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07/05/2014

Ban Ki-moon “L’Italia diventerà la base
per la difesa della pace”
di Paolo Mastrolilli

Intervista al segretario delle Nazioni Unite. Oggi il numero uno dell’Onu a Roma: “In Libano il vostro contributo è decisivo, e a Torino ci sarà il centro di addestramento per gli ufficiali delle missioni”

«Mi hanno colpito molto il dinamismo, l’attivismo e la visione di Matteo Renzi. L’Italia ha bisogno delle sue riforme». Al trentottesimo piano del Palazzo di Vetro c’è una vista spettacolare, e un via vai intenso. Mentre aspetto di entrare nell’ufficio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, esce l’inviato speciale per la Siria, Lakhdar Brahimi, che le voci di corridoio danno pronto alle dimissioni per la frustrazione di questa guerra interminabile.  

Dopo di me, è attesa l’Alta Commissaria per i Diritti Umani Navi Pillay, mentre al Consiglio di Sicurezza è in corso una riunione d’emergenza sulla crisi in Ucraina. Ban Ki-moon però trova il tempo per parlare della sua visita a Roma, dove tra oggi e domani parteciperà al vertice del Chiefs Executive Board Onu, e incontrerà il presidente Napolitano, il premier Renzi, il leader del Senato Grasso, la ministro degli Esteri Mogherini e Papa Francesco. «Mi ha colpito Renzi, quando ci siamo visti a marzo a Bruxelles. È giovane, premier di un paese molto importante per l’Onu, e ha rinnovato l’impegno a rafforzare la nostra partnership. Sono felice di venire in Italia, perché date un grande contributo fuori dai vostri confini, in termini di sviluppo, pace e sicurezza, diritti umani. State facendo un ottimo lavoro in particolare in Libano, dove avete prodotto bravi comandanti della missione Onu, fra cui ora Paolo Serra, che ha svolto un’opera eccezionale». 

Il mandato italiano è in scadenza, lei è favorevole a confermarlo?  

«È difficile per me prendere una posizione pubblica ora, ma avete fatto un lavoro apprezzato da tutti». 

Durante la crisi economica che stava travolgendo l’euro, l’Italia minacciava la stabilità internazionale. Ora la situazione sta cambiando. Lei condivide le riforme proposte dal premier Renzi?  

«Sì, le sostengo fortemente. Lo incoraggio a portarle avanti, perché sono cruciali e necessarie, per consentire all’Italia e al suo popolo di superare la difficile situazione economica e finanziaria dell’Europa». 

A Roma incontrerà anche Papa Francesco. Cosa pensa del suo pontificato, e come potete lavorare insieme per la pace?  

«Ho avuto un’udienza con il Papa nell’aprile del 2013, e adesso ci rivediamo dopo un anno, nel contesto di questo vertice dell’Onu. Lo ringrazio per il tempo che ci dedicherà. Nazioni Unite e Santa Sede hanno gli stessi obiettivi e le stesse idee. Quando ci siamo incontrati, mi ha colpito molto il suo impegno per sradicare la povertà, centrare gli obiettivi del millennio, sostenere la giustizia sociale, la tolleranza, il rispetto reciproco. Sono temi molto importanti, che pongono grandi sfide al mondo. Quando ho presentato all’Assemblea Generale il mio rapporto “A Life of Dignity for All”, dedicato al raggiungimento degli obiettivi del millennio, ne ho mandato una copia al Papa, che ha risposto in maniera molto positiva ed incoraggiante. Parleremo ancora di questi temi. Abbiamo bisogno del sostegno di Francesco per affrontare le ingiustizie sociali, l’intolleranza, e sradicare la povertà. So che sono temi su cui è impegnato personalmente». 

Alla Fao lei partecipa al World Committee on Food Security, e la sicurezza alimentare avrà molto spazio anche all’Expò di Milano. Quanto è grave il rischio che la mancanza di cibo, favorita dal riscaldamento globale, provochi instabilità e violenze?  

