As-Safir
28/07/2014

A Istanbul, la Conferenza per la Pace e la Moderazione
di Jafar Mohammad Hussein Fadlallah. 
Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.

Gli ulema di 32 paesi musulmani si sono riuniti per discutere la crisi dell'Islam

Tra il 16 e il 19 luglio si è tenuta a Istanbul una conferenza dal titolo “L’iniziativa degli Ulema del Mondo Islamico per la Pace, la Moderazione e il Buonsenso”, titolo che fa riferimento a tre diverse tematiche: una pratica che sottolinea lo stato di conflitto tra le diverse comunità musulmane; una retorica che fa riferimento all’incitamento violento, all’estremismo e alla miscredenza, e una concettuale che si riferisce all’importanza del buon senso, umano e morale, capace di eliminare le forme di distorsione e di deformazione.

Non c’è dubbio che gli Stati arabi e in generale il mondo musulmano stiano affrontando una grave crisi. Inoltre, oggi, è ancora più chiaro che il problema non sia collegato solamente alla politica o alla sicurezza, ma si tratta di una minaccia esterna e interna alla religione che mostra alle nuove generazione un islam incapace di tenere il passo con la contemporaneità e di produrre civiltà.

Forse non è possibile separare la Conferenza dagli obiettivi politici che gli organizzatori si erano prefissati, ma è importante verificare la responsabilità degli ulema, soprattutto alla luce della gravità dei continui contrasti tra associazioni e correnti islamiche che, operando “superficialmente” in nome della religione, continuano a danneggiare l’islam. È per questo che la Conferenza ha sottolineato anche l’importanza di ridefinire i concetti della terminologia religiosa, come il jihad, e la necessità di rivedere i programmi d’insegnamento religioso in generale.

Nello specifico, i temi affrontati dalla Conferenza possono essere racchiusi in cinque macro categorie. In primo luogo, è stata ripetuta l’importanza dello studio e della ricerca che consentono di trovare le soluzioni più adeguate ai problemi della società e permettono di spezzare l’approssimazione e l’improvvisazione dei discorsi di alcuni ulema.

In secondo luogo, è stato rilanciato il ruolo di Stati musulmani influenti, come la Turchia e l’Iran. Essi dovrebbero incoraggiare gli Stati arabi, e musulmani in genere, a fissare degli obiettivi che si adattino alla complessità delle circostanze, a proteggere l’unità delle entità politiche e ad aprire a tutte le componenti della vita sociale le occasioni di partecipazione politica e religiosa.

Il terzo tema, invece, ha sottolineato il bisogno di agire secondo la logica del buon senso islamico, soprattutto per sostenere la causa palestinese e tutte gli altri conflitti, affinché tutte le questioni trovino uno spazio equilibrato nel dibattito e nessuna cada nel dimenticatoio.

La quarto argomento di dibattito ha riaffermato la necessità di dare sostegno al libero pensiero e all’ijtihad, in un clima di apertura intellettuale e lontana dalle critiche settarie. A tal proposito, il quinto punto riguarda l’esigenza di combattere le reciproche accuse di miscredenza e tutti gli atti di violenza a essa connessi.

In ogni caso, anche se la strada sembra ancora lunga, la Conferenza rappresenta un passo importante per un rinnovamento dell’Islam condiviso.

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