Qui l’originale:
Grand entretien de SB Bechera Raï sur les chrétiens d’Orient,réalisé par Isabelle Dillmann pour la revue des 2 mondes, mars 2014

http://www.oeuvre-orient.fr/2014/04/04/entretien-sur-les-chretiens-dorient/


http://www.oeuvre-orient.fr/
http://oraprosiria.blogspot.it/
domenica 6 aprile 2014

I Cristiani d'Oriente non sono "una minoranza", siamo cittadini originari in una terra che è pienamente la nostra.
Grandissima intervista al Patriarca maronita Bechara Raï

Traduciamo e pubblichiamo solamente alcuni dei passaggi inerenti la situazione siriana.

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Ecco perché abbiamo bisogno di stabilità. Non si può parlare di progetto di sopravvivenza quando la guerra distrugge tutto. "Primum vivere deinde philosophari." Dobbiamo prima vivere e poi filosofare. La sfida è di rimanere, trovare modi per vivere in solidarietà, per mantenere sul posto una popolazione moderata che  spesso non ha scelta tra l'esilio o scivolare nel fondamentalismo. Questo è ciò che minaccia la pace nel mondo.

Revue des Deux Mondes - Quale paese, quali governi mette in causa?

Bechara Boutros Rai:  Io ho detto - e io sono responsabile delle mie parole - che alcuni paesi dell' Occidente e dell'Oriente, compresi alcuni paesi arabi e potenze regionali che non mi permetterò di nominare, supportano con armi, denaro e sostegno politico dei gruppi ribelli e milizie islamiste venute da tutto il mondo. Alcuni paesi pagano questi mercenari stranieri, sia dal Maghreb, dall'Azerbaigian e l'Afghanistan. Si trovano combattenti ceceni, libici, yemeniti o europei  radicalizzati per distruggere, terrorizzare e uccidere. Possiamo ancora parlare di guerra civile in Siria con tante interferenze internazionali?

Un ambasciatore di uno stato "pro-opposizione", ha ammesso davanti a me che "purtroppo" alcuni stati occidentali, compreso il suo, sostengono e finanziano questi gruppi fondamentalisti in Siria. Si tratta di una ingerenza esterna che fomenta la guerra a tutti i costi, prendendo il pretesto di instaurare la democrazia! Se delle riforme sono indispensabili  in Siria come in altri paesi arabi, queste non si possono fare dall'esterno o col terrore. Noi non siamo stolti. Non si tratta in questo caso nè di volontà democratica nè di sostegno alle riforme sociali e politiche di cui il mondo arabo avrebbe grande bisogno, ma di interessi finanziari ed economici con un commercio di armi appetitoso e di mire geopolitiche sulla regione . La Siria è diventata il teatro di un conflitto armato al quale prendono parte degli stati esteri per il proprio interesse. Non abbiamo bisogno di questo. Permettetemi di essere chiaro.

Revue des Deux Mondes - All'inizio del conflitto in Siria, nel settembre 2011, voi avevate optato per una posizione di mezzo, siccome i maroniti sono divisi in due fazioni - pro-e anti-siriane. Voi invitavate alle riforme attraverso il dialogo, suggerendo di "dare il tempo al presidente siriano" ...

Bechara Boutros Rai: Ciò che mi preoccupa non è la divisione dei cristiani, è la divisione dei musulmani dei due rami opposti dell'Islam, sunniti e sciiti, e le sue ripercussioni regionali e internazionali. La grande domanda è: "Come riconciliarli e tagliare corto questo aumento fondamentalista?".  I maroniti sono divisi in due campi:. Pro-Assad e anti-Assad. Da un lato, i sunnito-cristiani che vogliono un cambio di regime in Siria, e dall'altro i sciito-cristiani che ritengono che l'asse Teheran-Damasco-Hezbollah fornisce maggiori garanzie di sopravvivenza ai  cristiani orientali che non un'alleanza con l'Occidente. Ma su tutti gli affari nazionali, i cristiani sono d'accordo tra di loro.

Revue des Deux Mondes - Siete stato frainteso o voi sostenete il regime di Bashar al-Assad?

