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03/01/2014

Aleppo: città devastata

Lettera di Mons. Jeanbart , Arcivescovo melchita di Aleppo, la seconda città del paese, ma prima città cristiana. 

Caro amico,

Non so se la città di Aleppo è stata dichiarata "Città disastrata" dagli organismi internazionali o non ancora!  Quello che posso dire io stesso è che è davvero un disastro. Sinistrata umanamente, sinistrata materialmente, economicamente depressa.

Gli abitanti di questa grande metropoli sette volte millenaria, dopo tre anni di una guerra insensata si trovano in una situazione disastrosa. La prosperità che distingueva Aleppo situandola tra le città più fiorenti della regione ha perso tutto il suo splendore.

Le distruzioni innumerevoli che hanno annientato le sue fabbriche e la sua industria fiorente, le sue infrastrutture e le istituzioni sociali e amministrative, il suo commercio e i suoi "souk" mitici, le sue antiche case, scuole e ospedali,  l'hanno ridotta alla miseria e hanno impoverito la sua popolazione in modo preoccupante e drammatico.

Dobbiamo ancora parlare di tutte le contrarietà che fanno soffrire gli aleppini in questi giorni a causa dell’assedio, senza precedenti,  che i ribelli hanno imposto alla loro città da più di due mesi? La mancanza di rifornimenti ha creato penuria di cibo e di un gran numero di beni di prima necessità.

In una parola, la nostra popolazione soffre e subisce innocentemente le conseguenze di una guerra ingiusta e devastant .

Ho il diritto di parlare del nostro arcivescovado che negli ultimi mesi è stato il bersaglio di missili di ogni tipo che hanno fatto un sacco di danni negli edifici e che hanno messo noi, il mio clero e me stesso, in grave pericolo? Oppure di lamentarmi, mentre una grande disgrazia sta colpendo molti degli abitanti di questa città che tutti noi amiamo ? In diverse occasioni i nostri appartamenti hanno subito notevoli danni, ma io credo che tutto questo sia insignificante rispetto a ciò che la città ha subito ... Che il Signore abbia misericordia di noi e permetta che la pace si stabilisca nel Paese.

È questo un buon modo per indirizzarmi agli amici in occasione di Natale e Capodanno? A chi altri oltre voi, amici miei, posso confidare le mie preoccupazioni e il mio dolore  in questi giorni che portano la gioia e la consolazione al mondo ogni anno e che, purtroppo, ai miei non danno  che  sofferenza e amarezza?

Il Natale per i fedeli di Aleppo, con la speranza e consolazione che porta con sé il neonato Salvatore, è tuttavia ancora una festa che celebriamo con gioia e addolcisce la nostra amarezza. Vorrei in questa occasione  dire a tutti coloro che pensano a noi, che noi speriamo che essi continuino  a sostenerci e a pregare insieme con noi perchè questa calamità distruttiva, che ci ricorda le grandi invasioni barbariche del Medioevo si fermi, e le cupidigie delle grandi nazioni si plachino. 

Questo permetterà, senza dubbio, ai poveri siriani di ritrovare la tranquillità e la serenità necessarie al dialogo, il solo che è in grado di condurre a un accordo e alla riconciliazione nazionale cui hanno più che mai bisogno!

Ancora, caro amico, voglio qui dirvi che vi amo con tutto il mio cuore e vi auguro un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo, non dimenticando  di ringraziarvi per la vostra gentilezza e generosità con cui avete voluto gentilmente aiutarci .

Con la mia gratitudine e vivo apprezzamento, vi prego di accettare l'espressione della mia riconoscenza.

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