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http://www.un.org/News/
18 March 2014

'La compassione non basta' dice il capo della Commissione d’Inchiesta Onu sulla Syria, esortando una fine immediata dello spargimento di sangue.

Mentre la guerra siriana entra in nel quarto anno, la violenza straziante non mostra segni di cedimento, i combattimenti spingono circa nove milioni di civili a fuggire dalle loro case e ha ridotto molti di coloro che rimangono a frugare tra i rifiuti, ha detto il capo del Panel per i diritti umano delle Nazioni Unite, denunciando l'inerzia della comunità internazionale nella ricerca della pace e della responsabilità.

La Commissione internazionale d’inchiesta sulla Siria, nominata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha presentato in data odierna a Ginevra un rapporto dettagliato sulle condizioni di vita di uomini e donne nella regione e ha delineato un elenco di persone, su tutti i lati, ritenute responsabili di crimini contro l'umanità.

"Le vite di oltre centomila persone sono state spente. Quelli liberati dalla detenzione ora vivono con le cicatrici fisiche e mentali della tortura. Il destino e la sorte di altre migliaia rimangono sconosciute" deplora Paulo Sérgio Pinheiro, presidente della Commissione.

Secondo il rapporto, quasi nove milioni di persone, un terzo della popolazione, hanno abbandonato le loro case. Oltre ai 2,5 milioni di profughi, ci sono circa 6,5 milioni di sfollati all'interno della Siria, e altri milioni vivono nelle enclavi circondati dalla violenza.

"Questa è la tragica realtà della guerra siriana", ha dichiarato il signor Pinheiro nella sua presentazione, aggiungendo che "nessuno può rivendicare l'ignoranza di ciò che sta accadendo"

Richiamando l'attenzione sulla fame subita dai civili, i ripetuti atti di terrorismo che devono affrontare ogni giorno, e la sempre crescente complessità degli strati della battaglia, il gruppo di esperti ha deplorato la mancanza di azione da parte della comunità internazionale: "La compassione non è e non deve bastare" ha insistito il signor Pinheiro aggiungendo che "non possiamo continuare a stare per anni in queste stanze, scrivere relazioni e fare discorsi lamentando il sangue che scorre nelle strade della Siria"

Nel mese di febbraio, il Consiglio di Sicurezza ha adottato all'unanimità la risoluzione 2139 che ha evidenziato la necessità di porre fine all'impunità per le violazioni del diritto internazionale e ha ribadito "che coloro che hanno commesso o sono altrimenti responsabile di tali violazioni e abusi in Siria devono essere portati davanti alla giustizia"

Nel corso della sua ricerca, la Commissione ha istituito un elenco di persone ed entità, come unità militari e gruppi armati, così come i nomi dei responsabili di violazioni e crimini documentati in tutte le sue relazioni, dalla presa di ostaggi al terrorismo, tortura ed esecuzioni. Questo cosiddetto elenco di autori contiene anche i nomi dei comandanti militari che prendono di mira i civili, gli aeroporti dai quali vengono programmati e realizzati i bombardamenti a botte, e i gruppi armati coinvolti nell’attaccare e disciplinare civili.

"Abbiamo un enorme volume di testimonianze, oltre 2700 interviste così come una ricchezza di materiale documentario" ha detto il Sig. Pinheiro. "Non ci mancano le informazioni sui crimini ne sugli autori. Quello che ci manca è un mezzo per ottenere giustizia e condanne", ha insistito, chiedendo al Consiglio di Sicurezza di "fare questo esercizio di giustizia e di riprendere la negoziazione di una soluzione politica con rinnovato vigore".

"Alla fine le parti in guerra e gli attori regionali e internazionali devono assumersi le responsabilità che portano in questa guerra, e i suoi orrori" ha detto il Sig. Pinheiro, sottolineando che i volumi di testimonianze saranno un lascito duraturo della Commissione: un archivio di voci siriane e una risorsa per le future azioni penali.


http://www.un.org/News/
18 March 2014

‘Compassion does not suffice’ UN rights panel says, urging immediate end to bloodshed in Syria

As the Syrian war enters a fourth year, the harrowing violence shows no signs of subsiding – the fighting has driven some nine million civilians from their homes and has reduced many of those who remain to scavenging – said the head of a United Nations-appointed human rights panel, denouncing the international community’s inaction in the pursuit of peace and accountability.

The Independent International Commission of Inquiry on the Syrian Arab Republic – appointed by the UN Human Rights Council – presented earlier today in Geneva a detailed report on the living conditions of men and women in the region and outlined a list of individuals – on all sides - believed to be responsible for crimes against humanity.

“The lives of over one hundred thousand people have been extinguished. Those freed from detention now live with the physical and mental scars of torture. The fate and whereabouts of thousands more remain unknown,” regretted Paulo Sérgio Pinheiro, Chair of the Commission.

According to the report, nearly nine million people – a third of the population – have fled their homes. In addition to the 2.5 million refugees, there are an estimated 6.5 million internally displaced people inside Syria, and millions more living in enclaves surrounded by violence.

“This is the tragic reality of the Syrian war,” stated Mr. Pinheiro in his presentation, adding that “no one can claim ignorance of what is going on.”

Drawing attention to the starvation endured by civilians, the repeated acts of terrorism they face every day, and ever growing complexity of the battlefield layers, the Panel deplored the lack of action by the international community: “Compassion does not and should not suffice,” insisted Mr. Pinheiro adding that “we cannot continue to sit for years in these rooms, writing reports and making speeches lamenting the blood that is running in Syria’s streets.”

In February, the Security Council unanimously adopted resolution 2139 which highlighted the need to end impunity for violations of international law and reaffirmed “that those who have committed or are otherwise responsible for such violations and abuses in Syria must be brought to justice.”

In the course of its research, the Commission established a list of individuals and entities, such as military units and armed groups, as well as the names of those responsible for violations and crimes documented throughout its reports, from hostage-taking and terrorism to torture and executions. This so-called “perpetrator’s’ list” also contains names of military commanders who target civilians, airports from which barrel bomb attacks are planned and executed, and armed groups involved in attacking and disciplining civilians.

“We have an enormous volume of testimony – over 2700 interviews as well as a wealth of documentary materials,” said Mr. Pinheiro. “We do not lack information on crimes or on perpetrators. What we lack is a means by which to achieve justice and accountability,” he insisted, calling on the Security Council to “make this pursuit of justice possible” and to resume the negotiation of a political solution “with renewed vigour.”

“The warring parties and the regional and international actors must assume their mantles of responsibility and bring this war, and its horrors, to an end,” said Mr. Pinheiro, underscoring that the volumes of testimony will be the Commission’s enduring legacy: an archive of Syrian voices and a resource for future prosecutions.

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