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gen 20th, 2014

Sicurezza Caucaso del Nord: in vista delle olimpiadi di Sochi Mosca teme l’Emirato Caucasico

Gli attacchi di Volgograd avvenuti il 29 e 30 dicembre 2013 hanno messo in evidenza il problema della sicurezza nella regione del Caucaso del Nord, il fenomeno della militanza armata e l’ampio raggio di azione all’interno della Federazione Russa dei gruppi terroristici i quali attualmente mirano a colpire direttamente l’organizzazione dei Giochi Olimpici di Sochi 2014, fiore all’occhiello della campagna politica di Putin.
Oltre a quanto avvenuto nell’antica Stalingrado (l’odierna Volgograd), è possibile evidenziare nel periodo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 i seguenti eventi:

- l’attacco terroristico avvenuto il 27 dicembre 2013 nella città di Pyatigorsk nella regione di Stavropol che ha causato la morte di 3 persone e diversi feriti. L’operazione delle forze speciali avvenuta nella città di Makhachkala nella Repubblica del Dagestan il 15 gennaio 2014 ha portato all’uccisione di un gruppo di militanti nel villaggio di Karlanyurt nel distretto di Khasavyurt e alla morte di tre militari. Secondo quanto riferito dalle autorità, tra i militanti figuravano Marat Idrisov, incluso nella lista dei ricercati federali russi da novembre 2013, e Ruslan Dagirov accusati di essere tra gli organizzatori dell’attacco di Pyatigorsk (SecurIntelligence – Militanti uccisi in una operazione anti-terrorismo in Dagestan);

- l’uccisione di sei persone ritrovate l’8 gennaio 2014 avvenuta sempre nell’area di Stavropol (distretto di Kirov e distretto di Predgorny) in circostanze sospette: i corpi sono stati ritrovati all’interno di quattro veicoli con accanto ordigni esplosivi improvvisati (IED), tra cui uno detonato al passaggio di un autobus. Secondo quanto sospettato dagli inquirenti, tali uccisioni possono essere viste come un’esca con l’intento di attirare personale civile e militare e, grazie agli ordigni esplosivi, causare un numero maggiore di vittime (SecurIntelligence – Le morti dei tassisti di Stavropol connesse con la militanza armata). Le prime informazioni parlavano della morte di sei tassisti di Stavropol e quindi una connessione tra la militanza armata ed il controllo della viabilità locale nella regione, dato contestato dalle stesse organizzazioni dei tassisti della regione e confutato dal fatto che soltanto una delle vittime lavorava come guidatore professionista;

- l’attacco con un lanciagranate contro un ristorante della città di Makhachkala e l’esplosione successiva di una autobomba avvenuto il 17 gennaio 2013 il quale ha provocato il ferimento di 16 persone e la successiva operazione anti-terrorismo che ha visto l’eliminazione di un gruppo di 7 militanti, tra cui una donna (SecurIntelligence – 7 militanti uccisi in una operazione speciale a Makhachkala).

Andando ad analizzare il fenomeno terroristico nord caucasico è possibile mettere in evidenza la figura di Doku Umarov legata ad Imarat Kavkaz (Emirato del Caucaso), gruppo che mira a costituire uno stato islamico al cui interno far rispettare la Shari’a (legge islamica) e che abbraccia una serie di gruppi minori e locali come Yarmuk Jama’at di Kabardino-Balkaria, la Jama’at del Dagestan, la Jama’at dell’Inguscezia, quella dell’Azerbaijan e la Brigata dei Martiri Riyad us-Saliheyn ed ha finanziato Jaish al-Muhajireen wa Ansar guidato da Abu Omar al-Shishani (il Ceceno) il quale combatte in Siria insieme alle truppe jihadiste ed è alleato dell’Islamic State of Iraq and the Sham (ISIS) connesso direttamente con al-Qaeda (SecurIntelligence – Le minacce della sicurezza in Russia).
Secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica di Cecenia Ramzan Kadyrov, Doku Umarov sarebbe morto durante una operazione militare che si è svolta nel 2013 ed attualmente le autorità sono impegnate nella ricerca del corpo per poter avvalorare le loro dichiarazioni. Anche se tale notizia ha accolto diverse critiche e scetticismi, visto che il leader dell’Emirato è stato dichiarato morto in diverse occasioni dalle autorità, occorre constatare che dalla scorsa estate 2013, quando Umarov è apparso in video chiamando i militanti alla lotta contro le forze russe per minare lo svolgimento dei Giochi Olimpici di Sochi, non si sono avute più notizie dell’Emiro (Notizie Geopolitiche – Kadyrov, ‘Doku Umarov, leader dell’Emirato del Caucaso, è morto’).
Negli ulitmi tempi sì è registrato un incremento dell’attività della Jama’at del Dagestan, in special modo la compagine del settore settentrionale del paese rappresentata dai gruppi di Khasavyurt, Kizilyurt e Babayurt; come notato da Mairbek Vatchagaev (The Jamestown Foundation – Formation of Khasavyurt Jammat Reflects Influx of New Funds and Recruits), ricercatore presso Jamestown Foundation, durante il 2013 la Jama’at di Khasavyurt si è dimostrata molto attiva evidenziando come il punto di tensione tra i militanti e le forze di sicurezza si sia spostato dall’area centro-meridionale del Dagestan verso quella settentrionale al confine con la Cecenia inducendo quindi le autorità locali ad imporre frequentemente i regimi anti-terrorismo con il fine di ricercare i militanti ed arrestarne le attività. Lo stesso Vatchagaev ha notato come l’aumento dell’attività è connesso con un rafforzamento della Jama’at di Khasavyurt dovuto all’ingresso di nuovi membri, al supporto della popolazione e ad un nuovo flusso di fondi utilizzati per l’acquisto di dispositivi esplosivi improvvisati (IED).

Rivendicazione degli attentati di Volgograd
Il gruppo jihadista Ansar al-Sunna sabato 18 gennaio ha rivendicato gli attentati di Volgograd del 29 e 30 dicembre 2013 ed il leader del gruppo, “Umar”, ha minacciato la Russia richiedendo il ritiro delle forze di sicurezza dal Caucaso per evitare ulteriori attentati ai danni della popolazione civile.
Sul portale di informazione VDagestan.com (Vilayet “Provincia” del Dagestan), direttamente connesso con le forze militanti, è apparso il video della durata di 49 minuti e 12 secondi in cui venivano mostrati due ragazzi, Suleyman e Abdurahman, impegnati nell’operazione “Istishhad” (dall’arabo إستشهاد ossia “martirio”) di Volgograd ed assorti nella preparazione degli ordigni esplosivi che sono stati fatti detonare nella stazione dei treni e sull’autobus (il video al seguente link).
Umar, ipotetico leader del gruppo, ha accusato Putin ed i suoi “colleghi” di non preoccuparsi della popolazione e di metterla in pericolo e, tramite la guerra in Cecenia, di aver favorito la diffusione della jihad in tutta la regione caucasica; ha aggiunto che i due primi attentati sono soltanto l’inizio delle azioni che il gruppo può portare avanti nel caso in cui il Cremlino si rifiutasse di accettare le loro richieste. Non solo il Caucaso, ma tutto il territorio della Federazione Russa sarà per Ansar al-Sunna l’area dove poter eseguire attacchi diretti contro la popolazione.

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