«I cambiamenti climatici hanno un effetto su tutti gli aspetti della nostra vita, ma in particolare sulla produzione di cibo e la salute globale. Se si crea una situazione di insicurezza, ciò avrà un impatto molto negativo soprattutto sulle persone più povere. Perciò io do un’alta priorità a combattere i cambiamenti climatici. Spero che l’Italia lavori strettamente con l’Onu su questo tema, mostrando la volontà politica di affrontarlo, e che il premier Renzi venga al vertice in programma il 23 settembre al Palazzo di Vetro per adottare un’agenda ambiziosa».  

Torino ospita lo Staff College dell’Onu. Il sindaco Fassino vorrebbe allargarlo, e ora c’è anche la proposta di addestrare gli ufficiali delle missioni di pace alla Scuola di applicazione dell’esercito. Lei è favorevole?  

«Sì, completamente. Con Fassino avevo già lavorato quando era inviato speciale della Ue per la Birmania. Ora sono felice che sia sindaco di Torino: insieme a Brindisi e Roma, sono tre città dove il governo e il popolo italiano danno un grande sostegno a importanti obiettivi dell’Onu. Torino è il nostro centro dell’istruzione e l’addestramento per la capacity building. Ora, nell’ambito della riforma in corso del sistema Onu, intendiamo integrare e rafforzare lo Staff College. Siamo grati per il supporto finanziario del governo italiano e l’aiuto della città».  

Renzi le ha chiesto aiuto per i marò detenuti in India. Pensa che la domanda italiana di un arbitrato internazionale abbia merito?  

«Sì, certo. Sono molto preoccupato per il fatto che due stati membri dell’Onu così importanti abbiano vissuto un incidente sfortunato nelle loro relazioni, e spero sinceramente che si possa trovare al più presto una soluzione armoniosa basata sul dialogo. Ho manifestato questa mia posizione anche alla parte indiana. Spero che tutto ciò non abbia un effetto sull’importante impegno dell’Italia nelle attività contro la pirateria e nelle operazioni di pace».  

L’Italia è uno dei primi importatori di gas russo, ma ha approvato le sanzioni contro Mosca per l’Ucraina. Pensa che una soluzione diplomatica sia ancora possibile, magari con la mediazione Onu?  

«Sono molto preoccupato per gli ultimi sviluppi. Quando ho incontrato il presidente Putin, e poi il presidente Turchinov e la leadership ucraina, ho sottolineato che è importante sedersi e affrontare la questione con il dialogo. Agli ucraini ho detto che è necessario avviare un processo inclusivo di riconciliazione, qualunque siano le divergenze. A loro, alla Russia, alla Ue e agli Usa ho ribadito che bisogna applicare l’accordo del 17 aprile a Ginevra».  

In Siria è ancora possibile una soluzione diplomatica, dopo che Assad si è candidato alle prossime presidenziali?  

«Le elezioni sono incompatibili con la lettera e lo spirito del Comunicato di Ginevra, che come prima cosa chiede la formazione di un governo di transizione con pieni poteri. Bisogna tornare al dialogo, e faremo tutto il possibile per convocare Ginevra 3». 

Renzi le ha chiesto di nominare un inviato per la Libia, per affrontare tanto l’instabilità interna, quanto l’immigrazione...  

«Abbiamo un rappresentante, Tarek Mitri, che lavora con le autorità locali su questi temi. Dobbiamo impegnarci intensamente col governo libico per superare la preoccupante instabilità».  

Roma in autunno vuole ripresentare la risoluzione all’Assemblea generale per la moratoria della pena di morte. Lei la sostiene?  

«L’Italia ha già avuto un ruolo cruciale nel 2007, quando fu approvata la prima volta. Capisco che i paesi membri hanno le loro leggi nazionali, ma è importante che fermino le esecuzioni, perché sono una punizione irreversibile. La vita è troppo preziosa e bisogna rispettarla, dando ad ognuno un processo giusto e credibile. L’Onu continuerà a sostenere la moratoria».

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