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30.05.2014

Crescono gli ingressi clandestini in Europa
di Luca Lampugnani

Stando agli ultimi dati rilasciati dall'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne, meglio nota come FRONTEX, nel solo periodo tra gennaio e aprile di quest'anno 40 mila e 144 migranti sono giunti in Europa attraversandone clandestinamente i confini. Di questi, come è ovvio, la maggior parte (25 mila e 650) è transitata su quella che la stessa Agenzia europea, con sede a Varsavia, chiama "central mediterranean route", la rotta cioè che in particolar modo dalle coste libiche e tunisine porta all'Italia, gioco forza tra i 'porti' principali dei flussi migratori.

Numeri, questi, che disegnano un aumento considerevole di ingressi rispetto allo stesso periodo del 2013, fissati sul totale delle frontiere a 12 mila e 430. In crescita, inoltre, anche a confronto con lo stesso periodo del 2011, anno che contemporaneamente allo scoppiare della Primavera Araba (rivolte di piazza che hanno coinvolto numerosi Paesi tra cui Egitto, Tunisia e Siria) ha conosciuto il picco di immigrazione verso il Vecchio Continente: oltre 140 mila disperati nell'arco di 12 mesi.

"Se le tendenze attuali si confermeranno, tenendo in considerazione che si avvicinano i mesi estivi, è molto probabile che il numero di migranti aumenterà ulteriormente", ha spiegato il vicedirettore di FRONTEX Gil Arias Fernandez. Dati alla mano, è chiaro come almeno un terzo degli immigrati transitati nei primi mesi di quest'anno sulle rotte che portano all'Europa giunga dalla Siria, Paese stravolto da una guerra civile che continua ormai da tre anni. Ma non mancano certo disperati provenienti dall'Africa centro-settentrionale (Marocco, Algeria, Egitto, Eritrea, Mali, Burkina Faso), dal Medio Oriente (oltre ai già citati siriani spiccano afghani e pakistani) e dai Paesi dell'Est.

In generale, si tratta di persone - uomini, donne, vecchi e bambini - che fuggono da realtà dove guerre, fame e povertà sono all'ordine del giorno, pronte a rischiare tutto, anche la vita, pur di inseguire la speranza di un futuro migliore. In questo senso, non possono far altro che tornare alla mente gli ultimi naufragi nel canale di Sicilia, i morti di Ceuta e Melilla (enclavi spagnole in terra marocchina), le vittime - in particolar modo giovani e giovanissimi - che rimangono schiacciate dagli stessi camion cui si aggrappano nel tentativo di valicare i confini 'terrestri' dell'Europa. E non va certo dimenticato, ad esempio per quanto riguarda coloro che dalle coste nord africane partono per l'Italia, che il tratto di mar Mediterraneo che li separa dal Vecchio Continente è solo l'ultimo step di un viaggio ben più disperato, caratterizzato fin dalle sue prime fasi dalla violenza dei trafficanti di esseri umani.

Alla luce di tutto questo, cosa dovrebbe fare l'Unione Europea? Innanzi tutto va considerato che i numeri snocciolati in precedenza si riflettono direttamente sull'avanzata generale delle destre e dei populismi razzisti in tutta Europa: proprio la loro maggiore presenza sul piano politico di Bruxelles potrebbe infatti peggiorare una situazione già non certamente rosea, dove l'Unione è solo fittizia e una posizione comune non è ancora stata trovata e difficilmente lo sarà. Tuttavia, è lampante ormai come l'invenzione di reati ad hoc (legge Bossi-Fini e il suo reato di clandestinità, recentemente abolito e mai effettivamente utile nonostante gli annunci propagandistici del Carroccio), la costruzione di barriere alte sei metri (si guardi alle già citate Ceuta e Melilla), l'utilizzo dei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione, luoghi dove i migranti vengono spogliati dei loro diritti rimanendo rinchiusi anche per anni) e l'uso della forza in generale non serva a risolvere il problema.

In questo senso i 28 Paesi membri dell'Unione devono trovare una posizione unitaria, modificando il regolamento di Dublino e dimostrando quindi che la questione dei migranti non può e non deve essere ostaggio delle destre estreme. Risvolto, questo, pericolosamente dimostrato da quanto successo qualche giorno fa a Calais, in Francia. Qui, al confine della zona Schengen, con il pretesto delle motivazioni sanitarie sono stati sgomberati due campi di fortuna abitati da disperati siriani, afghani e africani che vogliono entrare nel Regno Unito.

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