Guarda il video: https://www.youtube.com/watch?v=N17puCFoI8A&feature=player_embedded


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April 15, 2014

L’Attacco al cloro della Siria non porta da nessuna parte
di Maya Gebeily

Lo scorso fine settimana, cominciarono a circolare rapporti che ulteriori attacchi chimici avevano nuovamente avuto luogo in Siria: uno a Kafr Zita, a Hama, e uno a Harasta, vicino a Damasco. Un video postato su YouTube, come riferito da Kafr Zita, ha mostrato un elicottero lanciare qualcosa su di un quartiere e una nuvola di fumo giallo che saliva. Taniche sono state ritrovate sul sito, inclusi simboli per il cloro, un agente chimico usato come arma nella prima guerra mondiale, che provoca problemi di irritazione polmonari a coloro che lo inalano. Cinque persone in Kafr Zita sono state uccise. A differenza dell’attacco con il sarin dello scorso agosto, questo non ha creato onde. Gli analisti dicono che potrebbe essere perché, rispetto ad altri agenti chimici, il cloro non è così pericoloso. "Il cloro è in realtà un'arma chimica molto povera" ha dichiarato Dan Kaszeta, specialista di armi chimiche. "La sua tossicità all'aria aperta è scarsa, soprattutto se confrontato con il sarin" Il numero relativamente basso di morti, cinque persone a Kafr Zita rispetto agli oltre 1400 uccisi del 21 agosto, potrebbe avere reso il fatto di Kafr Zita meno scioccante per i media. Dallo scorso anno, il regime siriano sta lavorando per consegnare i propri agenti chimici all'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC). Dopo aver saltato una serie di scadenze, il regime di Bashar al Assad ha rinunciato a poco più del 60% delle proprie riserve, che comprendono agenti internazionalmente vietati, come il sarin, VX e il gas mostarda. Gas di cloro, tuttavia, non è mai stato nell'inventario previsto dal regime per l’OPAC. "Il cloro non era nella dichiarazione siriana, ma mi aspettavo che non ci sarebbe stato", ha detto Kaszeta. "Non è un prodotto chimico controllato perché il cloro ha tanti usi industriali normali", come il trattamento delle acque.

Quì è dove le cose si fanno interessanti. Se il gas utilizzato era in effetti il cloro, e se uno stato membro della OPCW ha chiesto un'inchiesta sull'incidente, e se l'uso del regime di essa come arma chimica potrebbe essere dimostrato, allora la Siria potrebbe essere considerata in violazione del suo accordo con l’OPAC. E ripercussioni internazionali di rilievo potrebbero seguire.

Ma questa è una strada per molti se. "Principalmente, l'impiego di gas di cloro è ancora da dimostrare. Non sappiamo con certezza se l'attacco era con il cloro, o se solo il contenitore era etichettato al cloro, oppure veniva utilizzato per contenere qualche altra sostanza chimica" ha detto Kaszeta. Aggiungendo che la composizione del cloro come un vero gas, e non come un liquido, come il sarin, rende più difficile raccogliere prove ambientali o trarre conclusioni solide dalle visite mediche delle vittime. In secondo luogo, non sembra ci sia qualcuno disposto a chiedere che all'OPCW di indagare su questo. Il principale organo dell'opposizione siriana in esilio, la Coalizione Siriana di Opposizione, ha richiesto tale indagine, ma non è uno Stato membro dell’OPAC, quindi non può presentare formalmente tale richiesta. In terzo luogo, le ispezioni dell’OPAC in Siria finora sono rimaste estranee alla ricerca di responsabili. In agosto, per esempio, la squadra dell’OPAC in Siria è stata incaricata solo di determinare se un attacco con il sarin avesse avuto luogo, non chi lo aveva perpetrato. Se non è possibile dimostrare che il regime lo ha fatto, allora non si può innescare alcuna reazione.

Così, eccoci qui di nuovo. Cinque morti non sono molto in 150.000 morti dal 2011, ma la paralisi internazionale nel fermare i responsabili dei crimini di massa. Attacchi con gas, bombe a botte, esecuzioni di massa, e così via, sta diventando una tendenza terrificante.


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April 15, 2014

Syria’s chlorine attack is going nowhere
di Maya Gebeily

This past weekend, reports began circulating that yet additional chemical attacks had taken place in Syria: one in Kafr Zita, in Hama, and one in Harasta, near Damascus. A video posted on YouTube, reportedly from Kafr Zita, showed a helicopter dropping something on a neighborhood and a cloud of yellow-ish smoke rising up. Canisters reportedly found at the site included symbols for chlorine, a chemical agent used as a weapon since World War I that causes irritation and pulmonary issues on those who inhale it. Five people in Kafr Zita were reportedly killed.

Unlike last August’s sarin attack, this one didn’t make waves. Analysts say it might be because, relative to other chemical agents, chlorine isn’t as dangerous. “Chlorine is actually a very poor chemical weapon,” said Dan Kaszeta, chemical weapons specialist. “Its toxicity in open air is poor, especially when compared to sarin.” The relatively low death toll – five people in Kafr Zita compared to August 21’s 1,400+ killed – might have made Kafr Zita less “shocking” for news organizations.

Since last year, the Syrian regime has been working towards handing its chemical agents over to the Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW). After missing a number of deadlines, Bashar al-Assad’s regime has relinquished just over 60% of its stockpile, which includes internationally-banned agents like sarin, VX, and mustard gas.

Chlorine gas, however, was never on the inventory that the regime provided to the OPCW. “Chlorine was not in the Syrian declaration, but I expect it wouldn’t be,” Kaszeta said. “It is not a controlled chemical because chlorine has so many normal industrial uses,” like treating water.

This is where things get interesting. If the gas used was indeed chlorine, and if a member state of the OPCW requested an investigation into the incident, and if the regime’s use of it as a chemical weapon could be proved, then Syria could be considered in breach of its deal with the OPCW. Significant international repercussions could follow.

But that’s way too many ifs. Primarily, the use of chlorine gas has yet to be proved. “We do not know for certain if the attack was even chlorine, or whether it was just a chlorine container that was used to hold some other chemical,” Kaszeta said. He added that chlorine’s composition as a true gas – and not as a liquid, like sarin – makes it harder to collect environmental evidence or make solid conclusions from the medical examinations of victims.

Second, it doesn’t seem as if anyone’s willing to demand that the OPCW looks into this. The main Syrian opposition body in exile, the Syrian Opposition Coalition, has requested such an investigation – but it’s not a member state, so it can’t formally present such a request.

Third, the OPCW’s inspections of CW use in Syria so far have stayed away from pointing fingers. In August’s case, for example, OPCW’s Syria team was mandated only to determine whether a sarin attack had taken place – not who had perpetrated it. If you can’t prove the regime did it, then you can’t turn the heat up on it.

So, here we are again. Five deaths aren’t much in the 150,000 killed since 2011. But international paralysis at stopping perpetrators of mass crimes – gas attacks, barrel bombs, mass executions, and so on – is becoming a terrifying trend.

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