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04/02/2014

“Dalla nostra umanità alla vostra”: il coro di Yarmouk
Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

C’è un gruppo di giovani a Yarmouk che si sposta col loro pianoforte malridotto e fa musica per tutti gli abitanti del campo palestinese alla periferia di Damasco. Yarmouk è uno dei luoghi più martoriati dalla fame in Siria, accanto alle altre aree assediate. Immerso nello scenario di macerie, il coro di giovani, accompagnato dal loro giovane pianista, canta: “O sfollati, tornate. Il viaggio è stato troppo lungo. Yarmouk, noi siamo parte di te e questo non cambierà mai”.

Il governo siriano è accusato dagli attivisti e dalle organizzazioni umanitarie di star usando la fame come arma in luoghi come Yarmouk, che vengono posti sotto assedio chiamando in causa la presenza di forze ribelli nella zona. Il numero di vittime della fame e della carenza di medicine a Yarmouk si avvicina ormai al centinaio. Uno dei giovani del coro dedica il loro canto proprio a “tutti i martiri della fame, i martiri del campo di Yarmouk, i martiri della rivoluzione palestinese, e tutti i martiri siriani”. Conclude il suo messaggio affermando che “se ne è avuto abbastanza di uccidersi l’un l’altro”.

Il pianista, Ayham Ahmad, costruisce e ripara strumenti musicali a Yarmouk, insieme al padre anche lui musicista. Ayham dice di suonare il piano da quando aveva 6 anni e di aver studiato musica nella città di Homs. “Volevo fare qualcosa per il campo, con i ragazzi – qualcosa di semplice con questo pianoforte scordato, qualcosa che viaggi dalla nostra umanità alla vostra”. La distruzione e le durissime condizioni in cui vive Yarmouk – in cui “non c’è musica”, come dice Ayham – spingono il giovane pianista a ringraziare la pagina Facebook (vai alla pagina Facebook di riferimento) dedicata al campo per star portando le voci di Yarmouk al resto del mondo.

Mahmood Tamim, uno degli altri componenti del coro, si augura che sia Yarmouk che la Siria tornino com’erano un tempo, sicure e tranquille per tutti. In un commento su Facebook, Tamim scrive: “Continueremo a cantare per il nostro campo finché il sorriso tornerà e sperando di sentir ridere ancora la Siria. Ne abbiamo avuto abbastanza di uccisioni e distruzione, basta con l’uccidersi l’un l’altro”.

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