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17 febbraio 2014 07.00

L’orrore siriano e il silenzio del mondo
di Bernard Guetta
Traduzione di Andrea Sparacino

La constatazione è fredda per definizione, mentre la realtà è atroce, abominevole, totalmente intollerabile e allo stesso tempo vergognosamente tollerata. La constatazione è che nel fine settimana si è concluso il secondo giro di negoziati sulla Siria senza l’ombra di un passo avanti e senza che sia stata fissata una data per la ripresa delle trattative.

Il negoziato ha due padrini, Stati Uniti e Russia, e va avanti sotto l’egida delle Nazioni unite, ovvero di tutti i paesi del mondo, quello stesso mondo che ha permesso al governo siriano di rifiutare ogni progresso verso un accordo che possa mettere fine a tre anni di orrore. Questo fatto è di per sé scandaloso, ma la realtà sul campo è molto peggio: dall’apertura dei negoziati la repressione ha già causato cinquemila vittime, in Siria si continuano a torturare bambini davanti agli occhi dei loro genitori e i barili esplosivi lanciati dall’aviazione hanno già colpito una decina di città e villaggi.

Nel frattempo l’operazione umanitaria a Homs autorizzata da Damasco si è rivelata una commedia vergognosa. Il regime ha lasciato entrare nella città allo stremo pochissime derrate alimentari, ha bloccato il passaggio delle attrezzature mediche e ha addirittura arrestato gli uomini che fuggivano dalla città insieme alle famiglie davanti agli occhi dei loro figli, con il pretesto di farli partecipare a “corsi di religione per modificare la loro interpretazione erronea dell’Islam” (sono parole dei portavoce ufficiali). L’ultima volta che abbiamo visto uomini pubblicamente separati dalle loro famiglie è stato a Srebrenica, e in seguito i loro corpi sono stati ritrovati nelle fosse comuni.

Ci piacerebbe che il mondo chiedesse a gran voce la liberazione di questi padri di famiglia e che l’oscenità dei “corsi di religione” provocasse una levata di scudi. Ma se tendiamo l’orecchio cercando parole di sdegno andiamo a sbattere contro un silenzio totale e contro l’impotenza e l’indifferenza, le stesse che un giorno copriranno di vergogna i testimoni sordi di questa barbarie.

Davanti a una realtà così atroce l’analisi ha qualcosa di irrisorio e forse addirittura indegno, ma è comunque utile per cercare di comprendere quello che sta accadendo. Sulle due sponde dell’Atlantico le capitali occidentali condannano l’ostruzionismo siriano, e persino il mediatore dell’Onu Lakdar Brahimi, abbandonando la sua neutralità, ha pubblicamente criticato Damasco per aver rifiutato di affrontare l’argomento principale del negoziato, la creazione di un’autorità politica di transizione. Ma intanto nessuno (a eccezione della Francia) ha alcuna intenzione di attaccare le strutture militari del regime o fornire armi ai ribelli, e la verità è che finora i negoziati sono serviti esclusivamente a far guadagnare tempo alla dittatura. Gli occidentali alzano la voce, ma in realtà si limitano a sperare che la Russia faccia pressione su Bashar al Assad mentre i massacri continuano impunemente.

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