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http://www.huffingtonpost.it/
26/06/2014

Crisi in Siria: la guerra siriana è una minaccia globale
di Ban Ki-moon
Secretary-General, United Nations

La guerra in Siria continua a peggiorare. Sembra che stia prendendo piede un certo freddo modo di pensare: che ci sia poco da fare, se non armare le varie fazioni e stare a guardare mentre il conflitto infuria. La comunità internazionale non deve assolutamente abbandonare il popolo siriano e la regione a delle ondate di crudeltà e di crisi senza fine.

Il bilancio delle vittime potrebbe avere superato le 150 000. Le prigioni e gli altri luoghi di detenzione improvvisati si stanno riempendo di uomini, donne e persino bambini. Le uccisioni con esecuzioni sommarie e torture indicibili sono purtroppo ampiamente diffuse. Le persone muoiono anche di fame e a causa di malattie infettive che si credevano quasi scomparse. Interi centri urbani e un enorme patrimonio architettonico e culturale giacciono abbandonati in rovina. La Siria oggi è un paese sempre più in rovina.

L'ONU ha provato più volte di andare alle radici del conflitto e di affrontarne l'impatto devastante. I nostri sforzi umanitari stanno salvando delle vite e limitando le sofferenze. Ma il nostro obiettivo fondamentale - la fine del conflitto - non è ancora stato raggiunto. Le già cupe prospettive di pace si sono ulteriormente ridotte con l'accrescersi della violenza e delle tensioni tra fazioni in Iraq. Ora la coesione e l'integrità di due grandi paesi, non più uno, sono in questione.

I sei punti seguenti possono delineare un buon percorso per andare avanti:

Uno: porre fine alla violenza. È irresponsabile che poteri stranieri continuino a dare aiuto militare alle fazioni in Siria, che stanno commettendo atrocità e scandalosamente violando i diritti fondamentali dei diritti umani e della legge internazionale. Ho sollecitato il Consiglio di Sicurezza a imporre un embargo alle armi. È necessario che le varie parti siedano di nuovo l'una davanti all'altra al tavolo delle trattative. Quante persone devono ancora morire prima che accada?

Due: proteggere le persone. L'ONU continua a gestire un enorme sforzo di aiuto umanitario. Ma il governo continua a imporre delle restrizioni senza scrupoli; ha cancellato i rifornimenti di medicinali dai convogli di aiuto e ha deliberatamente punito quelle comunità che ritiene siano simpatizzanti con l'opposizione. Alcuni gruppi ribelli si sono comportati in maniera simile. Inoltre, la comunità internazionale ha raccolto a malapena un terzo dei fondi necessari a questo tentativo di aiuto. Ho chiesto ripetutamente che si mettesse fine agli assedi e si permettesse il libero movimento degli aiuti umanitari tra le frontiere interne e tra i confini internazionali.

Tre: dare il via a un processo politico vero. I partiti in guerra bloccano sistematicamente le iniziative senza sosta di due dei diplomatici più importanti del mondo, Kofi Annan e Lakhdar Brahimi. Le elezioni presidenziali all'inizio di questo mese sono state un colpo ulteriore, e non sono riuscite neppure a raggiungere i minimi standard per apparire credibili. Intendo nominare al più presto un nuovo Inviato Speciale per trovare una soluzione politica che aiuti la Siria a transitare verso una nuova era. I paesi vicini hanno una responsabilità particolare nel fare sì che questa guerra finisca. Sono contento degli ultimi contatti tra l'Iran e l'Arabia Saudita, e spero che aiuteranno ad accrescere la confidenza e ad annientare la competitività dannosa tra la Siria, l'Iraq, il Libano e gli altri paesi. I gruppi della società civile siriana stanno dando il massimo per mantenere il tessuto sociale e dei canali di solidarietà e comunicazione aperti.

Quattro: garantire la responsabilità penale per i crimini più gravi. Lo scorso mese, una soluzione che mirava a rinviare il conflitto alla International Criminal Court, non è riuscito a passare oltre il Consiglio di Sicurezza. Chiedo a quegli stati membri che hanno detto no all'ICC, ma che si sono dichiarati favorevoli alla responsabilità penale in Siria, di farsi avanti con delle alternative credibili. Il popolo siriano ha il diritto alla giustizia e ad agire contro le impunità.

Cinque: distruggere tutte le armi chimiche in Siria. L'ONU e l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche hanno lavorato assieme per distruggere o allontanare dal paese tutte le armi dichiarate di una riserva un tempo molto vasta. Molti degli Stati Membri hanno fornito delle risorse fondamentali e egli aiuti per questo difficile obiettivo, intrapreso in una zona di guerra, e che sarà portato a termine in varie zone fuori dalla Siria. Mentre quasi tutte le esecuzioni in Siria avvengono con delle armi convenzionali, è stato essenziale rinforzare la norma globale che vieta la produzione e l'uso delle armi chimiche.

Sei: affrontare il conflitto e la minaccia estremista su scala regionale. Da entrambe le parti sono in azione dei combattenti stranieri, che contribuiscono ad aumentare il livello della violenza e a inasprire gli odi tra fazioni avverse. Se da un lato non dovremmo accettare ciecamente la demonizzazione di tutte le opposizioni come dei terroristi che viene propagandata dal Governo siriano, non dovremmo nemmeno essere ciechi davanti alle reali minacce del terrorismo in Siria. Tutto il mondo deve unire le forze per porre fine agli aiuti economici e di altro tipo a Jabhat al-Nusra e all'Islamic State of Iraq and al-Sham. Anche l'ISIS è una minaccia per tutte le comunità in Iraq; è cruciale per i leader della regione - politici e religiosi - chiedere un freno così da evitare un circolo vizioso di attacchi e vendette.

Per il momento, il più grande ostacolo alla fine della guerra in Siria è l'idea che possa essere vinta militarmente. Rifiuto totalmente il modo di dire corrente che il governo siriano stia "vincendo". Conquistare territori tramite bombardamenti su dei quartieri abitati da civili non è affatto una vittoria. Lasciare morire di fame fino alla resa intere comunità assediate non è una vittoria. Anche se una parte dovesse prevalere sull'altra a breve termine, il bilancio dei disastri avrà comunque piantato i germi di un conflitto futuro.

Delle pericolose tensioni tra fazioni, movimenti di masse di rifugiati, atrocità quotidiane e un'instabilità crescente fanno della guerra siriana una minaccia globale. Tutti i valori per cui lottiamo, tutte le ragioni per cui esiste l'ONU, sono in gioco in quel territorio devastato che è la Siria oggi. È arrivato da tempo il momento per la comunità internazionale, e in particolare per il Consiglio di Sicurezza, di prendersi le proprie responsabilità.

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