AIC & Opgai
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19 Maggio 2014

Note ai margini della Nakba palestinese
di Nassar Ibrahim  

Dalla consapevolezza della Nakba in sé alla consapevolezza della Nakba per sé. Utilizzando originali argomentazioni, l'analista palestinese Nassar Ibrahim spiega come muoversi dalla coscienza della Nakba alla coscienza per la Nakba che faciliterà una piena comprensione della tragedia palestinese e quindi il positivo orientamento del futuro del popolo palestinese.

Ogni anno i palestinesi commemorano l'anniversario della Nakba che si abbatté su di loro nel 1948, con eventi, seminari, pubblicazioni e ricerche. Tutto questo è giusto e importante, ma oltre a questo è necessaria una riflessione per superare il livello della consapevolezza della Nakba in sé (che riflette pensieri del passato) e andare verso una consapevolezza della Nakba per sé (che riflette una dinamica positiva verso la realtà corrente e quella futura).

Per numerose ragioni sembra che i palestinesi abbiano trasformato la Nakba in un evento speciale per il popolo palestinese, una trasformazione che è risultata nella perdita di una delle principali dimensioni della Nakba, la sua dimensione araba. La Nakba è anche una Nakba araba, per definizione. Non lo dico per ragioni sentimentali, ma prima di tutto perché il progetto sionista era strategicamente diretto contro il mondo arabo e la nazione araba al fine di creare una realtà, evitare avanzamento e unità, saccheggiare la sua ricchezza e dominarla. L'occupazione della Palestina era il ponte verso la realizzazione del progetto sionista nel cuore del mondo arabo.

Mentre i palestinesi commemorano la Nakba - che si abbatté su di loro e che continua oggi - una ricostruzione del concetto di Nakba che includa gli arabi in generale è essenziale. In questo senso dobbiamo generare una rinnovata consapevolezza del concetto di decisione indipendente nazionale palestinese, che ha a che fare oggi con quello che molti arabi e palestinesi intendono come "liberazione" degli arabi dalla loro responsabilità storica, nazionale, politica, etica e culturale verso la causa palestinese.

La funzione e il ruolo di questo concetto è essenziale per affrontare direttamente gli obiettivi e le pratiche del progetto sionista e il suo tentativo di marginalizzare la personalità nazionale palestinese. Ha come obiettivo inoltre le pressioni e gli interventi dei regimi reazionari arabi che tentano di forzare i palestinesi a vendersi e a piegarsi a progetti e contrattazioni politiche che puntano a liquidare la causa palestinese. Ciò significa che nei loro approcci politici, i palestinesi dovrebbero distinguere con chiarezza tra i regimi arabi e le loro pratiche culturali e politiche, da cui deriva il progetto coloniale, e tra i popoli e le comunità arabe che costituiscono oggettivamente - sul piano storico e culturale - l'incubatrice del popolo palestinese e della lotta.

Noi abbiamo fondato la memoria della Nakba palestinese come forza trainante della resistenza, che si interseca con il ruolo dei dettagli stessi della Nakba e delle azioni compiute dal movimento sionista, le sue distruzioni, le uccisioni e il trasferimento forzato del popolo palestinese. Il ricordo della Nakba sottolinea la tentata occupazione della coscienza e della memoria del luogo. Senza mettere in discussione l'importanza di tutto ciò, non possiamo ignorare i fattori interni e le cause che hanno contribuito alla Nakba - mi riferisco al ruolo dei regimi arabi, alla loro interferenza e alla loro strutturale debolezza, oltre alla fragilità politica del popolo palestinese in quel periodo.

Focalizzarsi sul ruolo del sionismo come potere responsabile è molto importante, ma ciò non dovrebbe portare a negare i fattori interni che non sono meno importanti nella ricerca e nella pratica di un'autocritica a tutti i livelli - non solo per documentare la realtà oggettiva della narrativa degli eventi e dei dettagli umani della Nakba, ma anche per individuare le cause e i fattori che hanno condotto alla Nakba a livello arabo e palestinese. Ciò è cruciale perché molti di questi fattori sono ancora presenti nelle calamità palestinesi sul piano politico, sociale, culturale, comportamentale e psicologico.