Bechara Boutros Rai:  No, certo che non supporto il regime di Bashar al-Assad. Questa non è la funzione di un patriarca, sostenere questo o quel regime, contrariamente da quanto immaginato da chi costruisce questo. Io sono contro la guerra, contro la violenza, contro la tirannia e dittatura. Ma mi rifiuto di passare di male in peggio. Un capo di Stato occidentale mi ha detto rispetto a questo: "Non bisogna sacrificare la democrazia in nome della stabilità."

Voglio approfittare di questa conversazione per cercare di illuminare l'Occidente su ciò che non capisce dell'Oriente. Lei mi ha posto questa domanda come se fosse cosa ovvia. Ma l'Occidente non riesce a capire nè ad ammettere che i cristiani hanno sempre rispettato le autorità locali in carica. Paradossalmente, è finora la migliore garanzia di sopravvivenza.

Revue des Deux Mondes - Il mio amico lo storico Samir Kassir, assassinato nel giugno 2005, ha parlato di un doppio sentimento di persecuzione e di odio di sé che hanno gli arabi. Egli credeva anche che la democrazia nel mondo arabo sarebbe passata dalla "primavera araba" a Damasco. Cosa ne pensa lei delle rivoluzioni arabe?

Bechara Boutros Rai:  Abbiamo accolto con favore le proteste popolari della "Primavera araba" in Tunisia, Egitto, Siria. Ma cosa è successo tutto ad un tratto? Come un gioco di prestigio "magico", o meglio tragico, questi eventi popolari sono scomparsi. Movimenti fondamentalisti hanno preso il sopravvento e si è verificata la guerra civile. Questa è la situazione in Egitto e in Siria oggi, per non parlare della Libia!

Questi giovani, qualunque sia la loro religione, vogliono la pace e vogliono riforme eque e attese. Hanno avuto il coraggio di scendere in piazza e non vogliono consegnarsi consenzienti nelle mani retrograde dei fondamentalisti. Complimenti alla pressione della società civile egiziana che dice no all'instaurazione di una società islamica!

La "primavera araba" è ben altro da questa diversione grossolana  di una democrazia-trappola che ha cercato di stornare ciò che era acquisito come in Tunisia. Stiamo assistendo allo stesso fenomeno in Siria. Che i mass media trasmettano le bugie non significa che si possa nascondere la verità. Ciò che si auspica è una rivoluzione dell'uomo e della stima che egli deve avere per se stesso. E mi rivolgo a quelli dell' ombra, a quelli che provocano terrore collettivo, e sostengono  gruppi  estremisti per destabilizzare un po' di più il mondo arabo su tale scala snaturando le speranze della gente.

Revue des Deux Mondes - Lei crede, come Walid Jumblatt il leader druso, che il mondo arabo sta morendo e affonderà?

Bechara Boutros Rai:  No, questa non è la fine del mondo arabo o la morte di un popolo. Questo è una fortissima crisi storica della stessa portata della fine dell'impero ottomano e della divisione della regione che ne seguì  più di un secolo fa. Abbiamo bisogno di una riflessione unitaria all'interno. Io non sono un utopista, ma l'ultima parola non potrà mai essere la disperazione. Questa è una crisi molto grave che assomiglia a quella di un organismo vivente che cade gravemente malato. Fino a quando non è morto, egli può tornare in buona salute. Noi, cristiani e musulmani, ci siamo ammalati. Dobbiamo riprenderci.

Ricordate, nella sua esortazione alle nazioni, Papa Francesco ha chiesto al mondo di "rinunciare all'odio fratricida, alla menzogna, alla proliferazione e al commercio illegale di armi." Egli ha sollevato la questione di un'economia mafiosa.

Chiedo regolarmente, senza mai ricevere una risposta, agli ambasciatori dei paesi che sostengono i gruppi estremisti di rivedere la loro politica. Che dire del mercato delle armi? Per quale scopo così tanti soldi spesi, tanto supporto logistico per sostenere queste milizie? Tante città sistematicamente distrutte, tanta sofferenza, tanti rifugiati nel mondo ... Chi ha  interesse nel voler tornare al sogno del grande califfato internazionale? Ci ritroveremo questi "sponsor di guerra" che in seguito presenteranno la fattura per la ricostruzione? Ancora nessuna risposta. Non mi ricordo chi ha detto con una triste ironia che Dio ha creato il mondo, ma che l'economia lo gestisce.

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