con Washington quale “mediatore” – solo gli USA possono avvicinare i due, garbatamente o bruscamente – verso una pace sostenibile.

C’è bisogno di una gran distanza dalla realtà per credere a qualcosa del genere.  USA e Israele sono allacciati da un legame ben più profondo: sono sorti nello stesso modo; sventolando un mandato divino per una terra senza un popolo per un popolo senza terra. Vanno a braccetto.

La Palestina è anche parte di qualcosa di molto più grosso di sé: il popolo arabo con la sua storia torturata di 500 anni di colonialismo e imperialismo, e la religione dell’Islam. Due nazionalismi, sostenuti da Fatah e Hamas in Palestina, entrambi che potenzialmente danno luogo a uno stato ben più grande, l’Arabia (non solo saudita), e a una regione, l’Umma islamica, aldilà di un’organizzazione della Comunità Islamica (di stati).

Gli USA sono corresponsabili dell’attuale genocidio israeliano a Gaza e considerati tali da gran parte del mondo. Si odia l’uno, si odia l’altro.

L’espansione israeliana implica conflitto con i vicini e i loro vicini nei mondi arabo-musulmano. I tuoi problemi sono i miei problemi, dicono gli USA. Finora. Ma a un livello più profondo c’è l’appaiamento di ebraismo e cristianesimo in un giudeo-cristianesimo, che esclude la terza religione abramitica. La realtà bruta di tre religioni che si odiano e uccidono a vicenda da millenni – ma il trattino d’unione comporta, come per Israele-USA, un’alleanza di 2 contro 1. Un programma politico.

Si aggiungano i tre imperialismi sofferti dalla nazione araba. Quattro secoli d’Impero Ottomano; quattro decenni d’imperialismo franco-inglese da Sykes-Picot a Nasser; l’imperialismo USA-israeliano per rendere la regione mediorientale sicura per Israele e la democrazia. Tuttavia, la democrazia è governo con il consenso dei governati, non colonialismo-imperialismo col consenso – finora – dei democratici nei governanti, USA e Israele.

Le collisioni sono massicce, coinvolgendo una parte sempre maggiore dell’enorme porzione di mondo musulmano oltre quella araba. Come evolverà ciò?

Più paura, più odio; più terrorismo, più terrorismo di stato. USA-Israele manterranno probabilmente la superiorità militare per un po’ di tempo. Ma sta avvenendo molto altro. Tutti e due stanno dirigendosi verso il basso. Gli USA stanno perdendo la propria egemonia mondiale – perfino entro la NATO dove la Germania de facto parteggia più per la Russia che per gli USA a proposito dell’Ucraina – e Israele con la sua caduta dall’empireo morale nell’abisso immorale perfino fra i molti profondamente toccati dalla shoa. Israele aggrava la propria situazione appiccicando l’etichetta di “antisemita” ai suoi critici sempre più numerosi e potenti.

Ma i mondi arabo e musulmano dove si stanno dirigendo? Non verso il basso.

L’Impero Ottomano era una “famiglia di nazioni” sunnite relativamente benigna con un califfato anch’esso centrato su Istanbul. Nessuno sforzo di ricreare un’Arabia governata dalla Turchia è accettabile alla nazione araba. Ma pure inaccettabile è il colonialismo occidentale alla Sykes-Picot con quattro colonie o “mandati”: Iraq-Palestina, Siria-Libano. Ci vuole cecità, ignoranza o stupidità per sorprendersi dello Stato Islamico (IS). [L’accordo] Sykes-Picot non poteva resistere, ma l’invasione USA del 2003 ha reificato quelle creazioni artificiali, una di esse frattanto divisa dal Regno Unito in Israele-quarti posteriori di Palestina-Giordania. L’IS era molto prevedibile: la brutalità estremista allevata dall’oppressione, e una visione: un impero ottomano con un califfato senza ruolo speciale per la Turchia.

Senza Sykes-Picot niente Balfour, senza Balfour niente Israele. L’Impero Ottomano non aveva alcun Israele. Un problema creato dagli stessi USA-Israele.

Patrick Cockburn nella London Review of Books del 1 agosto 2014

indica un terzo della Siria e un quarto dell’Iraq, con una popolazione maggiore della Danimarca, rapidamente conquistati, in avanzamento su Baghdad e Damasco – le capitali di due importanti dinastie islamiche. Assad può anche cadere, e così i(l) successori(e) di al-Maliki. Al Qaeda si unirà all’IS. Il loro problema è l’Iran e i curdi, eventualmente con guerre architettate dagli USA che si dipanano come tali. Vedremo presto. Immaginiamo che l’IS conquisti Baghdad, che cosa succede alla megalomane ambasciata USA? L’IS usa gli attivi di Saddam Hussein come il clan di Tikrit e i suoi militari. Ma Saddam reificò il Sykes-Picot come governante dell’Iraq installato dagli USA finché gli si rivoltò contro nel 1988 nel Golfo Arabo/Persico.

Comunque, fermando l’attuale IS uno nuovo ne emergerà dallo stesso olismo e dialettica della nazione araba; forze alla lunga molto più possenti che USA-Israele in discesa con gli USA che eventualmente avanzano verso un fascismo razzista all’interno e all’estero. Ma per quanto riguarda l’islam?

Due fattori importanti a suo favore. Il pendolo anti-ciclico fra dominazione cristiana e islamica – su per l’una vuol dire giù per l’altra essendo così simili – sta spostandosi da un carattere cristiano-laico verso il polo islamico. Un fattore è il messaggio di solidarietà e condivisione dell’islam, molto attraente per le vittime dell’egocentrismo, dell’avidità e della diseguaglianza del mondo occidentale. Si aggiunga qualcosa di simile al fattore IS: lo spostamento a lungo termine verso un’umma islamica, non un sistema statuale governato da re-emiri-sultani, perfino contro la shahada (testimonianza di fede, ndt).

E chi ha creato gran parte del sistema statuale? L’Occidente, attraverso il proprio colonialismo. Ciò cui assistiamo oggi è non solo l’IS ma ovunque la gioventù musulmana che cerca di essere l’ umma, unendosi anche trasversalmente rispetto ai confini coloniali, fra Iraq e Siria – come il ponte tutsi fra l’Africa anglofona, francofona e afrofona. Siate il futuro che volete.

Soluzioni aldilà del decadimento di USA-Israele e dell’emergere dei mondi arabo-musulmano? Sì: dialogo, in una ricerca comune di come tutti e quattro gli attori possano diventare padroni a casa propria e solo in quella. La sfida del secolo.

 


Titolo originale: USA-Israel vs. Arab-Muslim Worlds: What Happens?

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