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22 luglio 2014

C’è boia e boia. C’è vittima e vittima
di Lorenzo Trombetta

Oscurata dalla guerra a Gaza, la guerra dimenticata nella vicina Siria ha mietuto nelle ultime 24 ore più di 200 uccisi, tra cui una cinquantina di civili. E nelle ultime tre settimane, dall’inizio del conflitto nella Striscia, gli uccisi della mattanza siriana sono stati più del doppio di quelli caduti nel territorio palestinese.

Finora, in circa tre anni e mezzo di violenze, secondo bilanci non ufficiali in Siria sono morte più di 170.000 persone, più di quante ne sono state uccise durante 15 anni di guerra civile libanese (1975-90).

Secondo il Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc), dalla fine di giugno a oggi, 1.348 persone sono state uccise nelle violenze nel Paese. I bilanci dei morti a Gaza sono di oltre 600 uccisi nello stesso periodo. 

Il Vdc, che si avvale di una fitta rete di ricercatori sul terreno e che dal 2011 documenta con precisione le vittime e le circostanze della loro morte, include nelle sue liste anche i membri delle forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad.

Solo nelle ultime ore è di 216 uccisi il bilancio, non verificabile in maniera indipendente, della carneficina siriana. La fonte questa volta è l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), il cui fondatore e direttore è in Gran Bretagna, ma che dal 2007 denuncia le violazioni nel Paese grazie a un network di fonti mediche e attivisti presenti sul territorio. 

Solo il 22 luglio, e fino alle 16 locali (le 15 in Italia) di quel giorno, secondo i Comitati degli attivisti locali anti-regime in Siria erano state uccise 16 persone, tra cui tre donne. I comitati forniscono una lista dettagliata delle vittime. 

Dal canto suo l’agenzia di notizie Sana, che parla a nome del regime, ha riferito dell’uccisione di cinque civili e del ferimento di altre 38 persone in vari episodi di violenza in diverse regioni del Paese. La Sana non fornisce le generalità delle vittime. 

L’Ondus ha fornito dettagli della natura delle vittime registratesi ieri: 41 civili, 44 insorti anti-regime, 29 miliziani non siriani, 19 miliziani lealisti, 36 soldati dell’esercito regolare, 17 ribelli non identificati, 2 miliziani curdi, 5 qaedisti dello Stato islamico, 5 miliziani stranieri fedeli al regime di Damasco. Le regioni più colpite sono state la periferia di Damasco con 28 uccisi (7 civili), seguita da quella di Aleppo con 26 uccisi (5 civili).

Questo mentre dal terreno continuano a giungere notizie di scontri armati tra i diversi fronti, di incessanti bombardamenti aerei dell’aviazione del regime contro zone solidali con la rivolta e di spari di colpi di mortaio da parte di insorti contro zone controllate dalle forze lealiste. I teatri più caldi rimangono la periferia di Damasco, la regione di Aleppo, quelle di Idlib, Daraa, Dayr az Zor, Hama.

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