Riguardo alle forze politiche, sociali e culturali degli eventi di commemorazione della Nakba, dovremmo essere cauti a non trasformare tale consapevolezza e tale pratica in un’industria. Enfatizzando la dimensione politica delle caratteristiche umane e morali della Nakba come basi del processo di resilienza, coesione e resistenza, non si giunge mai ad un comportamento o ad una cultura di vendetta contro gli ebrei. I palestinesi non esercitano il loro diritto alla resistenza al fine di uccidere qualcuno, la loro lotta e la loro resistenza devono riflettere l’estensione della loro umanità al fine di riottenere i propri diritti umani e nazionali. Questo riottenimento dei diritti giungerà attraverso la fine delle relazioni di potere che governa l’attuale equazione tra il popolo palestinese e l’occupazione israeliana. Su queste basi la lotta palestinese deve rappresentare le pratiche più umane e etiche.

In questo senso la battaglia palestinese rappresenta l’opposto della pratica del sionismo che ha perso le dimensioni umanitarie e morali, specialmente quando sfrutta la tragedia degli ebrei per giustificare politiche imperialiste e la sua alleanza con i poteri coloniali più brutali della storia.

Dico questo perché una delle ragioni della confusione della posizione palestinese e araba riguardo l’Olocausto degli ebrei non è dovuta al fatto che non siano consapevoli della brutalità di quella tragedia, ma perché tendono a reagire alla trasformazione compiuta dal regime sionista di quella tragedia (che colpì milioni di ebrei e di altre vittime del regime nazista) in un’industria della propaganda e in mezzo per giustificare politiche e pratiche dell’occupazione contro il popolo palestinese. Qui si vede il processo di utilizzo della sofferenza di un popolo per giustificare l’uccisione e l’occupazione di un altro popolo.

Un’altra questione che dobbiamo tenere in considerazione mentre onoriamo la memoria della Nakba è che la Nakba palestinese non è solo una raccolta di eventi che successero nel passato: tali eventi accadono ancora oggi e i loro effetti sono così profondi da influenzare la coscienza collettiva delle future generazioni palestinesi.

La consapevolezza della Nakba e la sua cultura non è solo un processo limitato alle masse dei palestinesi rifugiati, ma è diventata una componente strutturale della coscienza del popolo palestinese in generale. È oggettivamente impossibile sradicare e distruggere il contesto sociale della maggioranza di un popolo e allo stesso tempo aspettarsi che la coscienza di chi resta non ne sia stata colpita. La consapevolezza della Nakba è sepolta profondamente nella coscienza della comunità palestinese e la motivazione dietro l’enfasi di questa dimensione non è solo la mera espressione di una sinergia sociale, ma è basata sulla convinzione che noi possiamo ereditare e trasformare queste positive dinamiche interne del popolo palestinese in generale. Tale consapevolezza può così essere usata per promuovere l’unità nazionale e i valori sociali e come via per attivare energie in un contesto di resistenza nazionale per la fine dell’occupazione a tutti i livelli.

Poiché la Nakba è un processo sia storico che attuale, la coscienza di questa calamità non dovrebbe risultare solo in lacrime e tristezza, ma dovrebbe rappresentare un processo comprensivo socio-culturale e politico per proteggere lo spirito della comunità e attivarlo al fine di diventare più forte e creativo.

In questo senso possiamo spostare la coscienza dell’esperienza della Nakba da un livello di consapevolezza in sé, che è importante, a uno di consapevolezza per sé, una comprensione di tutti i fattori che hanno condotto a ciò così da usare l’esperienza del passato per impedire una Nakba futura. Ciò diventa, in questo modo, una coscienza profonda degli eventi passati, dell’attuale situazione palestinese e del modo di essere culturalmente, politicamente e socialmente più maturi e creativi, così da contribuire alla definizione e allo sviluppo di un contrasto all’attuale difficile realtà palestinese.

Un simile processo trasforma la catastrofe sepolta nella coscienza collettiva del popolo palestinese nel potere di ristabilire i valori e gli standard di una società futura palestinese. Questo muove il concetto di diritto al ritorno, per esempio, dal livello di tornare a casa a quello che era prima (scientificamente impossibile) a ritornare a standard politici, etici e umanitari che compensino i palestinesi delle sofferenze del passato.
 

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