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14 apr 2014

Oltre 500 morti in 48 ore, durante pesanti bombardamenti aerei

Almeno 13 persone, tra cui tre bambini, sono morte ieri nei pesanti bombardamenti aerei governativi su varie località, in particolare su Douma (Damasco).  In 48 ore i morti sono stati oltre 500 riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti Omani: tra questi un centinaio di civili.

Roma, 14 aprile 2014, Nena News

Almeno 13 persone, tra le quali tre bambini, sono morte ieri nei pesanti bombardamenti aerei governativi in varie località, in particolare su Douma a Ghoutha Est, una vasta area a ridosso della capitale Damasco infiltrata da formazioni ribelli dell’Esercito libero siriano e qaedisti del Fronte anNusra. Fonti locali riferiscono che tra i morti ci sono anche tre bambini. Tra le località colpite dai bombardamenti ci sono anche Daraya e Hammuriyeh. Sul villaggio di Mleiha, sempre nella zona di Ghoutha Est, dove sono in corso combattimenti violenti tra governativi e ribelli, i raid aerei vanno avanti da una decina di giorni. L’agenzia statale “Sana” da parte sua riferisce della morte di un giovane e del ferimento di altre 22 persone in un attacco dei ribelli con colpi di mortaio che ha colpito il centro di Damasco.

 In 48 ore i morti sono stati oltre 500 riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti Omani: tra questi un centinaio sono civili. Restano da chiarire peraltro  i due attacchi con bombe al cloro che sarebbero avvenuti venerdì  nei sobborghi di Damasco (Harasta) e nella provincia di Hama (Kfar Zeita). La Coalizione Nazionale dell’opposizione ha lanciato accuse durissime al regime e chiesto un’indagine internazionale. Damasco da parte sua attribuisce proprio ai ribelli la responsabilità degli attacchi chimici, che hanno fatto una decina di morti.

Intanto, forte dei recenti successi del suo esercito, il presidente siriano Bashar Assad ieri, rivolgendosi ad un gruppo di studenti a Damasco, ha parlato di “punto di svolta” nella guerra civile che dilania il suo Paese e di situazione nelle mani delle forze armate governative. ”E’ un momento di svolta nella crisi del Paese, sia da un punto di vista militare che sociale sul fronte della riconciliazione nazionale”, ha affermato Assad. Un ottimismo che contrasta con la situazione sul terreno, che vede una Siria devastata, dove non cessa il bagno di sangue e il governo centrale non controlla più di 1/3 del Paese.  Nena News

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