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5 marzo 2014

Crisi diplomatica nel Golfo persico

Il 5 marzo Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrain hanno richiamato i loro ambasciatori dal Qatar, accusando Doha di non rispettare l’accordo di reciproca non interferenza negli affari interni tra i paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo persico (Gcc), riferisce il Daily Star. Si tratta di una delle più gravi crisi diplomatiche nella storia del Gcc, un’organizzazione politica ed economica fondata nel 1981 che riunisce Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Qatar, Kuwait e Oman.

Nel comunicato – diffuso al termine di un vertice dei ministri degli esteri del consiglio che si è tenuto a Riyadh – i tre paesi hanno invitato il Qatar a “non sostenere alcun partito che minacci la sicurezza e la stabilità dei membri del Gcc”. Il riferimento è ai Fratelli musulmani, un’organizzazione politica islamica presente in quasi tutto il mondo arabo e messa fuori legge nei paesi del Golfo tranne il Qatar, che è invece il suo principale sponsor dal 1995.

Il sostegno del Qatar ai Fratelli musulmani si è intensificato con la primavera araba del 2011, quando Doha ha sostenuto i movimenti legati alle rivolte in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. Questo attivismo ha preoccupato sempre più l’Arabia Saudita, che nel 2013 ha sostenuto il colpo di stato contro il governo di Mohamed Morsi in Egitto e ha estromesso le forze legate al Qatar dai vertici dell’opposizione siriana.

Riyadh ha anche attaccato Al Jazeera, la rete d’informazione controllata dalla famiglia reale del Qatar, per la sua presunta faziosità in favore dei Fratelli musulmani e per le sue critiche contro il nuovo governo in Egitto, dove alcuni dei suoi giornalisti sono attualmente sotto processo per terrorismo. Il 4 marzo il Qatar aveva protestato per la condanna di un suo cittadino a sette anni di prigione negli Emirati per aver raccolto fondi per i Fratelli musulmani.

Divisi sull’integrazione

Ma questo non è l’unico motivo di tensione all’interno del Gcc. Nel 2011 l’Arabia Saudita ha proposto di trasformare il Consiglio in una confederazione, unificando prima la politica estera ed economica e dando poi vita a un’unione a tutti gli effetti. La proposta, che mira soprattutto a costituire un fronte unito contro l’influenza dell’Iran nella regione, è stata accolta favorevolmente dai paesi più vicini a Riyadh – in particolare il Bahrain, che accusa Teheran di sostenere le proteste della maggioranza sciita della sua popolazione – mentre altri, come il Qatar e l’Oman, temono l’egemonia saudita e cercano di mantenere la propria indipendenza, sperando di approfittare economicamente di un eventuale allentamento delle sanzioni contro l’Iran.

Al vertice del 4 marzo il ministro degli esteri saudita ha annunciato che la decisione sull’integrazione politica del Gcc sarà presa entro la fine del 2014, riferisce Gulf News. L’Oman ha avvertito che potrebbe lasciare il Consiglio se la proposta sarà accettata.

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