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Al-Hayat
27/05/2014

La Siria di Razan, Samira, Wael, Nazem, a quasi sei mesi dal loro rapimento, l'attenzione per gli attivisti deve restare alta, perché il loro rilascio è importante
di Ziyad Majed
Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

Il 9 dicembre 2013 il Centro per la Documentazione delle Violazioni nella città di Douma (Ghouta orientale, sobborghi di Damasco) è stato preso d’assalto da uomini armati che hanno rapito 4 importanti figure. Razan Zaitouneh, avvocato e scrittrice, Samira Khalil, attivista ed ex-prigioniera politica nelle carceri del regime siriano, Wael Hamadeh, attivista ed ex-prigioniero politico, e Nazem Hammadi, avvocato e poeta. Ci sono almeno tre ragioni per le quali questo rapimento va considerato tra i più gravi e significativi, rendendo il loro rilascio un’assoluta priorità.

La prima ragione è l’identità delle persone rapite ed il loro ruolo centrale nella politica, cultura e società siriana. Razan, Samira, Wael e Nazem incarnano lo spirito più alto della rivoluzione siriana in quanto a coraggio, determinazione, responsabilità e documentazione degli eventi. L’impegno nei confronti della propria comunità lo hanno dimostrato anche restando nella Ghouta sotto assedio per lunghi mesi, condividendo pene, fame e fermezza della loro gente.

La seconda ragione è il luogo in cui è avvenuto il rapimento, la città di Douma, una delle roccaforti rivoluzionarie sin dal marzo 2011. La responsabilità della sicurezza in questa zona è da ascriversi alle fazioni anti-regime, di cui la più grande è Jaysh al-Islam, guidata da Zahran Alloush. Razan aveva ricevuto minacce in passato e la cosa era risaputa: il dovere di chi controlla l’area è di tutelare gli abitanti ed in particolare chi si trova a fronteggiare il regime per sostenere la comunità.

La terza ragione è il tempo trascorso dal rapimento, quasi sei mesi, e la stasi negli sforzi per il loro rilascio. Gli organi regionali religiosi e le ONG che finanziano gran parte delle forze islamiste sono in grado di intensificare le operazioni in tal senso ed esercitare pressioni per il rilascio dei detenuti nella Ghouta o sostentarne la ricerca. Per tutti questi motivi la libertà di Razan, Samira, Wael e Nazem e tutti i detenuti è il terreno di prova della credibilità delle forze politiche d’opposizione coinvolte.

Il loro rilascio è una responsabilità legale e morale, perché il comportamento di alcune fazioni dell’opposizione armata non divenga sinonimo di quanto perpetrato dal regime siriano e dai suoi organi d’intelligence.

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