Asharq al-Awsat
22/09/2014

Lo Yemen torna indietro
di Salman Aldossary.
Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Gli Houthi non avranno bisogno di combattere battaglie sanguinose per prendere la capitale dello Yemen, Sana’a, visto che hanno preso il sopravvento sul governo. Nessun esercito e neppure le istituzioni statali saranno in grado di resistere. Anche una delle tribù più grandi e più importanti del Paese, gli Hashid, non sono stati in grado di affrontare gli Houthi. Nel frattempo, tutte le altre potenze yemenite si sono ritirate dalla scena, consentendo agli Houthi di riempire il vuoto che ne è risultato.

Gli Houthi intendono estendere le loro richieste, tra cui l’indipendenza nel processo decisionale, l’autorizzazione a mantenere le proprie armi e l’essere consultati su tutte le decisioni provenienti dai ministeri del Paese. Anche se il corso degli eventi è tale che le tensioni potrebbero subire una drammatica escalation, gli Houthi saranno ancora in grado di negoziare la formazione di una nazione sciita con facilità. Se dovessero provarci, è difficile pensare che qualcuno potrebbe opporvisi. Lo Yemen, come conseguenza delle azioni degli Houthi, è diventato forse una casa infestata da uno spirito malvagio?

Lo Yemen si è avviato su una strada che sembra portare inevitabilmente alla disintegrazione del Paese. Il potere dello Stato yemenita sta diminuendo rapidamente. Il potere del leader Houthi potrebbe essere addirittura superiore a quello posseduto dallo stesso Stato yemenita. Immaginiamo ora un possibile scenario futuro: da un lato a prendere il potere sono gli Houthi, dall’altro c’è Al-Qaeda, e poi un terzo gruppo, i secessionisti del Nord. Lo Stato yemenita, invece, è del tutto assente da questo quadro.

Gli Houthi stanno ricorrendo a tre armi principali per conquistare i cuori e le menti: primo, chiedere il ripristino dei sussidi per il carburante, una mossa populista per eccellenza; secondo, l’avvalersi di “manifestazioni pacifiche”, tranquille in un primo momento ma poi trasformatesi in qualcos’altro con attacchi alla televisione e alla radio di stato, oltre all’invasione del parlamento e di diverse università; terzo – e questa è la carta più potente nelle mani degli Houthi – il “riformare”, un concetto a dir poco popolare che molti gruppi fanno a gara per accaparrarsi, anche se questa cosiddetta riforma in realtà equivale a rovesciare lo Stato. Una verità, questa, che sarà rivelata solo dopo aver ottenuto il permesso del principale sponsor, Teheran.

Purtroppo, però, coloro che stanno veramente tradendo lo Yemen in questo momento critico sono gli yemeniti stessi. Le tribù del Paese, che hanno a lungo tenuto la nazione unita e combattuto gli Houthi, hanno improvvisamente stretto alleanze con il gruppo sciita. Quegli ufficiali dell’esercito che hanno tradito il loro paese rendendo il compito degli Houthi più facile attraverso accordi segreti. E, infine, coloro che, ingannati dagli slogan degli Houthi, hanno sfilato col gruppo durante le manifestazioni.

Sì, c’è un nemico straniero che ha contribuito a rendere lo Yemen uno strumento nelle mani degli Houthi, ma sono gli yemeniti stessi che hanno avuto un ruolo strategico. Cosa ti aspetta, Yemen, tu che eri abituato ad essere così felice?

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