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22.09.2014

La Turchia chiude il confine con la Siria: nuove tensioni tra il governo turco e i guerriglieri del Kurdistan
di Stefano Consiglio

La Turchia ha chiuso gran parte dei confini che la separano dalla Siria dopo che 100 mila curdi hanno presentato domanda d'asilo negli ultimi due giorni. Carol Batchelor, rappresentante dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha dichiarato che: "Non siamo riusciti a contare tutti i rifugiati che sono entrarti in Turchia negli ultimi due giorni. Potrebbero essere anche più di 100 mila. Non abbiamo idea di quando questo flusso potrà diminuire".

Ai 100 mila rifugiati curdi che hanno varcato il confine con la Turchia occorre aggiungere gli 1,6 milioni di rifugiati siriani che si sono riversati in questo paese da quando in Siria è scoppiata la guerra civile. Le autorità turche stanno trasformando diversi edifici pubblici, principalmente scuole, in luoghi di accoglienza per i rifugiati. Anche questa politica, tuttavia, appare insufficiente dinanzi ad un flusso di rifugiati che non ha mai raggiunto questa portata nemmeno durante i tre anni di guerra civile siriana.

Venerdì 19 settembre la Turchia ha aperto una sezione lunga 30 km del confine che la separa dalla Siria per permettere alla popolazione della città di Kobane, assediata e poi conquistata dall'IS, di sfuggire alla furia degli jihadisti. Questo modus operandi potrebbe, secondo gli esperti, ripetersi anche in futuro con aperture ad hoc della frontiera ogni qual volta si crei un'emergenza umanitaria simile a quella verificatasi dopo l'assedio di Kobane.

È interessante notare che la Turchia ha sigillato i confini con la Siria non solo per evitare l'entrata di ulteriori rifugiati nel proprio territorio, ma anche per impedire ai guerriglieri curdi di recarsi in Siria per combattere contro i miliziani dello Stato Islamico. Ciò ha determinato numerose proteste da parte dei membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) che hanno lanciato delle pietre contro le forze di sicurezza turche le quali, a loro volta, hanno disperso la folla utilizzando cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.

L'attuale situazione esistente in Siria, le cui regioni settentrionali sono sotto il controllo dello Stato Islamico, sta risvegliano le tensioni dormienti tra turchi e curdi. Nella punta settentrionale della Siria, infatti, si trovano quei territori rivendicati dal Kurdistan. Non bisogna dimenticare che sono passati appena 5 anni da quando il PKK ha dichiarato guerra alla Turchia, che a sua volta ha reagito con violenza costringendo oltre un milione di curdi ad abbandonare i propri villaggi. Solo nel marzo del 2013 il leader del Partito dei lavoratori curdi, Abdullah Ocalan, ha annunciato il ritiro dei guerriglieri curdi dal territorio turco. Da quando diversi Stati occidentali (tra cui l'Italia) hanno deciso di fornire armi ai curdi impegnati a combattere contro lo Stato Islamico, in Turchia sembra essersi risvegliato il timore di un nuovo conflitto con i curdi. La definitiva sconfitta dell'IS potrebbe essere solamente l'inizio di un nuovo conflitto in cui una delle parti è stata armata dalle potenze occidentali, in un modo molto simile a quanto avvenuto in Afghanistan durante la guerra del 1979-1989. I talebani, che allora combattevano contro l'esercito sovietico di occupazione, vennero sostenuti militarmente e finanziariamente dal Governo americano. Paradossalmente fu proprio l'Afghanistan il luogo di origine Al-Qaeda autore del più grave attentato nella storia degli Stati Uniti: l'11 settembre.

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