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14 maggio 2014

Nasce lo European Institute of Peace, lo presiede De Mistura
di Daniele Marchi

È stato presentato lunedì 12 maggio, a Bruxelles, lo European Institute of Peace - Istituto Europeo della Pace, ulteriore sforzo di alcuni Paesi europei verso il rafforzamento delle capacità di mediazione e di risoluzione dei conflitti. L’Istituto, nato dall’idea comune dei Ministri degli Esteri di Svezia e Finlandia, Carl Bildt e Alexander Stubb (quest’ultimo ora Ministro per gli affari europei del Paese scandinavo), ha l’obiettivo di appoggiare e rafforzare le iniziative europee volte alla prevenzione dei conflitti e alla loro risoluzione.

Si propone come polo di ricerca e azione capace di connettere le diverse esperienze e conoscenze, favorendo una diplomazia trasversale (multi-track diplomacy). Non sono, pur sembrandolo, obiettivi facili da raggiungere: l’Unione Europea ha già svariati strumenti e agenzie deputate alle capacità civili di gestione di crisi e divide i suoi sforzi di mediazione tra le diverse strutture, siano queste legate alla Commissione Europea (ECHO) o al Servizio Europeo di Azione Esterna.

Una delle preoccupazioni maggiori, quella della sovrapposizione dei ruoli, è stata risolta grazie al profilo istituzionale dell’istituto: creato come fondazione internazionale, rimarrà partner esterno ed indipendente delle istituzioni europee. Questa vicinanza ed indipendenza, oltre ad evitare di ingolfare ulteriormente la macchina dell’Unione, permetterà all’EIP di potersi attivare in contesti delicati, muovendosi in anticipo e con maggiore flessibilità rispetto alle politiche comunitarie, fungendo quasi da apripista per un coinvolgimento maggiore delle istituzioni europee.

I primi governi ad accodarsi all’iniziativa di Finlandia e Svezia sono stati il Belgio, l’Ungheria, la Polonia, il Lussemburgo e la Svizzera. A questi primi sette si è unita nell’ultimo mese l’Italia ed è italiano il primo Presidente del board direttivo: si tratta del diplomatico di lungo corso Staffan De Mistura, appena liberato dal Ministro Mogherini dall’incarico speciale per la questione dei Marò in India. De Mistura, da sempre impegnato in processi di risoluzione dei conflitti e con un’esperienza quarantennale all’interno delle Nazioni Unite, ha sottolineato la tempestività e l’importanza dell’EIP. «Questo è il momento nel quale l’Europa deve ergersi per affrontare le sfide globali: questo Istituto è un percorso ambizioso per aumentare gli strumenti diplomatici europei», ha dichiarato alla conferenza stampa di presentazione.

Presiederà un board direttivo di otto rappresentanti (numero che potrà lievitare fino ad un massimo di quindici) e gestirà un budget stimato di 3 milioni di euro l’anno, per ora finanziato dai Paesi membri e aperto a donazioni pubbliche e private. Difficile al momento dire se siano pochi o sufficienti: certo. dalle informazioni iniziali, considerando che l’Istituto potrà contare su uno staff di 20-25 professionisti (con buste paga tutt’altro che morigerate), si spera rimangano sufficienti fondi per finanziare progetti e anche corsi di formazione.

Il problema principale sarà però quello di guadagnare autorevolezza e forza all’interno del panorama europeo, per costruire realmente una piattaforma efficace e funzionale che permetta a tutte le esperienze di mediazione (dalle alte diplomazie ai progetti dal basso) di trovare il supporto e l’importanza che necessitano. Da questo punto di vista i primi passi non sono stati troppo incoraggianti.

Il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea si felicita della creazione dell’Istituto, liquidando la questione in poche righe. La portavoce della Commissione, nel quotidiano appuntamento di mezzogiorno con la stampa, non ha saputo esprimere alcuna considerazione a riguardo («The European Institute for Peace? I am afraid I don’t have any information about that…»  la sua risposta). Resta – come spesso accade quando si tratta di tematiche simili – il pieno appoggio del Parlamento Europeo, che ha seguito e supportato la creazione dell’EIP e che sicuramente rimarrà il partner istituzionale più empatico e interessato alle attività del nuovo istituto.

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