Fonte: www.unhcr.it
27 agosto 2014

Mediterraneo, dati shock Unhcr: 1.889 morti in mare nel 2014

Sono 1600 i morti dall'inizio di giugno. Tre tragedie in mare negli ultimi cinque giorni: si contano più di 300 vittime. L'Alto commissariato Onu per i rifugiati ribadisce la richiesta di un'azione europea urgente e concertata.

Gli ultimi giorni sono stati i peggiori di quest’anno per le persone che affrontano la traversata del Mediterraneo per raggiungere l’Europa: almeno tre navi si sono capovolte o sono affondate e si contano più di 300 vittime. Nel complesso, si stima che al momento siano 1.889 le persone morte quest’anno in queste traversate, di cui 1.600 dall’inizio di giugno.

Il primo e il più grande di questi incidenti si è verificato venerdì, quando un’imbarcazione che, a quanto riferito, trasportava almeno 270 persone si è capovolta nei pressi di Garibouli a est di Tripoli. Sono sopravvissute 19 persone, tra cui una donna. Da allora la guardia costiera libica ha recuperato i corpi di 100 vittime, tra cui cinque bambini di età inferiore ai 5 anni e sette donne, ma si teme che gli altri passeggeri siano annegati. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, l’imbarcazione era già al completo e altre persone sono state stipate a bordo prima della partenza. A quanto riferito, la barca si è improvvisamente rovesciata e le persone sul ponte inferiore sono rimaste intrappolate.

A sostegno delle operazioni di ricerca e recupero dei corpi, la guardia costiera libica ha chiesto sacchi per i cadaveri, attrezzature, assistenza medica e personale.

In un secondo incidente avvenuto nella sera di sabato 23 agosto, un gommone danneggiato è stato recuperato dalla Marina Militare italiana a 20 miglia dalle acque territoriali libiche. Sono state tratte in salvo settantatre persone e recuperati diciotto corpi. Si ritiene che ci siano ancora dieci dispersi. I passeggeri provenivano per lo più dal Mali, dalla Costa d’Avorio, dalla Guinea e dal Sudan. Il gommone era già parzialmente sgonfio quando è stato avvistato da un aereo italiano impegnato nelle operazioni di ricerca e soccorso e sono stati calati i gommoni di salvataggio per le persone cadute in acqua.

In un terzo incidente, avvenuto domenica sera, 24 agosto, un peschereccio che trasportava circa 400 persone si è capovolto a nord della costa libica, in condizioni di cattivo tempo. La marina e la guardia costiera italiana, in un’operazione congiunta con una nave mercantile nelle vicinanze, ha tratto in salvo 364 persone. Finora sono stati recuperati 24 corpi e si teme che vi siano altre vittime. Il numero esatto dei dispersi non è ancora confermato; i sopravvissuti e i corpi delle vittime arriveranno oggi in Sicilia.

Il principale paese di partenza per l’Europa è la Libia, dove il peggioramento della situazione ha favorito la crescita del traffico di persone, ma ha anche spinto i rifugiati e i migranti che si trovano nel paese a decidere di affrontare la rischiosa traversata in mare piuttosto che rimanere in una zona di guerra. L’ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati di Tripoli riceve ogni giorno chiamate da rifugiati, richiedenti asilo e altre persone vulnerabili che esprimono timori per la propria vita e chiedono disperatamente cibo, acqua, medicine e di essere trasferiti.

Chi ha scelto di partire per l’Italia affronta viaggi più lunghi e più  rischiosi attraverso nuovi porti di partenza come Bengasi.

Molti di coloro che rischiano la vita in mare per raggiungere la sicurezza in Europa sono rifugiati in fuga da guerre, conflitti, violenze e persecuzioni. Questa drammatica situazione alle frontiere marittime dell’Europa richiede un’azione urgente e concertata a livello europeo che preveda il rafforzamento delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, garantendo che le misure di salvataggio siano sicure e riducano al minimo i rischi per chi viene soccorso. L’UNHCR esprime apprezzamento per l’operazione Mare Nostrum condotta dalla Marina Militare e dalla guardia costiera italiana, che ha permesso di salvare migliaia di vite. A fronte di un numero crescente di rifugiati e migranti che rischiano la vita in mare per raggiungere l’Europa, per lo più eritrei, siriani e somali, è necessaria un’azione urgente che contempli anche la ricerca di alternative legali a questi pericolosi viaggi.

È di vitale importanza che i sopravvissuti a queste tragedie, che spesso hanno perso la famiglia e gli amici, abbiano accesso immediato a un supporto psicologico una volta sbarcati. L’UNHCR ha inoltre sollecitato l’attuazione di procedure che consentano l’identificazione dei corpi recuperati in mare, fornendo informazioni rapide e chiare affinché le famiglie non siano sottoposte ad altre inutili sofferenze.  

Statistiche Unhcr relative al Mediterraneo

Stime riguardanti le persone morte e disperse in mare:

Nel 2011 circa 1.500; nel 2012 circa 500; nel 2013 oltre 600 e finora nel 2014 oltre 1.880.

Arrivi stimati:

Nel 2011 circa 69.000; nel 2012 circa 22.500; nel 2013 circa 60.000; finora, nel 2014 circa 124.380.

Arrivi via mare nel 2014 divisi per Paese:

Italia = 108.172 persone al 24 agosto.

Grecia = 14.800 persone sono state fermate (non necessariamente tratte in salvo) al confine marittimo tra Grecia e Turchia, dato aggiornato alla fine di luglio.

Spagna = circa 1.100 persone, tra cui persone arrivate via mare in Spagna, Isole Baleari, Ceuta e Melilla, dato aggiornato alla fine di giugno.

Malta = 308 persone al 22 Luglio 2014.

(NOTA – Per l’Italia i dati si riferiscono al periodo fino al 24 agosto; per la Grecia fino a fine luglio; per la Spagna fino a fine giugno e per Malta al 22 luglio). 14mila minori sono arrivati in Italia nei primi sette mesi del 2014, di cui 8.600 non accompagnati o separati dalla loro famiglia.

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